Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Reddito di cittadinan­za Quasi 900 sono a rischio

Assenze ingiustifi­cate ai colloqui di lavoro e Isee da ripresenta­re

- Di Martina Zambon

VENEZIA A nove mesi dal travagliat­o avvio del Reddito di cittadinan­za anche in Veneto si tirano le somme. E se in Italia sono quasi centomila i titolari della celebre «card» che rischiano di vedersela sospesa per non essersi presentati al primo appuntamen­to agli sportelli dei Centri per l’impiego per iniziare il percorso di ricollocaz­ione lavorativa, in regione sono solo 880. Si tratta del primo cartellino giallo. Se non ci si presenta al secondo appuntamen­to la penalità è di una mensilità. Se si salta pure il terzo, scatta la sospension­e del beneficio. «Anche se le voci degli ultimi giorni - spiega Lisa Contegiaco­mo, responsabi­le del Caf Cgil di Padova - parlano di un giro di vite con sospension­e già al secondo appuntamen­to mancato».

A coordinare il complesso Risiko che regola il RdC è Veneto Lavoro con i Centri per l’impiego in cui i navigator giocano un ruolo ancora marginale. E il direttore, Tiziano Barone, spiega il dettaglio dell’ultimo report. Un’istantanea variegata ma con un trend univoco: il progressiv­o ridursi delle pratiche dopo il boom iniziale. Lo conferma anche Contegiaco­mo: «Diciamo che il 90% delle pratiche si è concentrat­o da aprile a giugno, il restante 10% negli ultimi sei mesi dell’anno». «I dati sono aggiornati all’11 dicembre spiega Barone - e spiegano che i percettori di reddito che, secondo gli elenchi comunicati da Anpal (l’Agenzia nazionale Politiche Attive Lavoro, un’agenzia che fa riferiment­o al Mise, ministero per lo Sviluppo economico ndr), devono essere convocati presso i Centri per l’impiego del Veneto per la stipula del Patto per il lavoro sono complessiv­amente 21.400». Un numero che indica chi è stato ritenuto occupabile. Il dato va disaggrega­to così: circa 10.800 sono stati convocati entro dicembre 2019, i restanti 10.570 a partire da gennaio 2020. All’11 dicembre erano in 4.400 ad aver firmato il Patto per il lavoro, mentre in 3.750 sono stati esonerati o esclusi dalla stipula del Patto (nella maggior parte dei casi perché già occupati o disabili) o inviati ai Servizi sociali del Comune di residenza. Poco meno di 900 devono essere riconvocat­i perché assenti al primo appuntamen­to. C’è poi un’altra categoria, quella di chi, fra i percettori di reddito un lavoro l’ha trovato e sono 2.415 persone. Se il lavoro non porta un reddito pari alla cifra assegnata con il RdC, la differenza resta caricata sulla card. «Ma specifica Barone - la maggior parte, proprio in virtù della loro condizione occupazion­ale, è “decaduta” dal Rdc. Anche perché la prima lista di nomi di chi o non si è presentato (senza presentare una giustifica­zione) o non ha accettato di firmare il Patto per il lavoro è stata comunicata all’Inps solo a fine novembre». In più Veneto Lavoro ha stipulato una convenzion­e con la Guardia di Finanza regionale per i controlli puntuali ma, spiegano le fiamme gialle, per ora in Veneto non ci sono stati riscontri sui «furbetti» del reddito (i casi più recenti, nel Casertano). Al momento i percettori di RdC «decaduti», in Veneto, sono 640. Spesso è sufficient­e che un membro del nucleo familiare abbia trovato un lavoro, anche se poco remunerati­vo, per far cadere il castello di requisiti previsti. «La certezza sui controlli, però, - spiega Lorenzo De Vecchi, referente del Caf Cisl del Veneto - è legata solo agli automatism­i. Il tema, insomma, resta quello dei controlli incrociati. Per fare un esempio, sull’eventuale acquisto di un’auto (uno dei contro-requisiti ndr) è difficile verificare in modo sistematic­o». E, infine, entro fine gennaio tutti i percettori di Rdc dovranno presentare l’Isee corretto per il nuovo anno. Pena la sospension­e immediata del beneficio.

Dopo il boom Secondo i Caf, il 90 per cento delle pratiche è stato presentato nei primi tre mesi

A caccia di un lavoro Le persone «occupabili» secondo i Centri per l’impiego in Veneto sono ventunmila

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