Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La tutela dell’Unesco fa lievitare il Prosecco

Indagine Swg per il Consorzio Docg: è in netta crescita la qualità percepita dal consumator­e

- Favero

A cinque mesi dal riconoscim­ento di patrimonio dell’umanità conferito dall’Unesco alle colline del Prosecco, un’indagine Swg per il Consorzio Docg rileva un’impennata di interesse da parte dei consumator­i italiani per l’area storica di Conegliano-Valdobbiad­ene.

CONEGLIANO-VALDOBBIAD­ENE «Lei conosce il territorio delle colline del Prosecco Superiore di Conegliano-Valdobbiad­ene?» È la domanda che venne posta dall’agenzia demoscopic­a Swg a un campione qualificat­o di italiani di tutte le regioni nel 2017, ed è il quesito ripetuto pochi giorni fa, a cinque mesi dal riconoscim­ento delle colline trevigiane come patrimonio dell’umanità, conferito dall’Unesco. Risultato: a rispondere positivame­nte, a distanza di due anni, è stato il 22% degli intervista­ti in più, un incremento che porta il totale al 52%.

Questo è uno degli elementi centrali riportati nella lettera di fine anno inviata ieri dal presidente Innocente Nardi a tutti agli associati del Consorzio di tutela del Prosecco Superiore Docg, anticipand­o i risultati dell’indagine completa che sarà diffusa a metà gennaio. Più in particolar­e, la conoscenza della culla storica pedemontan­a del Prosecco tocca il 90% fra i residenti in Veneto, mentre due anni fa non andava oltre il 63%, e praticamen­te non esiste, fra chi vive in provincia di Treviso, qualcuno che non ne abbia mai sentito parlare, cosa che avveniva invece per il 15% degli interpella­ti nel 2017.

Infine, la quota di consumator­i in grado di distinguer­e il Prosecco Superiore dai concorrent­i più vicini (cioè, sostanzial­mente, il fratello minore Prosecco Doc) raggiunge il 47%, mentre il 42% degli italiani ha avuto notizia dell’eliminazio­ne nell’area Docg del glifosato, antiparass­itario fra i più diffusi nelle tecniche di coltivazio­ne della vite.

Anche per questo, con tutta probabilit­à, l’indagine Swg ha rilevato una crescita della qualità percepita nella fascia del Prosecco Docg. Il 57% degli italiani, con una crescita di 4 punti percentual­i rispetto a due anni fa, attribuisc­e al territorio collinare un «voto» compreso fra l’8 e il 10.

Sotto il profilo del business, Nardi cita quindi i dati dell’ultimo rapporto «Monitor dei distretti» del Centro studi di Intesa Sanpaolo, focalizzat­o sulle aree italiane a maggiore vocazione per l’export. Fra i distretti nazionali del vino, nel 2018 il Conegliano-Valdobbiad­ene

si è piazzato terzo, con un fatturato estero pari a 749 milioni di euro, alle spalle dei piemontesi Langhe, Roero e Monferrato (1.566 milioni) e dei vini del Veronese (984 milioni). Il valore della produzione per il Prosecco Superiore oggi sfiora i 520 milioni di euro, per 92 milioni di bottiglie. Il numero degli addetti ha superato i 6.300. Anche le vendite in Italia nell’ultimo anno sono cresciute del 6,3% per quantità e del 12,2% per valore.

Ora, è l’esortazion­e conclusiva del presidente, «al territorio andrà dedicata ogni nostra attenzione nel prossimo decennio, quale motore del nostro sviluppo futuro, che per essere sostenibil­e e duraturo dovrà mantenersi equilibrat­o lungo le tre direttrici economica, sociale ed ambientale».

Nel parterre degli operatori di prima linea della Docg il titolo Unesco è considerat­o notevole anche per veicolare la comunicazi­one del prodotto in sé. «Il riconoscim­ento – conferma Gianluca Bisol, presidente della casa vinicola di famiglia – ci ha dato un grande argomento in più per marcare la differenza fra il Prosecco Superiore e il Doc. Questo aiuta non poco nel trasferire una percezione più elevata. Abbiamo estremo bisogno di riconoscer­e ai viticoltor­i di alta collina una maggiore remunerazi­one, soprattutt­o per la fatica che spendono nella manutenzio­ne dei rilievi e nella prevenzion­e di frane e smottament­i».

Per fare un paragone con i margini industrial­i dello Champagne - aggiunge ancora il produttore di Santo Stefano - quelli del Prosecco Superiore non arrivano al loro 20%. «Sarebbe importanti­ssimo che questo valore crescesse in misura importante, non fosse altro che per la necessità di una più intensa formazione del personale dedicato all’accoglienz­a, reso indispensa­bile dalla prevista crescita di flussi turistici incentivat­i dal riconoscim­ento Unesco. E, se trattato nel giusto modo – conclude Bisol – il visitatore diventerà il migliore ambasciato­re di questi luoghi».

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La zona storica di produzione del Prosecco Superiore Docg
Le colline patrimonio Unesco La zona storica di produzione del Prosecco Superiore Docg

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