Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Dopo i Giochi lavoro a un altro grande evento»
Il governatore: dopo i Giochi e l’Unesco penso ad un altro grande evento
Dall’autonomia alla sanità, passando per l’annuncio, per ora top secret, di un altro grande evento da portare in Veneto dopo i Giochi olimpici del 2026 a Cortina. Il governatore Luca Zaia inquadra le aspettative del Veneto per il 202o e rivendica: «Siamo sempre la locomotiva d’Italia».
Presidente Luca Zaia, il Capo dello Stato, nel suo discorso di fine anno, ha rivolto agli italiani l’augurio di ritrovare «la fiducia», nelle qualità del nostro Paese e nella possibilità di ripartire. L’ha convinta?
«Lo dico sempre, solo i pessimisti non fanno fortuna, dunque ben venga l’invito a guardare al 2020 con ottimismo. Ma dobbiamo dirci chiaramente che se l’Italia vuole uscire dalla palude, deve cambiare pelle e in tal senso mi attendevo dal Presidente Mattarella almeno un accenno all’autonomia. Il nostro futuro passa da lì».
Si farà?
«Il percorso è accidentato, scontiamo lo storytelling lazzarone che per anni ha venduto l’autonomia come la secessione dei ricchi... Ma ora i presupposti ci sono tutti. Il precedente governo non ha raggiunto alcun risultato, non ho problemi a dirlo. Ma quello di oggi ha meno alibi, perché non è partito da zero. Il ministro Boccia si era lanciato a razzo, ora si è arenato. Dopo la verifica di maggioranza annunciata per metà gennaio si capirà se siamo davanti ad una tela di Penelope, che si fa di giorno e si disfa di notte, o ad una riforma vera che combatte gli sprechi».
Sull’autonomia
Il ministro Boccia si era lanciato a razzo, ora si è arenato. Dopo la verifica di maggioranza si capirà se siamo davanti ad una tela di Penelope, o ad una riforma vera che combatte gli sprechi
Ma il Veneto può vivere in attesa dell’autonomia, panacea di tutti i mali?
«No e difatti la nostra regione è tutt’altro che ferma. Il referendum del 22 ottobre 2017, però, è stata una rivoluzione pacifica e gli storici un domani ne daranno atto ai veneti. Se oggi in Italia si parla di autonomia, è grazie a noi».
Noi non stiamo fermi ma Lombardia ed Emilia Romagna corrono di più. Il modello veneto è entrato in crisi?
«No. Il modello delle Pmi ha dimostrato di saper reagire bene alla crisi del 2008 perché è flessibile e si adatta con rapidità ai mutamenti del mercato. I nostri indicatori sono in linea con quelli della Lombardia, che non è solo Milano, e dell’Emilia Romagna. Il tasso di disoccupazione qui, al 6,6%, è ancora il più basso in Italia dopo Trento e Bolzano».
Il crac delle banche popolari è alle spalle?
«Non è una ferita aperta ma una mutilazione che non si rimarginerà mai: 210 mila famiglie e imprese hanno perso tutto, il loro dramma rimane».
Il calo demografico e l’emigrazione dei ragazzi la preoccupano?
«Guardo con attenzione al fenomeno, perché si tratta di un cambiamento sociale che impatta anche sui servizi che come Regione siamo chiamati ad erogare, pensiamo solo alla sanità, sempre più orientata all’assistenza gli anziani. Stiamo portando avanti progetti di rientro insieme alle università, Garanzia Giovani ha dato buoni risultati. Ma anche qui, forse c’è un problema di narrazione».
In che senso?
«L’esperienza internazionale è positiva e non è sempre una “fuga”. I nostri dati sono in linea con quelli dei Paesi avanzati, tutti caratterizzati da una straordinaria mobilità. Il mondo è il palcoscenico su cui si muovono i nostri ragazzi, che magari s’innamorano di una città, lì trovano l’amore e poi il lavoro, e non sempre è un posto d’eccellenza. Questo non significa che il Veneto sia il terzo mondo e non accetto venga dipinto così. Per rispetto ai tanti ragazzi che restano e per non contribuire ad un certo clima di pessimismo cosmico. Voglio dire ai giovani veneti: non date la partita per persa, il futuro è qui, lottate per agguantarlo».
E l’immigrazione, non è più un’emergenza?
