Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’ex magistrato Giuseppone dovrà risarcire 450 mila euro
VENEZIA «Ha piegato la propria funzione all’esclusivo interesse dei privati, ponendo se stesso e l’interesse pubblico che avrebbe dovuto garantire in posizione subalterna al perseguimento dell’illecito profitto da parte di terzi». È quanto scrivono i giudici della Corte dei Conti di Trento nella sentenza di condanna di Vittorio Giuseppone a risarcire 450 mila euro di danno da disservizio. Giuseppone, ex magistrato contabile della Corte dei Conti ora in pensione, nel 2014 era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito della maxi inchiesta sul Mose con l’accusa di corruzione. L’ex magistrato ha prestato servizio all’ufficio di controllo della Corte dei Conti del Veneto e, secondo le accuse già mosse all’epoca dalla procura di Venezia nei suoi confronti, sarebbe stato a libro paga del presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati. Quest’ultimo, scrivono i giudici di Trento, «nel quadro di un generalizzato disegno corruttivo di pubblici funzionari aveva concordato con i responsabili delle principali imprese consorziate la necessità di corrispondere denaro anche a un magistrato della Corte dei Conti allo scopo di accelerare la registrazione degli atti di approvazione delle convenzioni, dai quali dipendeva l’erogazione dei finanziamenti concessi al Mose, e di ammorbidire i controlli di competenza della Corte dei Conti sull’impiego delle somme erogate al Consorzio». In altre parole, per l’accusa Giuseppone era un punto di riferimento in quel sistema di corruzione. Di consegnare le tangenti all’ex magistrato, secondo la procura, si occupava Luciano Neri, dirigente del Consorzio. «Giuseppone avrebbe percepito una sorta di stipendio annuale tra i 300 e i 400 mila euro che gli veniva consegnato con cadenza semestrale tra il 2000 e il 2008 e non meno di 600 mila euro tra il 2005 e il 2006». Tutte accuse, quelle penali, che si sono però concluse con la prescrizione. Ma non si può dire lo stesso dell’inchiesta per il risarcimento erariale, al termine della quale nei giorni scorsi è arrivata la sentenza. Il danno da disservizio deriva dal fatto che Giuseppone avrebbe esercitato la sua funzione pubblica finalizzandola al perseguimento di benefici economici personali, e non al perseguimento dell’interesse pubblico. Un danno che è stato calcolato in oltre 450 mila euro, in misura pari al 50% delle retribuzioni complessive percepite dall’ex magistrato nel periodo in questione.