Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Davide, il giovane docente di social incoronato da Forbes
Da vittima di prese in giro a fondatore del Movimento contro il cyberbullismo e primo docente di Educazione civica digitale. Per Forbes rappresenta la meglio gioventù. E lui assicura: i rischi ci sono ma rinunciare a internet sarebbe sbagliato
Nel 2014, a Cittadella, una ragazzina di 14 anni salì sul tetto di un hotel abbandonato e si gettò di sotto. Da diversi mesi su Ask.fm - un social network ideato in Lettonia - i bulli la tormentavano con frasi agghiaccianti: «Sei una ritardata, grassa e culona», «Ucciditi», «Non sei normale, curati: nessuno ti vuole, nessuno».
Sei anni dopo, un suo ex compagno di scuola gira l’Italia parlando agli studenti delle insidie del web. Si chiama Tommaso, è padovano, e dedica parte della sua vita a impedire che altri adolescenti facciano la stessa fine della sua amica. Lo fa grazie all’associazione «Social Warning Movimento Etico Digitale», una no profit che si batte contro cyberbullismo, hater e leoni da tastiera. È formata da una rete di 150 volontari che finora hanno incontrato gratuitamente più di venticinquemila studenti e settemila genitori.
Il fondatore del Movimento è un vicentino, si chiama Davide Dal Maso e oggi ha 24 anni. L’idea gli venne quando aveva più o meno l’età di Nadia. «Mi fecero delle fotografie in cui apparivo davvero molto goffo», ricorda. «Qualcuno ebbe l’idea di farle circolare da un telefonino all’altro e iniziarono le prese in giro. Più che una ex vittima di bullismo mi definirei il protagonista di un brutto scherzo che però fu la molla che mi spinse a riflettere sulle insidie delle nuove tecnologie». A dirla tutta, ci fu anche un altro episodio. «Il video sexy girato da una ragazzina della mia zona. Lo diffuse il suo fidanzato e lei ne restò così scioccata che per mesi non venne neppure a scuola».
Da tutto questo è iniziata la carriera di Dal Maso che l’ha portato, nel 2019, a essere inserito da Forbes tra i primi cinque under 30 italiani più influenti nel settore Education, mentre nel 2018 gli è stato conferito il premio Italia Giovane per «la sua storia, esperienza personale e professionale nel contrasto al cyberbullismo, che sono esempi positivi che danno lustro al Paese e forte stimolo per le nuove generazioni».
Mentre gran parte dei suoi coetanei ancora studia, lui all’università ci va per fare lezione, segnando pure un record: «Sono stato il più giovane a tenere una docenza, nella storia dell’ateneo di Padova», rivendica con orgoglio. «Ma ho collaborato anche con Verona e Venezia, e a fine mese parlerò alla Bocconi. Nelle mie lezioni affronto il tema dell’imprenditoria giovanile e tento di dare strumenti ai ragazzi per promuovere i loro talenti». Detta così, non è molto chiaro quale sia il suo lavoro. Lui lo spiega in questi termini: «Faccio il “social media coach” per conto di grandi marchi italiani». In pratica gli imprenditori lo pagano perché insegni loro come migliorare gli affari attraverso un corretto utilizzo di Facebook, Twitter, Instagram e piattaforme simili.
Quando non fa il consulente, Dal Maso sale in cattedra. E non soltanto all’università: per la prima volta in Italia una scuola superiore - il Centro di formazione professionale di Trissino - quest’anno ha inserito, all’interno del proprio programma, l’Educazione civica digitale. «Due ore di lezione la settimana - spiega Dal Maso - per spiegare agli studenti il corretto utilizzo delle nuove tecnologie. Si imparano tante cose. Ad esempio come “raccontarsi” correttamente sui social ma anche quale sia il modo migliore per rispondere a un insulto su Facebook o le possibili conseguenze del revenge porn».
Non è un caso che l’insegnamento della materia sia sperimentato proprio in quella scuola: due anni fa, al Cfp di Trissino il preside fu costretto a vietare la diffusione su Instagram di immagini riprese all’interno dell’istituto, perché circolavano video di alunni che sfottevano gli insegnanti e di studentesse intente a truccarsi durante la lezione. «È importante la sensibilità dimostrata dal dirigente Claudio Meggiolaro e dall’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan: è solo grazie a loro che è stato possibile introdurre l’Educazione civica digitale in una scuola, portando così avanti un progetto innovativo e molto utile».
Sia chiaro: non è una mera questione di bon ton applicato a computer e telefonini. Stando ai dati raccolti dall’Osservatorio scientifico di Social Warning, quattro ragazzi su dieci tra i 12 e i 16 anni trascorrono su internet almeno due ore al giorno, imbattendosi nell’esposizione di immagini pornografiche ma anche in episodi di bullismo. Eppure, a fronte dei rischi, solo il 55 per cento dei genitori impone ai propri figli delle limitazioni rispetto all’uso della Rete. E quasi sempre, anche questi «paletti» si traducono in un tempo massimo oltre il quale scatta l’ordine di interrompere la navigazione sul web.
«L’errore più frequente fatto dagli adulti - assicura Dal Maso - è quello di demonizzare le nuove tecnologie. Non si rendono conto che spingere i ragazzi a rinunciarvi, non soltanto è inutile ma si potrebbe rivelare perfino dannoso. Facebook, Instagram, Tik Tok e gli altri social network, se utilizzati nel modo corretto, possono diventare occasione di crescita personale oltre che una prospettiva di tipo lavorativo».
Piaccia o meno, se la «Generazione Z» (come viene identificata quella degli under 25) va educata a un uso consapevole di tablet e smartphone, i genitori devono almeno sforzarsi di conoscere questi strumenti. «Gli adulti sono in imbarazzo nell’impartire regole precise ed esplicite per vivere serenamente il web in famiglia - ammette Dal Maso - forse per la sfiducia con la quale molti di loro hanno sempre visto il digitale». Eppure è sempre più necessario costruire un ponte tra genitori (analogici) e figli (digitali): «È l’unico modo conclude - per arrivare a un sano equilibrio tra la vita online e quella off-line».
Le lezioni Spiego agli studenti il corretto utilizzo delle nuove tecnologie, come rispondere agli hater e usare i social
Generazioni diverse Gli adulti diano regole precise per l’uso del web ai figli: solo così si costruiranno un sano equilibrio