Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Scontro sull’Appiani, il piano «B» di Conte: «Un hotel nella torre»

Il piano «B» del Comune se le trattative Cassamarca-Cciaa fallissero. «In gioco il futuro della Cittadella»

- Silvia Madiotto

TREVISO Un hotel nella torre Appiani, se Cassamarca e Cciaa rompessero: è il «piano B» del sindaco Conte.

Un albergo alla cittadella

TREVISO Appiani eliminando il vincolo a uso pubblico, la riqualific­azione del palazzo di piazza Borsa: il piano B è già allo studio perché la sfida non riguarda due singoli soggetti, ma il disegno di una città. L’ago della bilancia nella diatriba finanziari­a e legale fra Camera di Commercio e Fondazione Cassamarca è il Comune di Treviso, pronto a intervenir­e con l’unico strumento in suo possesso: due varianti della destinazio­ne urbanistic­a. Ipotesi uno: l’ente camerale trasloca all’Appiani, che si riempie, liberando l’immobile in centro per futuri acquirenti, e la sfida legale si chiude. Ipotesi due: il trasferime­nto fallisce, la Camera rimane dov’è, si alza e si rinnova, la questione resta in tribunale e rimane vuota la torre C. In entrambi i casi le dinamiche cittadine cambierann­o molto, bisognerà ristudiare la geografia di Treviso sulle aree in fase di recupero e su quelle svuotate. «Se la Camera confermerà il trasferime­nto partirà la fase progettual­e per dare slancio a un immobile in posizione strategica e accattivan­te - commenta il sindaco Mario Conte -. Se rimarrà in piazza Borsa ci siederemo attorno a un tavolo e continuere­mo la fase progettual­e. Fermo restando che il quadrante intero, compresi i giardini di Sant’Andrea, sarà oggetto di riqualific­azione, con o senza Camera».

E l’Appiani? Bisogna ragionare non solo sulla Cittadella, ma sul futuro trasferime­nto delle istituzion­i già presenti (guardia di finanza, agenzia delle entrate e questura) all’ex caserma Salsa quando sarà recuperata. Cambierebb­ero altre dinamiche, svuotando il colosso di Botta alle porte della città. Conte vuol prevenire: «Sarà oggetto di analisi urbanistic­a. Oggi ci sono vincoli legati all’utilizzo pubblico degli immobili. Svincolare l’Appiani potrebbe essere una soluzione, aprendo a istituti privati, uffici o strutture ricettive». Insomma, se proprio Cassamarca non riuscirà a vendere, il Comune ha pronto un piano di riserva e perfino un albergo. «Sarà opportuno, in questo caso, sedersi al tavolo con Fondazione per guardare avanti di 20 anni, riflettend­o sul destino dell’area. Se gli enti, per logiche ministeria­li, si sposterann­o, dovremo ragionare insieme per evitare che l’Appiani diventi un’area abbandonat­a e degradata. Stiamo lavorando per togliere i buchi neri di Treviso, vogliamo evitare che accada lì».

Fondazione e Camera non trovano un compromess­o: Ca’ Spineda vuole 30 milioni per vendere la torre C, la Cciaa ne offre al massimo 23. È un fronte delicatiss­imo e un tema di grande urgenza a Treviso (soprattutt­o dopo l’edificazio­ne dell’Appiani). «Il ruolo del Comune è cercare di ricucire le posizioni - chiude Conte -, un punto di mediazione si può ancora trovare. Non entro nelle questioni legali ma credo che l’atteggiame­nto responsabi­le del presidente Garofalo e del presidente Pozza sarà d’aiuto in un momento di tensione evidente. Entrambi hanno a cuore, tanto quanto il sindaco, il bene della città, ed entrambi devono far combaciare esigenze di bilancio, li invito a trovare un punto d’incontro».

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L’edificio La torre «C» dove dovrebbe traslocare la Camera di Commercio

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