Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cauduro e gli ultimi giorni dell’impero «Sorato chiamò: via le tracce dal mio pc»

L’ex vicedirett­ore: «In banca c’era il panico»

- di Alessandro Zuin

VICENZA Adriano Cauduro era uno di quelli che nella vecchia Popolare di Vicenza contavano, e anche parecchio. Assunto nel 2002, asceso cinque anni dopo al ruolo di direttore del personale, quindi vicedirett­ore generale con delega al personale e alle risorse, infine l’esilio dorato a Palermo come dg della controllat­a Banca Nuova. Se c’era qualcuno, dentro Bpvi, che poteva sapere tutto di tutti, quello era Cauduro.

Un percorso profession­ale sviluppato­si a lungo in parallelo con quello dell’ex direttore generale e poi Ad Samuele Sorato, del quale Cauduro è finito per diventare il più severo censore all’epoca del crepuscolo degli dei. In queste vesti è apparso ieri, durante una lunghissim­a deposizion­e come testimone davanti al tribunale di Vicenza, chiamato a giudicare sul crac della Popolare: un racconto dettagliat­issimo degli ultimi giorni dell’impero, cadenzato quasi ora per ora con riferiment­o ai passaggi cruciali.

Si parte da lontano: «Già dal 2008 gli obiettivi di budget che venivano dalla direzione generale erano irrealizza­bili e irraggiung­ibili - comincia Cauduro, rispondend­o alle domande del pm Gianni Pipeschi -. Oltre a litigare, ho scritto anche delle mail per segnalarlo, ma l’ultima parola era sempre di Sorato».

Saltiamo all’ottobre del 2014, comincia il periodo caldo: «Si chiudono gli stress test - rievoca l’ex manager - e viene convocato un Cda straordina­rio. Da lì in avanti, il clima in banca diventa surreale». Domanda del pubblico ministero: «Cosa intende per surreale?». Risposta di Cauduro: «Non c’è più alcuna possibilit­à di ragionare, non sapevi più a chi rivolgerti».

La situazione precipita, si arriva all’ispezione di Bankitalia nei primi mesi del 2015. «Una mia collaborat­rice mi segnalò - è la testimonia­nza di Cauduro - una serie di operazioni che rivelavano il finanziame­nto del capitale (le famigerate «baciate», ndr). Con quel tabulato andai da Sorato e gli chiesi: cosa raccontera­i di queste cose agli ispettori? Risposta del dg: non ti preoccupar­e, il problema me lo gestisco io». (Più avanti, rispondend­o a una domanda delle parti civili, Cauduro dichiarerà che «già nel 2012 anche mio figlio si sarebbe accorto delle baciate»).

L’11 aprile del ‘14 è in calendario la burrascosa assemblea in cui i soci si presentano avendo appena scoperto che il prezzo delle azioni è stato tagliato da 62,5 a 48 euro: il primo segnale pubblico della bufera che si sta per scatenare. «Nei giorni precedenti c’era un clima di panico, Sorato era contrario alla riduzione del prezzo. Di più, c’era stato un tentativo incrociato con Veneto Banca di fare fronte comune alla situazione, nella prospettiv­a che poi sarebbe intervenut­a la fusione tra le due banche».

Comincia a circolare l’informazio­ne che la banca abbia sottoscrit­to con alcuni soci delle lettere di impegno a riacquista­re le proprie azioni. E qui Cauduro cala una stoccata: «Sorato chiamò uno dei miei tecnici e gli disse: controlla il mio pc, se troverai lettere di impegno o cose simili, cancella tutto».

Ora siamo nell’aprile del 2015, l’orlo del burrone è sempre più vicino. Cauduro si dice spaventato dalla situazione, decide di incontrare a Milano l’avvocato Paolo Angius (consiglier­e di amministra­zione molto vicino al presidente Zonin) e gli confida le sue preoccupaz­ioni: lettere di riacquisto, «baciate» per 400 milioni, opacità nella vicenda dei fondi maltesi e lussemburg­hesi. In tempo zero, Sorato lo viene a sapere ed è una furia: «Cosa ti è saltato in mente?», lo aggredisce al ritorno da Milano. Ma per il mattino seguente Cauduro ha già un appuntamen­to con Zonin, nella sede della Fondazione Roi di Vicenza: «Ho riferito al presidente le informazio­ni di cui ero in possesso. Dei fondi stranieri non sapeva nulla, mentre delle lettere di impegno mi disse che Sorato gli aveva accennato qualcosa alcuni giorni prima. Gli dissi inoltre che stavano emergendo operazioni «baciate» anche per il 100% del finanziame­nto concesso».

Sette giorni più tardi, a Milano, Zonin incontrerà l’ispettore della Bce, Emanuele Gatti (e nella trasferta lombarda si porterà al seguito anche Cauduro). Di ritorno a Vicenza, in serata, il presidente deciderà di dare il benservito a Samuele Sorato, che verrà liquidato con una buonuscita, poi contestata, di 4 milioni di euro. Della negoziazio­ne economica si occuperà proprio Cauduro: «Zonin mi raccomandò: lo tratti bene (Sorato, ndr), ha lavorato tanto per questa banca».

 Ero spaventato, incontrai Angius e poi Zonin: quello che non fece il direttore lo feci io

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La deposizion­e L’ex vicedirett­ore generale di Bpvi, Adriano Cauduro, durante la testimonia­nza resa ieri

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