Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Gabriel e la nascita multipla che apre il 2020

Verona, a mezzanotte il primo vagito del bebè romeno e di due gemellini

- di Giovanni Montanaro

Gabriel ha gli occhi chiusi, labbra carnose che scompaiono nei bordi esili, mani che imparano a muoversi dentro guanti bianchi. Ha la buffa grazia di ogni neonato e qualcosa di suo, un po’ di fierezza. La mamma sorride, bella, due occhi azzurrissi­mi.

Gabriel è il primo nato in Veneto di questo 2020, poco dopo la mezzanotte, a Verona, da una coppia di ragazzi che vengono dalla Romania. In realtà, alla stessa ora è nato anche il primo di due gemelli (l’altro ha seguito di poco), sempre a Verona, e i genitori sono concentrat­i su quello, che stiano bene, niente foto sui giornali per il momento, ci sarà tempo. Ogni anno si festeggia dovunque il primo nuovo nato, il simbolo di ogni comunità che ricomincia. Anche la nostra ricomincia. E allora mi pare significat­ivo, forse istruttivo, che quest’anno la prima nascita siano in realtà due, forse tre.

I temi

La crisi, il clima, la politica e i giovani che se ne vanno

I primi nati dell’anno, in Veneto, sono due gemelli venuti alla luce proprio a mezzanotte, all’ospedale di Verona. Alla stessa ora al Sacro Cuore di Negrar è nato Gabriel, figlio di una coppia residente a Bardolino. Pesa tre chili e tre etti per la gioia di mamma Anka. A Cittadella, alle 00.16, Leonora Kacani ha rallegrato il Capodanno dei genitori albanesi e del fratellino. Nella città metropolit­ana di Venezia, invece, alle 00.53, è nato Davide, all’ospedale di Mirano. È il sesto figlio di una coppia originaria della Costa d’Avorio che abita a Marghera.

A Vicenza la prima nata si chiama Bianca Mia e ha visto la luce all’1.42 al San Bortolo. La famiglia è dell’Est. A Treviso infine ha emesso il suo primo vagito, alle 3.17, una bimba senegalese, Farmata.

Questa prima nascita multipla ha a che fare con la differenza, l’abbondanza, gli imprevisti cui la fortuna ci costringe. Con il fatto che la vita non fa classifich­e, ma società. Esistiamo solo se siamo società, se siamo insieme. Quanto lo si capisce in questi giorni familiari, in cui alla liberazion­e, al rinnovamen­to, alla festa che invoca speranza si unisce il caldo dei legami, delle cose domestiche, delle cose quotidiane che sembrano all’improvviso eccezional­i, e che in questi giorni un poco si semplifica­no e talvolta si complicano, in un tempo solido e sdrucciolo al tempo stesso. In cui scalda l’affetto, l’amore, l’amicizia, ma può soffiare più furiosa la solitudine, può graffiare l’incomprens­ione. Serve pazienza, serve forza. Serve tempo.

Ed ecco allora quello che mi pare il segno più potente della prima nascita multipla. La grande fatica, di ogni parto, di un parto difficile. La grande fatica che facciamo tutti, e qualcuno più di altri. Niente viene semplice, in ogni gioia c’è lavoro, in ogni ricamo c’è tessuto, in ogni felicità c’è tenacia, in ogni amore c’è rischio del dolore.

Così, in questi giorni in cui il tempo pare scivolosis­simo, rapido, pare quasi passare inutilment­e, in cui «siamo già arrivati al 2020, pare impossibil­e», è importante invece capire il tempo che c’è stato. Come

Gabriel, ciascuno di noi ha ancora la sua vita davanti. Ma chi ha tanta vita anche dietro, non può non partire da lì. Non può dimenticar­e un decennio anche duro, per le nostre terre.

Restano intatti i problemi, ostiche le soluzioni; le difficoltà economiche dei singoli e delle imprese, le sfide difficili di un tempo multietnic­o, lo scadimento della politica, l’emergenza ambientale, i ragazzi che se ne vanno sempre più spesso all’estero, e forse più di tutto un certo smarriment­o di questi tempi, così pieni di libertà e vuoti di certezze, terribile terremoto per anime sensibili.

E non solo: la sfida è spesso dentro, il culto che ha ciascuno per i propri difetti, l’indolenza o l’impazienza, il vittimismo, l’abitudine a ripetere gli errori, l’aggressivi­tà che dilaga senza motivo, le semplifica­zioni, la sensazione di potersi bastare da soli. Ma, in qualche modo, anche quest’anno siamo ancora qui. Siamo ancora qui anche con risultati straordina­ri, con resilienza e bellezza. E abbiamo ancora voglia di ripartire, e in ogni caso non possiamo mica fare di diverso. Cambia la stagione, bisogna cambiare anche noi. In fondo, siamo tutti come Gabriel, come i due gemelli; ancora una volta siamo pronti per cominciare.

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Primo nato Gabriel con mamma Anka
 ?? (Foto Sartori) ?? Nel Veronese Mamma Anka con il piccolo Gabriel, venuto alla luce a mezzanotte all’ospedale Sacro Cuore di Negrar
(Foto Sartori) Nel Veronese Mamma Anka con il piccolo Gabriel, venuto alla luce a mezzanotte all’ospedale Sacro Cuore di Negrar

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