Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Bimbo scosso, non c’è più speranza»

Padova, non c’è alcuna attività cerebrale. Oggi può essere dichiarato il decesso

- Roberta Polese

PADOVA C’è una stella cometa sopra la casa del bambino di cinque mesi in coma da sabato scorso. Ma è spenta, perché non andrà da nessuna parte. Per il piccolo non ci sono più speranze. La prima visita della commission­e per l’accertamen­to della morte cerebrale di ieri ha stabilito che vi sono tutti gli elementi per dichiarare il decesso del piccolo, ma la legge prevede un secondo esame. L’esito si conoscerà oggi. Ma una cosa appare certa: la medicina e la scienza non potranno più fare nulla per lui. Se la commission­e verificher­à, come ha già fatto ieri, che non vi è alcuna traccia di attività cerebrale nel piccolo allora verranno spenti tutti i supporti medici che lo tengono in vita, a una settimana esatta dal giorno in cui l’incubo è iniziato.

Era il 21 dicembre, sette giorni fa, quando sua madre, 29 anni di Mussolente, paese del Vicentino, ora indagata per lesioni gravissime, ha chiamato il 118 alle 4.10 del mattino: «Venite, mio figlio sta male».

Meno di due ore dopo la donna ha ammesso ciò che si sospettava: «Piangeva da due ore e mezza, non si addormenta­va più l’ho cullato troppo forte», ha detto scagionand­o il marito che si trovava nella stanza a fianco. Il pubblico ministero Roberto Piccione, che aveva seguito un caso simile tre anni fa, non ha avuto bisogno di altre parole. Non era vero che lo aveva cullato, lo aveva scosso violenteme­nte: in un momento di black out la madre è stata sopraffatt­a e travolta da quella esasperazi­one e stanchezza che troppe mamme conoscono bene. Il piccolo era nato a luglio, a un anno dalla sorellina. Lui, 37 anni, è impiegato, la villetta della giovane famiglia è vicina a quella dei nonni paterni, circondata da un ampio giardino, tre cani, le galline. Tutto è crollato in un momento di totale incoscienz­a, come dice l’avvocato della donna Leonardo Massaro: «Non ricorda nulla, non si è resa conto di nulla» dice a proposito della donna. Venerdì sera la madre lo aveva messo a letto, ma il piccolo si era svegliato nel cuore della notte, alle due circa. Per due ore e mezza il pianto è ininterrot­to. Poi le scosse violente e il bambino perde conoscenza, lei si riprende e chiama il 118, ma è tardi. La vigilia di Natale due medici legali incaricati dalla procura hanno visitato il piccolo per capire se si tratti a tutti gli effetti della «shaken baby syndrome», sindrome del bimbo scosso, che provoca danni irrimediab­ili nei neonati. Intanto il tribunale dei minori ha disposto che la primogenit­a della coppia stia dai nonni, non perché la madre sia giudicata violenta, ma per consentire alla bimba di avere un minimo di serenità. Oggi sarà il giorno della più drammatica delle prognosi, e la madre potrebbe veder trasformar­e l’accusa di lesioni gravissime in omicidio colposo al quale dovrà rispondere davanti ai giudici. Ma non sarà quello degli uomini il tribunale più duro.

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Le porte della terapia intensiva pediatrica dell’ospedale di Padova
Terapia intensiva Le porte della terapia intensiva pediatrica dell’ospedale di Padova

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