«L’uomo è l’animale che meglio sa adattarsi, diceva Freud. E noi ci siamo adattati. Questo non significa che il problema non esista e lo riscopriremo in primavera, quando ripartiranno gli sbarchi e l’Europa, come sempre, ci lascerà soli».
Ma i migranti non possono dare nuova energia alla nostra regione?
«Tra chi vede nello straniero sempre una risorsa e chi lo vede sempre come un problema, io sto nel mezzo: chi si comporta bene può restare. Gli altri a casa».
Lei prima accennava alle trasformazioni che investono la sanità. Davvero funziona tutto alla perfezione? Nel 2020 non ci sarà nulla su cui lavorare?
«La perfezione non esiste e migliorare è sempre possibile, nella sanità è la nostra sfida quotidiana. Ma ricordo che siamo regione benchmark a livello nazionale e questo vorrà pur dire qualcosa. Si parla della lista d’attesa, non della chirurgia robotica in ogni provincia. Dell’impiegato scortese, non del fatto che qui non si pagano i ticket regionali».
Alcune Regioni hanno eliminato anche quello nazionale, con risorse proprie...
«Stiamo studiando nuove riduzioni anche noi ma stiamo ai numeri: il superticket vale 200 milioni; ma in Veneto non si paga l’addizionale Irpef che vale 1,2 miliardi. Chi esalta le Regioni senza superticket ricorda che lì si paga l’addizionale?».
Molti cittadini si sono fatti sentire in calce al suo post sulla sanità privata...
«Il dossier che abbiamo presentato è incontrovertibile, il budget dei privati rispetto a dieci anni fa è in costante diminuzione. Poi è giusto che i cittadini segnalino. Con 68 ospedali e 60 milioni di prestazioni l’errore è sempre possibile e io parto dal presupposto che il paziente ha sempre ragione: a volte è così, e interveniamo; altre volte no, e vorrei che non fosse sempre tutto strumentalizzato. La sanità è un lavoro di squadra che parte da noi, passa per i medici e arriva ai cittadini».
Il 2020 sarà finalmente l’anno della Pedemontana?
«La inauguriamo entro il 31 dicembre, con l’eccezione dei sei chilometri della galleria di Malo, a lungo sotto sequestro. Quando l’ho ereditata la Pedemontana era un cadavere eccellente: l’idea risaliva al 1990, il progetto al 2002. È il più grande cantiere autostradale aperto in Italia e lo stiamo chiudendo».
Poi ne partiranno di nuovi?
«Sul tavolo ci sono la Via del Mare da Treviso alle spiagge e la Strada Regionale 10 nella Bassa Padovana. Io non mollo anche il Treno delle Dolomiti. C’è chi ci ride sopra ma ridevano anche delle Olimpiadi...».
Dopo i Giochi 2026 e le Colline del Prosecco patrimonio Unesco, qual è il prossimo dossier?
«Grazie all’Unesco le terre del Prosecco che oggi vivono di vino domani vivranno di turismo. Ora lavoriamo per dare riconoscimento Unesco anche al metodo di appassimento dell’Amarone. Quanto al futuro, mi guardo sempre in giro: una nuova idea ce l’ho ma non la dico. Stiamo riaccendendo l’orgoglio di essere veneti».
Sul clima
Il cambiamento climatico è una costante nella vita del pianeta. Greta è giustamente la donna dell’anno. Ma c’è un quadro con le gondole che navigano in piazza San Marco. È del 1825
Pedemontana
La apriamo entro fine anno, con l’eccezione della galleria di Malo
Chiudiamo con l’ambiente: la Regione sta investendo centinaia di milioni sul dissesto, eppure ogni anno affrontiamo una catastrofe diversa. Ci si deve rassegnare?
Giovani in fuga Dati in linea con gli altri Paesi avanzati, non siamo il Terzo Mondo
«Sono commissario per l’alluvione del 2010, il terremoto in Polesine, la tempesta Vaia, l’Acqua Granda. Ogni anno firmo decine di stati di emergenza. Lavoriamo per mitigare gli effetti devastanti della Natura, spesso accentuati dalla condotta sconsiderata dell’uomo. Ma il cambiamento climatico è una costante nella vita del pianeta e anche qui condanno esagerazioni e strumentalizzazioni. Greta Thunberg è giustamente la donna dell’anno. Ma c’è un quadro con le gondole che navigano in piazza San Marco, l’ha fatto Vincenzo Chilone. Nel 1825.