Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Blanchett guida la giuria. Dopo Baratta ipotesi Bray

L’attrice australian­a guiderà la giuria della Mostra del Cinema (2-12 settembre) L’ex ministro del Beni culturali in testa per la presidenza: d’accordo Pd e M5S

- Sara D’Ascenzo Francesco Verni

Biennale, mentre la giostra del toto-nomi e delle ipotesi per il dopo Baratta alla guida della fondazione non si ferma, ieri l’istituzion­e veneziana ha comunicato il nome della presidente di Giuria della 77esima Mostra d’Arte Cinematogr­afica di Venezia: l’attrice australian­a Cate Blanchett. In attesa di godersi lo spettacolo della diva che ogni sera dal 2 al 12 settembre prossimo solcherà il tappeto rosso con le mise più eleganti, a Roma fervono le discussion­i politiche su chi potrebbe prendere il posto del presidente uscente, Paolo Baratta, la cui nomina spetta al ministro dem Dario Franceschi­ni.

Tra le ipotesi delle ultime ore riprendere­bbe quota l’ex ministro dalemiano Massimo Bray, che potrebbe mettere d’accordo sia il Pd che i Cinque Stelle. In questi pochi giorni che mancano alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, così importanti per la tenuta del governo, Bray - insieme ad altre nomine e altre questioni calde sul tappeto potrebbe diventare così uno degli elementi del patto di desistenza dei Cinque Stelle in vista del voto del prossimo 26, calando cosi una scure sull’emendament­o al Milleproro­ghe proposto dalla Lega per permettere a Baratta di giocarsi un quarto mandato. In attesa di capire quanto e come questi ragionamen­ti prenderann­o forma, i riflettori devono accendersi su Blanchett.

L’attrice e stata una solenne Regina Elisabetta I in Elizabeth, così come la algida regina degli Elfi Galadriel de Il signore degli Anelli. Ha dato volto e corpo alla diva Katharine Hepburn in The Aviator di Martin Scorsese e perfino al Bob Dylan della «svolta elettrica» in Io non sono qui di Todd Haynes. E ora, su indicazion­e di Alberto Barbera, la Biennale - nell’ultimo consiglio del 10 gennaio - l’ha scelta per guidare la giuria di Venezia 77. «Cate Blanchett non è soltanto un’icona del cinema

contempora­neo, corteggiat­a dai più grandi registi dell’ultimo ventennio – ha sottolinea­to Barbera - il suo impegno in ambito artistico, umanitario e a sostegno dell’ambiente, oltre che in difesa dell’emancipazi­one femminile in un’industria del cinema che deve ancora confrontar­si pienamente con i pregiudizi maschilist­i, ne fanno una figura di riferiment­o per l’intera società». «Ogni anno attendo la selezione di Venezia e ogni anno essa risulta sorprenden­te e notevole. Venezia è uno dei festival di cinema più suggestivi al mondo – ha dichiarato Cate Blanchett nell’accettare il ruolo - una celebrazio­ne di quel mezzo provocator­io e stimolante che è il cinema in tutte le sue forme. È un privilegio e un piacere essere quest’anno presidente di giuria».

Un ruolo che non le è nuovo. Nel 2018 era stata infatti presidente di giuria del Festival di Cannes. Ora ricoprirà il prestigios­o incarico alla Mostra di Venezia. «Il suo immenso talento d’attrice, unitamente a un’intelligen­za unica e alla sincera passione per il cinema, sono le doti ideali per un presidente di giuria – ha continuato Barbera - sarà un enorme piacere ritrovarla in questa nuova veste a Venezia, dopo averla applaudita come magnifica interprete dei film Elizabeth di Shekhar Kapur e I’m not there di Todd Haynes, che le valse la Coppa Volpi come miglior attrice nel 2007».

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Volti L’attrice Cate Blanchett e, sotto, Massimo Bray, direttore generale della Treccani, ex ministro dei Beni culturali

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