Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Armanini, il prof candidato sindaco «Io con Ordine Nuovo? Mai stato iscritto»
Il centrodestra lo vuole per la sfida a Trento. «Sono finito in un calderone»
Non è ancora stata data l’ufficialità — si aspetta gennaio e si aspetta di condividere il nome all’interno della coalizione — ma ormai è chiaro che la convergenza di quasi tutto il centrodestra per il candidato sindaco a Trento è sul docente dell’ateneo di Trento Aronne Armanini.
Il primo endorsement è stato quello dell’assessore Mattia Gottardi: «Il suo nome spicca tra quelli che circolano in questi giorni».
E spicca per la sua biografia, legata alla sua notevole carriera universitaria. Originario di Padova, dove si è laureato in Ingegneria civile e idraulica, si è poi trasferito a Trento dov’è diventato ordinario di idraulica, esperto di alluvioni fluviali. Settantenne, professore emerito, dall’Ateneo trentino è stato chiamato a ricoprire incarichi importanti: membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università, preside della Facoltà di Ingegneria, direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, prorettore e membro del Senato accademico. Tra il 2014 e il 2015 è assurto alla carica di rettore dell’Ateneo trentino dopo le dimissioni di Daria de Pretis, nominata giudice costituzionale.
Armanini non ha ancora sciolto le riserve, ma la prospettiva di fare il sindaco di Trento viene accarezzata: «Se me lo chiedessero ufficialmente ci penserei, considererei la proposta con attenzione».
E commenta: «Se la scelta del candidato sindaco cade su una persona non legata alla politica fa bene alla stessa politica».
Ma Aronne Armanini la politica, in passato, l’ha frequentata, seppur in ambito non istituzionale ma «extraparlamentare».
Negli anni Settanta risultava infatti tra gli aderenti a Ordine Nuovo, l’organizzazione di estrema destra sciolta per decreto in seguito a un processo in cui i suoi dirigenti vennero condannati per il reato di ricostruzione del disciolto Partito fascista: «Ero uno studente attivo durante quegli anni — dice Armanini — frequentavo le assemblee e mi opponevo a quelli che le università le volevano occupare. Ma non ho mai fatto parte di nessuna organizzazione, mai avuto alcuna tessera. Il mio nome è finito dentro un calderone».
Il calderone a cui si riferisce il docente è quello di un processo a Ordine Nuovo successivo al suo scioglimento — che si è arenato senza mai arrivare a sentenza — istruito per il reato di ricostruzione del Partito fascista e celebrato a Roma nel 1974.
Tra gli imputati di Padova risultava Aronne Armanini. E sempre Armanini è citato come «esponenti di rilievo» di Ordine Nuovo in un’informativa del 7 maggio del 1973 trasmessa dalla Questura di Padova al Ministero dell’Interno – Direzione Generale della Pubblica Sicurezza – che riferisce circa la costituzione di una sezione del movimento di estrema destra nella città veneta.
«Un calderone — ripete il docente e «papabile» candidato sindaco di Trento — perché non ho mai fatto politica, ero all’università per studiare». E per fugare ogni dubbio rimarca il concetto: «Non sono mai stato iscritto a Ordine nuovo. Ero amico di università di due imputati. Da quel processo sono stato prosciolto e assolto».