Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’etologo Mainardi e le sue «Storie di cani e gatti»
Il libro Esce postuma la raccolta dei articoli e scritti dello scienziato. Ca’ Foscari gli dedica l’Auditorium
Una vita dedicata all’amore per gli animali, quella dell’etologo veneziano Danilo Mainardi. Una passione attorno a cui ha sviluppato una lunga carriera di scienziato e divulgatore.
Per rendergli omaggio, a tre anni dalla morte, esce il libro Storie di cani e gatti e altri animali (Cairo editore, a cura di Patrizia Torricelli), in cui sono raccolti gran parte dei suoi articoli, con molti aneddoti e curiosità.
Il libro verrà presentato martedì all’Auditorium dedicato a Danilo Mainardi dall’Università Ca’ Foscari, a Mestre, in via Torino (ore 12).
La prefazione del libro è di Piero Angela, amico di vecchia data di Mainardi, tra loro anche una lunga collaborazione professionale nella trasmissioni tivù «SuperQuark» e tante serate trascorse insieme a Venezia. Scrive Angela: «Danilo non era solo un grande scienziato, ma una persona con la quale c’era il piacere di ragionare sugli argomenti più diversi, visti attraverso la chiave della natura umana. C’era una grande affinità nei modi di vedere e di pensare».
Nel libro di Mainardi, tante spiegazioni utili e chiare su comunicazione e sentimenti dei cani, sull’iterazione uomo-animale. E il racconto dei cani di personaggi famosi, una bizzarra carrellata con episodi e dettagli che parlano di vero amore.
Con pacatezza, chiarezza espressiva e a tratti anche ironia, Mainardi educa gli umani al benessere degli animali. Narrazione e preziosi consigli di comportamento.
«Perchè un cane sviluppi normalmente il suo comportamento sociale occorre regalargli autonomia, fargli fare esperienze - sottolinea Danilo Mainardi - . La mancanza di libere esperienze ha trasformato cani potenzialmente innocui in belve scatenate».
E fa notare anche: «Il rapporto tra padrone e cane dev’essere fatto di una complicità fatta di conoscenza, di informazioni passate attraverso quel viatico formidabile che è l’affettività. Un’equilibrata educazione da impartire al cane, passa soprattutto da lì: affetto e attenzione».
Dai ricordi indelebili del suo cane «Orso», delle corse insieme sulla spiaggia al Lido di Venezia e i tanti bastoni lanciati e riportati a riva, «in una nuvola di spruzzi e di sapore di sale», Mainardi passa a narrare i «cani famosi», da quelli di Dino Buzzati, ai bassotti di Folco Qulici, ai fedeli 14 compagni a quattro zampe di Peggy Guggenheim.
E poi l’esperienza dei cani e altri animali nelle carceri. A
Venezia e a Verona ai detenuti è stato permesso di incontrare i loro cani, che soffrivano di depressione per la mancanza del loro punto di riferimento umano. E la pet therapy per i detenuti della Casa di reclusione di Milano Bollate, dove dal 2007 sperimentano il recupero con un maneggio interno che ha 10 cavalli.
Naturalmente i gatti e il loro magico mondo. Ma anche gli orsi polari, le balene, i koala.
Fino a «Kung Fu Panda». Il cartone animato, secondo Mainardi, «offre spunti su cui riflettere. Ogni volta che un animale entra in uno schermo, diventa qualcos’altro rispetto al modello naturale di riferimento».
Nei film e nei cartoni animati, «esiste una tendenza a umanizzare gli animali. E questo fa sì che gli spettatori facciano il tifo per la preda, il personaggio buono, mentre il predatore è il cattivo. Con buona pace dell’ecologia e delle reti trofiche».
In definitiva, questo libro postumo di Danilo Mainardi, mette in evidenza ancora una volta attraverso i suoi scritti e articoli, che «il pensiero intelligente non è esclusivo della specie umana».