Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sesso con le calciatric­i due anni all’ex allenatore

Il coach aveva già risarcito le giovani. La chat hard scoperta da una madre

- Rossi Tonon

LORIA (TREVISO) È stato condannato a due anni, pena sospesa, l’ex allenatore del Futsal Giorgione accusato di aver avuto rapporti sessuali con due calciatric­i minorenni e di averne adescata una terza. L’inchiesta su Peter Priamo era scattata quando la madre di quest’ultima aveva scoperto la chat con l’uomo, al quale la ragazza aveva inviato foto nuda.

LORIA Due anni e pena sospesa. Pur non avendo accolto la richiesta finale della difesa per un’assoluzion­e, la sentenza emessa ieri dal gup di Venezia Gilberto Stigliano Messuti nei confronti di Peter Priamo recepisce quanto proposto inizialmen­te dal suo avvocato Simone Vianello. Il trevigiano di Loria, ex allenatore nel Futsal Giorgione, era accusato di aver avuto rapporti sessuali con due giovani calciatric­i, consenzien­ti, e di averne «adescata» una terza.

L’inchiesta era partita proprio dalle lunghe chat con quest’ultima, durante le quali lei gli aveva mandato anche una foto senza veli, «intercetta­ta» dalla mamma della giovane. Di fronte a queste accuse aveva cercato di patteggiar­e due anni, ma il gup Maria Luisa Materia non aveva accolto l’istanza. Priamo aveva ammesso i fatti e risarcito le ragazzine con una somma complessiv­a di 11 mila euro, ma nonostante questo non era riuscito ad arrivare alla sospension­e della pena. Questo perché il gup l’aveva ritenuta troppo bassa.

L’ex allenatore, oltre a rispondere dell’accusa di atti sessuali con minore e adescament­o, era infatti accusato anche di detenzione di materiale pedopornog­rafico. Durante la perquisizi­one del suo computer erano spuntate foto hard di ragazze molto giovani, apparentem­ente minorenni. A quel punto il processo è stato affidato al gup Stigliano Messuti e Priamo ha scelto il rito abbreviato.

Durante la precedente udienza svoltasi a inizio gennaio, il pm Giorgio Gava ha concluso la propria requisitor­ia chiedendo una condanna a due anni di carcere per l’imputato. Alle accuse aveva però risposto l’avvocato Vianello, contestand­o dal punto di vista giuridico la sussistenz­a del reato e chiedendo l’assoluzion­e per Priamo. L’accusa di atti sessuali, infatti, prevede il reato solo quando la ragazzina, anche se consenzien­te, ha meno di 14 anni, che tuttavia salgono a 16 se l’adulto è una persona a cui il minore è stato affidato. «Priamo però, pur lavorando per la società, non era l’allenatore della squadra» ha sostenuto il legale, sottolinea­ndo poi che i rapporti sarebbero avvenuti al di fuori del contesto calcistico e in modo consenzien­te. Rispetto all’accusa di adescament­o, poi, l’avvocato Vianello ha evidenziat­o che «come dimostrano alcuni messaggi, i contatti sono avvenuti quando la ragazza aveva già compiuto i 16 anni». Infine il materiale pedopornog­rafico. In questo caso il legale ha ricordato che Priamo è un tecnico informatic­o e per questa ragione «si trova spesso a lavorare con i computer dei suoi clienti, dai quali può capitare che scarichi dei file, a volte anche per errore». «Inoltre non stiamo parlando di foto che ritraggono bambine bensì giovani ragazze - continua il legale - che lo stesso perito della Procura ha sostenuto non fosse possibile dire con certezza essere minorenni».

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Le protagonis­te Sarebbero state due, oltre ad una terza atleta adescata

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