Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Ascopiave, i piani sono chiari Maggioranza pubblica salda»
Della Giustina (Asco Holding) dopo il blitz di A2a: «Le minoranze vanno e vengono»
TREVISO I soci stiano tranquilli. Asco Holding è per il 99% in mano ai Comuni e la sua partecipazione nella quotata Ascopiave si è ulteriormente irrobustita e vale ora il 52%. E la recente partnership fra la quotata ed Hera non può che promettere risultati e ricadute sul territorio più che soddisfacenti. A quattro giorni dall’uscita di Amber dall’azionariato di Ascopiave e la cessione di parte delle quote (il 4,16%) ad A2a, giudicato ostile in casa Asco, il presidente di Asco Holding, Giorgio Della Giustina, manda segnali rassicuranti a chi, per lui, s’inquieta per «voci e interpretazioni spesso allarmistiche e prive di fondamento».
E ancora: «Osserviamo ovviamente con grande attenzione i movimenti di mercato intorno ad Ascopiave – aggiunge ma anche con la serenità di chi ne detiene la quota di maggioranza assoluta ed è consapevole della presenza di un chiaro e condiviso progetto industriale». Mentre la holding pubblica condivide «l’operato del management, convinti che siamo di fronte a un’operazione industriale destinata a generare valore per il territorio». Operazione consistita, alleati con Hera, nella cessione della maggioranza delle società di vendita energia sul libero mercato per puntare sulla distribuzione.
La turbolenza era iniziata a fine gennaio quando il fondo inglese Amber era uscita cedendo un 2,5% di Ascopiave ad Hera e, l’indomani, altri 4 punti abbondanti ad A2a, diretto concorrente della prima. Inducendo uno strabismo preoccupante: Hera è socia per metà di Asco nella newco Estenergy
mentre i lombardi si stanno alleando con Aim Vicenza e Agsm Verona. Dialogo oggetto, a metà gennaio, di rilievi del presidente di Ascopiave, Nicola Cecconato, dopo quelli di Hera.
Nella dialettica si era inserito sabato anche il presidente di Finint e Save, Enrico Marchi, due anni fa incaricato dalla Holding di elaborare un progetto per superare i vincoli imposti dalla Legge Madia di riforma delle partecipate di enti pubblici, poi accantonato. Per Marchi l’ingresso di A2a in Ascopiave non è che la prima mossa in una scacchiera in cui lombardi ed emiliani si spartiranno i gioielli veneti, affossando il progetto di un polo veneto delle multiutility. La chiave dei timori di Marchi, e non solo: se A2a, legata ad Aim-Agsm, mette piede in Ascopiave, diventando il secondo azionista, cosa potrà accadere? È vero che gli altri soci (Hera al 2,5% e Asm Rovigo al 4,4%) potrebbero unire le forze e, con le azioni proprie di Ascopiave, mettere insieme una forza alleata della Holding che vale l’11%.
È anche vero, però, che nella pancia della Holding stessa c’è un socio privato spigoloso, quella Plavisgas che vale meno di un punto ma che è promotrice di una causa civile al termine della quale una decina di Comuni potrebbero esser costretti a rinunciare alle quote. Che sarebbero acquistate da Plavisgas e che, sempre in linea teorica, potrebbero essere messe sul mercato e diventare appetibili ad A2a. Fantafinanza? Forse sì. Anche perché c’è chi sottolinea che il nuovo statuto della Holding pone un tetto di voto al 10% al di là delle quote detenute, limiti, prelazioni e gradimenti nella vendita delle azioni.
Intanto Della Giustina sottolinea che in mano alla Holding c’è anche il «voto rafforzato», introdotto con l’ultimo statuto e che garantisce più peso ai voti dei soci presenti da almeno due anni. Per la Holding dalla primavera 2021, il 52% varrebbe in assemblea il 67%. Per il resto, conclude il presidente, «i soci di minoranza privati vanno e vengono, mentre la maggioranza saldamente in mano pubblica invece resta».