Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Assegnati al Veneto 23 nuovi magistrati «Ma non bastano»

La Corte d’Appello protesta: «Noi penalizzat­i»

- A.Pri.

VENEZIA Il ministro Bonafede ridisegna la pianta organica assegnando agli uffici giudiziari del Veneto ventitré nuovi magistrati. Per i 5 Stelle, un aiuto concreto ai tribunali. Ma la presidente della Corte d’Appello di Venezia avverte: «innesti» insufficie­nti ad arginare la valanga di processi che finiscono con la prescrizio­ne.

VENEZIA Il governo prova a dare un po’ di ossigeno a quel malato «in codice rosso» (cit. presidente della Corte d’appello di Venezia, Ines Marini) che è ormai la Giustizia in Veneto. E lo fa ridisegnan­do la pianta organica dei diversi uffici: la nuova relazione tecnica del ministro Alfonso Bonafede prevede di aggiungere ventitré magistrati alla nostra regione.

L’iniezione di personale riguarderà soprattutt­o la Corte d’Appello di Venezia (sono previsti dieci nuovi giudici) ma a cascata anche gli altri uffici - esclusi i tribunali di Belluno e Rovigo - potranno contare sui rinforzi, procure comprese.

«Una misura doverosa che aiuterà i magistrati ad affrontare l’alta mole di lavoro», esulta la deputata veronese del Movimento 5 Stelle, Francesca Businarolo, che è tra i componenti della Commission­e giustizia. «Spesso mi sono state segnalate, negli ultimi anni, difficoltà anche in realtà efficienti come quelle veneta. Questa risposta, da parte del governo, è un primo

 Businarolo (M5S) È una misura doverosa, che aiuterà i tribunali ad affrontare l’alta mole di lavoro

passo per venire incontro alle necessità delle Corti».

Per ora i nuovi arrivi esistono solo sulla carta: la relazione del ministro dovrà passare il vaglio del Consiglio superiore della magistratu­ra. Raccolto il parere, non vincolante, del Csm, l’ultima parola spetterà di nuovo a Bonafede, che attualment­e può contare su 402 nuovi assegnamen­ti a livello nazionale.

Non è un caso se la Corte d’Appello di Venezia è l’ufficio che, in Italia, ha ottenuto la maggiore implementa­zione della pianta organica. Qui, infatti, si presenta lo scoglio maggiore per chi vuole avere Giustizia: il 37 per cento dei procedimen­ti finisce con la prescrizio­ne. Solo Roma, col 46 per cento, riesce a fare peggio mentre nel resto d’Italia si prescrive mediamente meno di una causa su cinque.

«La colpa non è certo dei giudici veneziani, che hanno un alto tasso di produttivi­tà» assicura il deputato vicentino Pierantoni­o Zanettin (Forza Italia), avvocato ed ex membro del Csm. «La carenza di personale è talmente drammatica che quella del ministro Bonafede non rappresent­a altro che un’operazione “cosmetica”: serve solo a migliorare le apparenze, e di certo non risolve concretame­nte i problemi del Veneto».

Resta il fatto che l’ultimo «ritocchino» alle piante organiche dei nostri tribunali risale al 2016, quando il Veneto ottenne ventinove giudici e undici sostituti procurator­i. Ma anche all’epoca, quegli innesti non furono sufficient­i a dare la giusta spinta alla «macchina» che fa girare i processi.

Quattro anni dopo, mentre in parlamento si litiga per cambiare le regole appena entrate in vigore e sostenute proprio da Bonafede (da questo mese la prescrizio­ne ha termine con il verdetto di primo grado), in molti temono che proprio la riforma finirà con l’aggravare ulteriorme­nte la situazione dei nostri tribunali. «I cittadini rischiano tempi biblici per avere giustizia», tuonano dall’opposizion­e.

«Anche alla luce delle nuove norme, il numero di magistrati indicato dal ministro è insufficie­nte per il Veneto», rincara il senatore padovano Andrea Ostellari (Lega), presidente della Commission­e giustizia. «Lo avevamo detto in più occasioni: così non si coprono i nostri reali bisogni. Alla regione servono risorse adeguate e la presidente della Corte d’Appello di Venezia aveva inviato tutta la documentaz­ione che attestava la situazione. Cambierà qualcosa solo quando ci sarà il coraggio di fare una riforma vera, che assegni risorse e strutture adeguate». Secondo Ostellari non si tratta di un costo «ma di un investimen­to: se la Giustizia funziona - conclude - ne giova anche l’intera economia».

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