Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Arrancano Germania e automotive, Treviso vede il meno
VENEZIA Le esportazioni della manifattura veneta nei primi 9 mesi del 2019 sono aumentate di quasi un punto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma la Germania non assorbe più come prima. Anzi, il business verso i clienti tedeschi, i più importanti per i player regionali con i loro 6 miliardi abbondanti, è sceso di 27 milioni. Un -0,4% che fa la differenza e che costringe la provincia più esposta, cioè Treviso, a registrare una flessione complessiva dell’export di 1,2 punti. I numeri sono frutto dell’elaborazione dei dati Istat curata dal Centro studi di Confartigianato.
«Distratti a lungo dai possibili effetti negativi della Brexit che, a oggi, non ci sono ancora stati – riconosce il leader regionale dell’associazione, Agostino Bonomo - abbiamo perso di vista il rallentamento della Germania, osservato in tutti e tre i trimestri e, soprattutto, concentrato sui nostri prodotti top. Il tessile è calato del 10,9%, l’elettronica dell’8,7%, l’abbigliamento del 7,4% e gli articoli in pelle, comprese le calzature, del rifornisce in quantità di componenti meccanici ed elettronici, accessori, rivestimenti e un’infinità di altri articoli, compresi cerchi, fanaleria e cristalli.
«L’automotive – ricorda tuttavia il presidente di Confartigianato della Marca, Vendemiano Sartor – è quello che pochi anni fa è uscito dalla crisi più rapidamente di altri e, dopo una crescita continua, ci sta che possa un po’ rallentare. Ma oggi si innesta un tema strutturale: il dibattito sull’automobile elettrica, con un’attesa dei consumatori che genera anche la tendenza al rinvio dell’acquisto di un mezzo nuovo. Al nostro interno abbiamo avviato un confronto, la percezione più diffusa è che la transizione sarà abbastanza graduale da non generare traumi fra gli operatori del settore». Infine, per Sartor non è il caso di drammatizzare troppo sul fiato grosso tedesco, quando i rischi di appesantimento della nostra economia continuano a essere quelli che abbiamo in casa. «Le esportazioni sono state fondamentali per attraversare gli anni più difficili – conclude – ma se non riprenderanno i consumi interni, d’ora in poi l’export potrà aiutarci ben poco». (g.f.)