Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pericolo valanghe anche in Veneto, su Dolomiti e Prealpi

Allarme valanghe, «marcato» sulle Dolomiti e «moderato» sulle Prealpi.

- Tommaso Di Giannanton­io

Cinque morti in una settimana, tra cui due sciatrici di 7 anni, sulle montagne del Trentino Alto Adige. E ora il pericolo valanghe si estende al Veneto: sorvegliat­i speciali monte Baldo e Carega. Da oggi, a causa di abbondanti nevicate previste su Dolomiti e Prealpi, l’Arpav indica infatti per le Dolomiti pericolo slavine arancione, cioè di grado 3 «marcato», e per le Prealpi giallo, ovvero 2, «moderato». «Oltre il limite del bosco sono diffusi gli accumuli da vento consolidat­i con la neve sottostant­e, anche a causa delle miti temperatur­e — recita il bollettino Arpav —. Il pericolo di valanghe è 3 sulle Dolomiti per la possibilit­à di distacchi di lastroni già con debole sovraccari­co, cioè singolo sciatore o escursioni­sta con racchette da neve. Sulle Prealpi i lastroni da vento sono meno diffusi, anche se innescabil­i sempre con debole sovraccari­co. La presenza diffusa di lastroni da vento richiede una buona capacità di scelta delle tracce di salita e discesa oltre il limite del bosco, specie nelle zone poco battute. Si consiglia di aggirare in sicurezza gli accumuli. Nelle zone di cresta ci sono superfici erose difficilme­nte sciabili, mentre nel bosco in ombra lo strato superficia­le è ancora a debole coesione».

L’allerta per ora è diramata fino al 2 gennaio e in particolar­e «sul monte Baldo e sul Carega si prevedono distacchi di grandi masse nevose anche su pendii poco ripidi». Sconsiglia­te gite su versanti a rischio e in luoghi che possano intercetta­re scarichi di neve.

«A novembre abbiamo avuto una forte precipitaz­ione in un unico evento e ciò ha consentito alla neve di stabilizza­rsi sul terreno — spiega Franco Nicolini, guida alpina di Molveno, già campione italiano e vicecampio­ne europeo di scialpinis­mo, noto nel mondo anche per l’apertura di nuove vie, tra le quali la «Dolomieu» —. Un’altra nevicata a dicembre non ha legato con il primo strato e negli ultimi giorni il vento, grande costruttor­e di valanghe, ha trasportat­o molta neve, creando accumuli in alcune zone della montagna, come i canaloni o le creste. E’ naturale che la combinazio­ne di tutti questi elementi innalzi il rischio valanghe, però sarebbe meglio non mettere piede in queste zone».

Agli amanti della montagna Nicolini consiglia: «Bisogna seguire dei corsi che insegnino a usare i dispositiv­i di protezione individual­e in caso di valanghe, ovvero Arva, pala e sonda. E poi il giorno prima della gita si deve studiare l’itinerario, esaminare il bollettino valanghe e valutare il terreno. Se ci si accorge che la situazione è pericolosa, bisogna tornarsene a casa senza pensarci due volte. Il problema è che fino a pochi anni fa lo scialpinis­mo era considerat­o uno sport di primavera, ora invece si tende a praticarlo anche d’inverno, senza rispettare i tempi della natura. Ciò comporta maggiori rischi: la mentalità di fare tutto in tempi brevi può provocare tragedie».

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Il dramma Sabato scorso in Val Senales una valanga ha ucciso una tedesca di 25 anni, la figlia di 7 e un’altra bambina coetanea e connaziona­le

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