Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Negli ultimi otto anni incidenti calati di un terzo
La Polstrada: «Ma saremo soddisfatti solo quando non ci saranno più vittime». I giovani i più colpiti
VENEZIA Potenza del mix tra campagne di sensibilizzazione e prevenzione, a partire dalle scuole, e attività di repressione affidata alle forze dell’ordine: dal 2001 al 2018 gli incidenti stradali nel Veneto sono diminuiti da 21.790 (693 vittime e 30.535 feriti) a 14.105, causa di 311 morti e 19.313 feriti. Emerge dall’ultimo dossier elaborato dal Sistema statistico della Regione incrociando i dati Istat e Aci. «E’ un passo avanti, ma potremo dirci soddisfatti solo quando alla voce decessi comparirà il numero zero — ragiona Gianfranco Martorano, comandante della Postrada per la provincia di Padova —. Anche perché negli ultimi mesi si è verificata una recrudescenza degli scontri, è innegabile».
Una scia di sangue che sembra accanirsi in modo particolare sui giovani, anche se le statistiche 2019 saranno pronte solo il prossimo mese. Nel frattempo dai report delle forze dell’ordine emerge che gli incidenti in cui sono coinvolti i ragazzi tra 15 e 24 anni (l’anno scorso 44 morti e 3335 feriti, il tributo di sangue più alto), in auto come in moto, è la stanchezza. Una delle componenti che otto anni fa nella stessa fascia d’età aveva provocato quasi il triplo di vittime, cioè 126, e oltre il doppio di feriti, 7324. «Oggi rispetto ad allora c’è un dato nuovo — aggiunge Martorano — ovvero l’uso degli smartphone, che tanta influenza esercita su chi guida. Rileviamo infatti un numero non indifferente di sinistri dalle cause inspiegabili, come le fuoriuscite di strada autonome, non legate alla velocità nè a malori ma alla distrazione indotta dall’uso di tablet e telefonini». E dall’esigenza di fumare. Poi viene il mancato rispetto della distanza di sicurezza.
«La velocità resta comunque tra i motivi principali degli incidenti — ricorda il comandante padovano della
Polstrada — insieme alla guida sotto l’effetto di stupefacenti o in stato di ebbrezza. I nostri controlli sono mirati a scongiurare tali comportamenti scorretti, tenendo presente che a livello nazionale l’input è: meglio una multa in meno e un maestro in più. Significa che bisogna continuare a lavorare sulla comunicazione. In tal senso bene ha fatto il governatore Luca Zaia a lanciare questa nuova campagna di sensibilizzazione e prevenzione. Noi la approviamo e la sosterremo, perché va nella giusta direzione di cercare di creare nella gente la consapevolezza dei rischi collegati a
una guida non rispettosa del Codice della strada».
Dal 2001 i miglioramenti ci sono stati: ora i veneti sono ligi nell’uso del casco, del seggiolino per i bambini e della cinture di sicurezza anteriori (poche multe), non altrettanto per quelle posteriori. Ma se fino a cinque anni fa su 50 controlli la Polizia stradale ritirava 20 patenti, ora su 150 ne ritira il 10%-12%. La provincia più «indisciplinata» rimane Verona, nel 2001 teatro di 4.170 incidenti, in cui morirono 134 persone e 5.895 restarono ferite. Nel 2018 gli scontri sono stati 3.028, causa di 62 vittime e 3.994 feriti. Una terribile scia di sangue che vede Vicenza al secondo posto e Belluno al terzo, stabili negli anni, così come Rovigo all’ultimo. Lo si deve alla rete stradale e anche al meteo, variabile più significativa in montagna, benché al contrario di quanto si possa immaginare, secondo i dati Istat e Aci la maggior parte degli incidenti avviene con il cielo sereno e il manto stradale asciutto. «Quando nevica o piove forte la gente procede più lentamente, è prudente, rispetta le distanze di sicurezza, proprio per timore di farsi male — è la lettura delle forze dell’ordine —. Perciò in caso di brusca frenata o manovra impropria, ha il tempo di rimediare ed evitare danni alle persone. Quando c’è il sole, si sentono tutti guidatori provetti e tendono ad andare spediti».