Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sarà l’«Agenzia per Venezia» a gestire il Mose
Il sottosegretario Martella: «Bozza al Comitatone, regia anche per le emergenze»
Presto il governo istituirà l’Agenzia di Venezia, un organismo che avrà il compito di gestire il Mose. Tra i componenti del nuovo organismo: il provveditorato, la Capitaneria, il Porto, la Regione e la Città metropolitana.
VENEZIA Per gestire il Mose nasce l’Agenzia per Venezia. L’accelerazione c’è stata nelle ultime settimane dopo l’ultimo Comitatone (l’organismo che ha il compito di decidere della salvaguardia di Venezia) del 26 novembre e l’emergenza di lunedì notte — quando il Provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto ha ipotizzato di alzare le paratoie di Treporti se non poi fare dietrofront per i benefici minimi rispetto ai rischi che si sarebbero corsi — ha reso la cabina di regia ancora più necessaria. «Va creato al più presto un organismo che si occupi della gestione e della manutenzione del Mose fin da subito, abbiamo visto che il suo utilizzo potrebbe proteggere Venezia prima del dicembre 2021, data in cui è stata fissata la consegna dell’opera», spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Andrea Martella. Il governo sta già lavorando all’Agenzia che potrebbe essere presentata, in bozza, già al prossimo Comitatone di gennaio quando si parlerà anche di grandi navi oltre che della gestione delle opere a difesa della città. Martella pensa a una sorta di nuovo magistrato alle Acque («Ripristinando cosi una istituzione storica», dice) che possa riunire tutti i soggetti competenti sulla laguna: Provveditorato alle opere del Triveneto, la Capitaneria, il Porto, la Regione e la Città metropolitana «le cui competenze vanno ampliate rispetto ad oggi».
Perché chi ha il compito e l’onere di decidere quando alzare le paratoie? Oggi non c’è scritto da nessuna parte, tanto che la scorsa notte quando le previsioni stimavano 140 centimetri per la mattina della vigilia di Natale, il Provveditore facente funzione Cinzia Zincone,
sentito il commissario del Mose Elisabetta Spitz e il prefetto Vittorio Zappalorto, ha chiesto al Consorzio di Venezia Nuova se c’erano le condizioni di chiudere almeno una parte della bocca del Lido, ventuno paratoie in tutto rispetto alle 78 complessive delle tre bocche di porto (che comprendono anche Malamocco, Chioggia oltre alla parte di San Nicolò). «Ma i rischi sarebbero stati maggiori dei benefici, l’acqua si sarebbe potuta abbassare di cinque, o forse anche di due soli centimetri», ha spiegato Zincone, tanto da spingere Roma a chiedere una relazione su quanto avvenuto il 23 dicembre. Oggi infatti i test vengono fatti in «modalità provvisoria» con gli impianti meccanici, elettrici e di controllo non ancora completamente realizzati, e l’assenza degli impianti ausiliari e di emergenza (antincendio, generatori elettrici, trattamento aria e ascensori) la cui ultimazione è prevista nel corso del 2020. Ci sono poi i problemi di personale (manca ancora il numero sufficiente per far fronte a tutte le bocche), quelli tecnici (i sistemi di emergenza non sono stati testati e collaudati, uno fra tutti i generatori elettrici di emergenza che garantiranno l’erogazione della corrente elettrica in caso di interruzione della rete generale, come è accaduto più volte con l’acqua granda, che potrebbero rendere ingovernabile tutto il sistema). E non ci sono i protocolli di decisione, gestione e codifica delle procedure.
Ecco che l’organismo di controllo diventa fondamentale: «Deve decidere nelle situazioni di emergenza, già oggi — sottolinea il sottosegretario alla presidenza del Consiglio — Occuparsi della gestione del Mose, stabilendo quando dovrà essere alzato, ma anche della manutenzione che dovrà avvenire con risorse statali». Per questo i tempi non potranno essere lunghi: il documento di indirizzo sarà pronto a metà gennaio poi l’istituzione dell’Agenzia sarà inserita in un decreto del governo relativo alle Infrastrutture. «La priorità adesso è lavorare alla conclusione del Mose rendendolo al più presto funzionante ed evitando emergenze continue — spiega Martella — Per il futuro l’agenzia per Venezia diventa determinante ben prima della consegna dell’opera considerando che da più parti viene chiesto di alzare le paratoie prima del dicembre 2021». Il nuovo organismo avrebbe quindi tutta una serie di poteri, recuperando anche il ruolo della Città metropolitana (che comprende non solo il Comune di Venezia ma anche tutte le altre amministrazioni i cui territori sono in gronda lagunare). Fu proprio l’attuale sottosegretario nel 2015 a prevedere poteri e competenze sulla laguna per il nuovo ente a cui però non sono mai state trasferite.
«Per me sul Mose vanno dati pienipoteri al sindaco di Venezia, che governa la salute e la sicurezza dei cittadini — ha affermato invece ieri il presidente del Veneto Luca Zaia — Meno lunga è la catena decisionale più veloci possiamo essere. Fermo restando che, sul fronte della spesa, a pagare deve essere il governo».
Zaia Pieni poteri al sindaco che governa la salute e la sicurezza dei cittadini