Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Votò le leggi razziali» Biennale, scoppia il caso Volpi
Calimani: ritirate il premio. La nipote: si sposò due volte con donne ebree
VENEZIA Scoppia la polemica sulla Coppa Volpi. Il fondatore della Mostra del Cinema, il conte Giuseppe Volpi, votò nel 1938 per le leggi razziali.
Forse la domanda andrebbe
VENEZIA fatta ad Hadas Yaron, attrice israeliana che nel 2012 vinse la Coppa Volpi come miglior attrice protagonista per il film «La sposa promessa», girato da una regista ebrea ortodossa in una comunità di ebrei ortodossi. Lei, israeliana, ora si ritrova sul comodino un’onorificenza potenzialmente scomoda: la Coppa che porta il nome del Conte Volpi di Misurata, uomo simbolo dell’industrializzazione di Porto Marghera e fondatore della Mostra del Cinema, lanciata nel 1932 per rivitalizzare il Lido che, già allora, risultava turisticamente «un fià straco». Già, perché arriva dritta dritta da Berlino, dove il festival del Cinema locale quest’anno arriva al traguardo della settantesima edizione, il parallelismo che tira in ballo la Mostra del Cinema di Venezia. Se infatti Berlino si è trovata a fare i conti con un «antenato» ingombrante come Alfred Bauer, direttore della Berlinale dal ’51 al ’76 al quale è intitolato il premio dell’Orso d’argento e ha deciso per quest’anno di sospendere il premio quando si è scoperto che Bauer era un fidato collaboratore di Joseph Goebbles, ieri sul Corriere il corrispondente dalla capitale tedesca, Paolo Valentino, si è chiesto: perché non fare lo stesso con la Coppa Volpi, visto che – cita Valentino – uno studio uscito nel 2018 finanziato dalla Cisl e curato dal professor Mauro Pitteri, ricorda come Volpi votò a favore delle leggi razziali del ’38? La proposta è analoga a quella di Berlino: sospendere per un anno la dicitura del premio, non il premio, e affidare a una commissione di storici il compito di disvelare il reale peso di Volpi nella vicenda delle leggi. La Biennale, però, al momento si trova nell’impossibilità di dare risposte: il presidente scelto dal ministro Dario Franceschini, Roberto Cicutto, non ha ancora l’operatività, mentre il presidente in carica, Paolo Baratta, si trova in regime di prorogatio. Di fronte alla mancanza di ufficialità si fa spazio ai commenti. La prima a bollare la proposta come «assurda» è Marina Cicogna, nipote del Conte Volpi – la mamma, Anna Maria Cicogna Mozzoni, era la figlia del Conte – e produttrice cinematografica: «Mio nonno si è sposato due volte – racconta – e tutte e due con due donne ebree per parte di madre. Sia mia madre che mia zia si sono sempre sentite ebree e tutti in famiglia abbiamo sempre detto che quel po’ di cervello che abbiamo lo dobbiamo al po’ di sangue ebreo che ci scorre nelle vene. Mio nonno è stato sicuramente uno che era interessato a fare una grande carriera, ma aveva un pessimo rapporto con Mussolini. Vogliamo cancellare la memoria di Volpi dalla Mostra? A questa gente piace distruggere tutto. Diamo direttamente il festival in mano a Cannes. Mio nonno ebbe la grande intuizione di pensare una Mostra
del cinema in Italia prima degli altri, senza la nostra storia non siamo niente».
La comunità ebraica di Venezia «prende atto» di questa sensibilità, anche se, precisa, «il curriculum di Volpi è uno dei tanti della classe dirigente italiana che approfittarono delle leggi razziali per la scalata sociale. Indipendentemente dalle intuizioni di Volpi sull’industrializzazione del polo chimico e sulla Mostra del Cinema, un approfondimento sul suo ruolo nella vicenda delle leggi razziali sarebbe importante». Per Sandro Parenzo, produttore cinematografico ed ebreo, «tutta questa storia è ridicola. Se fossi un attore e vincessi la Coppa Volpi la ritirerei – dice – se dovessi scavare nel comportamento degli italiani dal ’38 alla fine della guerra dovrei mettere da parte il 50% di loro: per i pochi Perlasca ci sono stati tanti di quegli italiani pronti a segnalare ebrei e a collaborare con nazisti e fascisti. In genere questo zelo non richiesto arriva dagli stessi che in casi simili firmerebbero per le leggi razziali».
Più aperto a una revisione lo scrittore Riccardo Calimani: «Sarebbe bene – dice – capire un po’ meglio la cosa e avere risposte alle domande che vengono poste nell’articolo. Gaetano Azzariti era stato presidente del tribunale della razza durante il fascismo, un tribunale che era anche molto corruttibile, e negli anni ’50 divenne presidente della Corte Costituzionale senza che nessuno dicesse nulla. È sorprendente che certe storie rimangano inalterate. Io, comunque, se fossi un attore la Coppa Volpi non la ritirerei». Infine parla lo storico Pitteri, insegnante di scuola superiore a Mestre: «Io mi sono limitato a riportare quanto scritto dallo storico Renzo De Felice nel libro “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo” e lì appare chiaro che Volpi votò a favore delle leggi razziali, mentre alti dirigenti come Balbo, De Bono e Federzoni si opposero. A Mestre abbiamo ancora una scuola media dedicata a Volpi, mentre l’istituto Pacinotti, che nel ’41 era stato intitolato a Volpi, nel ’45 su impulso del Cln cambiò nome. Oggi si fa finta di non sapere, ma io mi metto nei panni di un attore o di un’attrice ebrea che dovesse ritirare la Coppa Volpi».
Lo scrittore Io, se fossi un attore, la Coppa Volpi non la ritirerei
Lo storico Votò per le leggi razziali, mentre alti dirigenti si opposero