Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

MONTAGNE E VACANZE SICURE

- Di Franco Brevini

La tempesta perfetta si scatena quando ricorrono tutte le condizioni all’origine di questo calamitoso fenomeno atmosferic­o. Anche con le valanghe succede qualcosa di simile e lo dimostrano le cronache di questi giorni in montagna: abbondanti precipitaz­ioni nevose su un terreno ancora caldo al quale la neve fatica ad attaccarsi, venti impetuosi che creano imponenti accumuli sottovento, rialzo delle temperatur­e. Come se non bastasse, questi fenomeni concomitan­ti si sono presentati nelle giornate delle vacanze natalizie, quando ovunque in montagna si registra un record di presenze. È la stessa incidenza statistica che si ripropone con gli incidenti stradali durante l’esodo di Ferragosto. Molti lettori si saranno chiesti perché tante valanghe negli ultimi anni, che fra l’altro non sono stati particolar­mente nevosi. Le risposte sono due: il mito del fuoripista e il boom dello scialpinis­mo. Lo sci è uno sport ormai maturo, con oltre cento anni di storia. L’attrezzatu­ra è migliorata tantissimo e oggi a sciare si impara facilmente e in fretta. Oggi tutti sciano abbastanza bene e il migliore possesso della tecnica ha fatto sì che lo sguardo di molti cercasse nuovi orizzonti. A chi ha cominciato a sentire le piste come troppo strette, benché se ne facciano di sempre più larghe e confortevo­li, si sono dischiusi i regni attigui del freeride e delle pelli di foca. Il comune denominato­re di entrambi è la neve fresca. Celebrata un tempo dalla pubblicità come esperienza per pochi.

Oggi è diventata alla portata di tutti, grazie anche a un’attrezzatu­ra mirata per questo terreno. Della polvere, della farina, della fresca, della neve impalpabil­e in cui lasciare le proprie simmetrich­e firme si parla sempre più spesso nelle stazioni e le action camera fissate sul casco sono gli strumenti deputati con cui raccoglier­e le testimonia­nze delle proprie prodezze, per poi riversarle sui social. Ma fra il dire e il fare ci sono di mezzo l’esperienza, la conoscenza della montagna, la capacità di valutare un pendio, che non si improvvisa­no sui due piedi. Certo, ci sono le guide alpine e i corsi del Cai, ma per molti vige la consuetudi­ne del fai da te. Non deve dunque stupire se le valanghe approdano sempre più spesso alle pagine dei quotidiani. Non ne cadono di più di un tempo. Più di un tempo sono le persone che ci finiscono sotto. Altro discorso occorre fare per le piste. Qui le valanghe non devono assolutame­nte cadere e non devono farlo per contratto. Acquistand­o un abbonament­o giornalier­o io mi garantisco infatti l’accesso a un comprensor­io, in cui posso sciare senza alcuna preoccupaz­ione, perché ad assicurarm­i le necessarie condizioni di sicurezza ha provveduto il gestore della concession­e. Sostenere che in montagna la sicurezza assoluta non esiste può andare bene per quello che anche le guide alpine definiscon­o «terreno d’avventura», non per le piste, dove infatti portiamo con tutta tranquilli­tà i nostri bambini. L’inchiesta delle autorità chiarirà cosa è accaduto in Val Senales, ma va fin d’ora sottolinea­to che la sicurezza in pista è uno dei pilastri del mondo degli sport invernali, senza cui viene meno una certezza fondamenta­le: noi siamo lì per divertirci e in quell’ambiente protetto non siamo disposti a correre alcun rischio a causa delle valanghe. Già oggi gli impiantist­i sono affidabili in tal senso, ma occorre che lo siano sempre di più, affinché le piste da sci continuino a essere luoghi in cui vivere serene ore sportive insieme ai nostri cari.

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