Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Affogato nella vasca dei liquami, indagati i due titolari dell’azienda
Indagini sul ruolo del giovane, che non era assunto. Disposta l’autopsia
ALTIVOLE (TREVISO) Sono indagati per la morte di Joseph Pudota Kishore i due titolari, marito e moglie, dell’azienda agricola Dallan di Altivole. La procura vuole capire se esistano responsabilità sulla tragedia della vigilia di Natale, quando il bracciante 27enne - che, peraltro, non risultava assunto - è morto affogato in una vasca di liquami.
ALTIVOLE Ci sono due indagati per la morte di Joseph Pudota Kishore, il 27enne di origine indiana il cui corpo senza vita è stato ritrovato, alla vigilia di Natale, nella vasca dei liquami dell’azienda agricola Dallan di Altivole. Si tratta di Cristian Dallan e della moglie Letizia Menini, titolari e responsabili dell’azienda di via Cornere. Il fascicolo a loro carico, aperto dal sostituto procuratore Anna Andreatta, ipotizza il realto di omicidio colposo. Una prassi nei casi di infortuni sul lavoro, ma quello di cui è rimasto vittima Giuseppe, come tutti chiamavano il giovane, è un incidente sul quale restano ancora molti punti da chiarire.
L’indagine è affidata ai tecnici dello Spisal dell’Usl 2 e ai carabinieri, che per primi sono intervenuti, insieme ai sanitari del Suem 118, nell’azienda dove si allevano e macellano polli e anatre.
Per ora di certo c’è solo che nel pomeriggio della vigilia di Natale i titolari hanno chiesto l’intervento dei soccorsi dopo aver scoperto il corpo del giovane indiano dentro la vasca dei liquami. «Aveva visto due anatre nella vasca e voleva recuperarle. Gli abbiamo detto di lasciare stare che sarebbero uscite da sole» hanno raccontato i titolari ai carabinieri. Ma il giovane, non appena Dallan e la moglie si sono allontanati, secondo la loro ricostruzione si sarebbe avvicinato alla vasca per mettere in salvo gli animali, finendo col cadere all’interno della struttura, dalla quale non è più riuscito ad uscire.
A scoprire la tragedia sono stati loro, quando rientrati in azienda non hanno più trovato Joseph. «Abbiamo avuto subito il terribile sospetto, abbiamo visto il cancelletto della vasca aperto e siamo corsi a controllare». Rimestando con un bastone nel bacino, Dallan ha sentito il corpo e ha chiamato i soccorsi. Del tutto vani per Giuseppe, poco dopo ripescato senza vita.
Ma i dubbi sulla dinamica dell’infortunio non sono ancora stati tutti sciolti. Le prime importanti risposte arriveranno dall’autopsia disposta dalla procura, che sarà eseguita nei prossimi giorni dal medico legale Alberto Furlanetto. Ci sono, inoltre, altri interrogativi a cui dare risposta, a cominciare dal perché, quel giorno, il 27enne fosse al lavoro alla «Dallan». Il giovane, infatti, non era un dipendente dell’azienda. I titolari hanno riferito che, ogni tanto, andava a dare loro una mano. Ma se e in quale forma quel lavoro fosse regolarizzato è al momento al vaglio degli inquirenti. Così come la presenza in Italia del 27enne: sembra che il giovane non fosse in regola con i documenti di soggiorno. Tanto che, all’inizio, la sua identità è stata scambiata con quella del fratello. Dubbi sui quali la procura sta cercando di fare chiarezza. Intanto in via Pomini, a Barcon di Vedelago, la famiglia piange il giovane bracciante che tra qualche mese si sarebbe dovuto sposare con una connazionale.