Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Venezia sott’acqua, effetto disdette «Cuochi e camerieri, posti a rischio»
Fatturati degli hotel crollati del 35%. Ieri primo giorno di tregua, la città si rianima: turisti e locali aperti
Alberghi che perdono
VENEZIA fino a 30 mila euro di ricavi, bar e ristoranti vuoti, negozi deserti: ora l’onda lunga dell’acqua alta eccezionale rischia di travolgere centinaia di posti di lavoro. Le disdette arrivate in massa dai turisti di tutto il mondo dopo la marea del 12 novembre e quelle dei 46 giorni successivi hanno come conseguenza il crollo degli introiti delle aziende del turismo (con gli alberghi medio-piccoli che registrano circa il 35 per cento di fatturato in meno a dicembre e nelle previsioni di gennaio) e il rischio che si propaghi nelle buste paga dei dipendenti, in molti casi messi, per ora, in permesso o ferie forzate dai datori di lavoro.
«Per i mesi di dicembre e gennaio, i piccoli e medi alberghi del centro hanno 2030 mila euro al mese di ricavi in meno – spiega Elio Dazzo, presidente Aepe (Associazione esercenti pubblici esercizi) Venezia – ma c’è un altro aspetto che ci preoccupa particolarmente: come Aepe ci sono arrivate diverse richieste da parte di esercizi che, esaurita la possibilità di permessi e ferie, ci chiedono come si possa sospendere temporaneamente il rapporto di lavoro con il personale data la situazione. Non era mai successo di ricevere quesiti di questo genere».
Si tratta soprattutto di cuochi e camerieri, facchini, cameriere ai piani, assunti a tempo indeterminato, che potrebbero quindi essere temporaneamente lasciati a casa, senza retribuzione, in attesa di una ripresa delle prenotazioni. «Dal 12 novembre c’è stato un calo delle ore lavorative nel settore dell’accoglienza di circa il 20 per cento – sottolinea Massimo Zanon, presidente Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia – ci sono tante persone a cui non è stato rinnovato il contratto a termine se scadeva in questo periodo».
Vi è poi la questione degli «extra», i lavoratori chiamati il fine settimana quando locali e alberghi dovrebbero essere più affollati: anche queste chiamate si sono ridotte all’osso. E se novembre e dicembre sono stati mesi difficili, il timore è che a gennaio e febbraio le cose possano peggiorare.
«Questa emorragia di disdette sta continuando e la previsione è negativa – dice Maurizia Rizzo, segretaria Fisascat Cisl Veneto – fino ad oggi si è tamponato il calo di lavoro utilizzando le ferie o mettendo i lavoratori in permesso, ma se questa situazione dovesse protrarsi bisognerà necessariamente chiedere aiuto all’area di crisi della Regione e andare ad affrontare gli ammortizzatori sociali».
Se le disdette continuassero, il rischio è un’ulteriore contrazione dei contratti, una riduzione degli orari dei part-time e una conseguente perdita di reddito dei lavoratori.
Redditi che, in questi due mesi, hanno già subito flessioni. Le tante disdette hanno infatti comportato una contrazione dei risultati aziendali.
«In alcuni alberghi c’è un tasso di occupazione delle camere del 10 per cento» spiega infatti Renato Giacchi, Filcams Cgil. Che significa appunto minori risultati e introiti che si rifletteranno sui premi per i dipendenti. Ma a soffrire non è solo il comparto alberghiero e della ristorazione.
«C’è stata sofferenza anche nei musei che sono rimasti chiusi nei giorni dell’acqua alta – spiega Andrea Porpiglia, Filcams Cgil – da una parte le cooperative (che gestiscono per esempio il personale della biglietteria) hanno pagato una parte delle ore perse dai lavoratori mentre la restante parte dovrebbe essere saldata dalla Fondazione Musei Civici». A sostegno dei lavoratori si è mosso anche l’Ente bilaterale del Turismo che due settimane fa ha stanziato 100 mila euro per dare un contributo di 70 euro lordi a giornata, per un massimo di tre giorni, a lavoratori del settore messi in permesso.
«Per ora ci sono pervenute solo una ventina di richieste – spiega però il presidente dell’Ente veneziano Danilo De Nardi - allargheremo la possibilità di accedere al contributo anche ai dipendenti che sono stati messi in ferie forzate».
Una piccola boccata d’ossigeno è arrivata dalla giornata di ieri. Il sole e la temperatura favorevole hanno spinto famiglie e turisti a venire a fare la passeggiata post natalizia tra le calli veneziane: qualche coda nelle zone più strette del centro, i tavolini dei caffè di piazza San Marco pieni, gruppi in visita alla Basilica di San Marco e nei musei aperti.
E se negli anni scorsi, a Santo Stefano, molti locali ed esercizi rimanevano chiusi, ieri erano quasi tutti aperti, per cercare di approfittare degli arrivi più sostenuti dei giorni precedenti. Anche perché era il primo giorno senza marea sostenuta.
Giacchi (Cgil)
Il tasso di occupazione delle camere è del 10%