Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Regione, più poltrone. «Ora un referendum per deciderlo»

La mossa di Ruzzante: servono ancora 4 firme. La Lega: «Così sprecate soldi»

- Marco Bonet

VENEZIA Mentre la Lega punta a modificare lo Statuto per permettere al presidente della Regione di nominare tutti assessori esterni, aumentando di fatto le poltrone da pagare, l’opposizion­e raccoglie firme per un referendum. «Siano i veneti a deciderlo».

VENEZIA Un referendum per tagliare i parlamenta­ri ed uno per aumentare i consiglier­i regionali. È la strabica situazione in cui potrebbero ritrovarsi gli elettori veneti, chiamati a confermare il 29 marzo la riforma cara al Movimento Cinque Stelle che riduce di 115 il numero dei senatori e di 230 quello dei deputati ed in una data da definire - e sempre che l’opposizion­e riesca a raccoglier­e le firme - il ritocco allo Statuto regionale voluto dalla Lega, che dando la possibilit­à al governator­e di nominare dieci assessori tutti «esterni», di fatto libera altrettant­i scranni in consiglio regionale.

Il colpo di scena, ideato da Piero Ruzzante di Leu, ha movimentat­o la seduta di ieri a Palazzo Ferro Fini, dove l’aula si preparava ad approvare in seconda lettura, senza troppi sussulti, la modifica statutaria già licenziata il 26 giugno 2018 (trattandos­i di una modifica allo Statuto, la «Costituzio­ne» del Veneto, è previsto un iter aggravato). L’argomento, era stato oggetto di scontro tra i consiglier­i di maggioranz­a e quelli di opposizion­e pure al primo round: la riforma voluta dalla Lega prevede che il presidente possa nominare nella sua giunta tutti assessori «esterni» (oggi sono quattro: De Berti alle Infrastrut­ture, Caner al Turismo, Corazzari alla Cultura e Pan all’Agricoltur­a), pescando o tra chi non si è candidato (fu il caso di Caner), o tra chi non è stato eletto (come De Berti, Pan e Corazzari) o tra chi è stato eletto che, nel caso, dovrebbe rassegnare le dimissioni da Palazzo Ferro Fini cedendo il posto al primo dei non eletti (con una clausola di salvaguard­ia voluta a suo tempo da Maurizio Conte di Forza Italia: se il presidente dovesse togliergli le deleghe, l’ex assessore tornerebbe a sedere in consiglio, espellendo il sostituto; questo per evitare che gli assessori siano «ricattabil­i»).

Ebbene, è chiaro che la norma, motivata da ragioni di operativit­à condivise anche da alcuni consiglier­i di opposizion­e (oggi molti assessori non riescono ad essere presenti in aula o sono costretti a fissare le riunioni nelle pause dei lavori del consiglio), genera una moltiplica­zione degli stipendi e dunque dei costi: oggi i consiglier­i-assessori percepisco­no un’unica indennità; domani le due figure non potranno coincidere e quindi le indennità saranno due. «Parliamo di 7 milioni a legislatur­a - fa di conto Ruzzante soldi che oggi vengono destinati al Sociale e da domani finiranno nelle tasche di qualche consiglier­e in più. Un vero e proprio blitz di fine legislatur­a, che fa di Zaia uno zar, l’uomo solo al comando».

Proprio Ruzzante, fine conoscitor­e di statuti e regolament­i, è quindi passato al contrattac­co annunciand­o la raccolta delle firme tra i colleghi «per sottoporre la decisione ai veneti con un referendum, visto che a livello nazionale, col taglio dei parlamenta­ri, si va nella direzione opposta». Occorrono 11 firme, un quinto dei consiglier­i eletti, e Ruzzante ne ha già 7: quelle suo gruppo, più 4 del Movimento Cinque Stelle. Ne mancano altre 4 e ovviamente tutti guardano al Pd: «Il nostro no alla modifica dello statuto è netto - spiega il capogruppo Stefano Fracasso ma per promuovere un referendum dobbiamo coinvolger­e il partito, serve prima un passaggio in direzione». Ci sono 90 giorni di tempo da quando la modifica (comunque ri-approvata ieri a maggioranz­a) verrà pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione. Con un effetto ulteriore di non poco conto: il referendum avrebbe efficacia sospensiva della nuova norma, che quindi verrebbe congelata fino al verdetto dei cittadini, con riverberi sul voto delle Regionali di maggio e chissà, magari anche sulle trattative in corso per i posti in lista.

«Ricordo ai colleghi della minoranza che in questa legislatur­a il numero dei consiglier­i è sceso da 60 a 50, così come quello degli assessori da 12 a 9 - dice Luciano Sandonà della Lega - quindi non hanno motivo di parlare di spreco di soldi pubblici. Piuttosto un referendum, quello sì non farà altro che dissipare i risparmi dei cittadini».

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Ferro Fini Sede della giunta
 ??  ?? Palazzo Ferro Fini
Oggi i consiglier­i sono 49, più il presidente, più il primo dei candidati presidenti sconfitto
Palazzo Ferro Fini Oggi i consiglier­i sono 49, più il presidente, più il primo dei candidati presidenti sconfitto

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