Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pedoporno sui cellulari a scuola Donazzan: «La famiglia vigili»
Indagati quattro studenti del Cerletti per un video erotico con minori su Whatsapp
CONEGLIANO «Nella drammaticità di questa vicenda, ci sono due cose positive: un genitore attento che intercetta il video e la sua decisione di rivolgersi alla scuola per affrontare insieme il problema. Una scelta sicuramente non scontata». L’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan, commenta così il caso dei quattro studenti dell’istituto enologico Cerletti di Conegliano, indagati dalla procura dei minori di Venezia, per essersi scambiati tramite la chat di WhatsApp, un video dai contenuti pedopornografici.
A scoprire quelle immagini, una decina di secondi di sesso esplicito tra due ragazzini dall’apparente età di 10-12 anni, è stato il padre di uno degli studenti. All’inizio di gennaio, poco dopo la fine delle vacanze scolastiche, ha controllato il telefono cellulare del figlio e si è imbattuto nel video che era stato condiviso e visto non solo dal suo ragazzo, ma anche da tre suoi compagni di scuola. Una scoperta sconvolgente per il genitore che però non ha avuto dubbi. Con il telefono del figlio alla mano si è rivolto all’istituto scolastico nel quale studia insieme ai tre amici. Così è scattata l’indagine da parte della procura dei minori e ora i quattro ragazzi sono indagati.
Il reato di cui dovranno rispondere è pesantissimo, detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Il video sarebbe stato scaricato da internet e poi condiviso tramite social. Su questo stanno cercando di fare chiarezza gli agenti della polizia giudiziaria incaricati delle indagini che dovranno accertare se sia stato scaricato per errore o volontariamente. Probabilmente i quattro studenti non si sono resi conto della gravità del loro comportamento. Non appena ha intercettato il video e ha visto quelle immagini scioccanti, ha invece capito subito che bisognava intervenire il genitore che ha deciso di rivolgersi alla scuola. A denunciarli alla procura di Venezia è stata la dirigente della scuola Mariagrazia Morgan. Una decisione sofferta ma inevitabile: «La dirigente ha fatto il suo dovere di pubblico ufficiale. Non poteva esimersi dal segnalarlo – spiega l’assessore Donazzan -. Ma è chiaro che la situazione viene affrontata anche internamente, a livello educativo. Che è poi il motivo per il quale il genitore si è rivolto alla scuola, riconoscendole fiducia e credibilità».
Secondo Donazzan quando accaduto: «È purtroppo lo specchio di quello che è diventata la società, violenta e perversa. Per fortuna quel genitore ha dimostrato attenzione nei confronti del figlio. Cosa non scontata. E ha controllato il suo telefono. Una cosa che invito a fare a tutti i genitori, non è una violazione della privacy dei ragazzi ma una loro tutela. La scuola può fare molto, ma da sola è impotente. La sinergia deve essere totale, come in questo caso».