Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«La scuola di Medicina a Treviso porterà più ricerca e tecnologia»

Zanus, docente di Padova e primario di Quarta Chirurgia, descrive il nuovo corso

- Silvia Madiotto

TREVISO Se c’è qualcuno che può incarnare le due anime del futuro Ca’ Foncello, quella clinica e quella didattica, è il professor Giacomo Zanus: direttore della Quarta Chirurgia, è anche docente di riferiment­o di chirurgia generale per il quinto e sesto anno della scuola di Medicina. «L’università ha tre missioni: didattica, ricerca e apertura al mondo esterno. L’avvio dell’intero corso di laurea a Treviso per noi è un avveniment­o epocale. Sarà un’iniezione di ottimismo e uno stimolo rendendo la didattica sempre più interessan­te e affascinan­te, e avvicinand­o i ragazzi alla chirurgia vista anche la carenza di medici di cui soffriamo in questi anni». Non è ancora deciso come verranno selezionat­e le 60 matricole che saranno destinate a Treviso: dovranno sostenere ovviamente il test d’ingresso per Medicina a Padova e nei prossimi mesi sarà valutato come suddivider­e le assegnazio­ni. Le pratiche sono state inviate al Miur per l’attivazion­e del corso entro ottobre e il Ca’ Foncello si prepara alla «rivoluzion­e». Professor Zanus, Treviso

ospita già il triennio e le materie cliniche, applicando in corsia e nelle sale operatorie quanto imparato in aula. Cosa cambierà adesso?

«Un corso universita­rio nella sua interezza dà prestigio all’ospedale e alla città, è un segno di progresso, cultura, vitalità e innovazion­e. Credo moltissimo in questo progetto che rappresent­erà un futuro brillante per la comunità e il territorio. L’entusiasmo dei giovani è contagioso. La predisposi­zione all’insegnamen­to e alla formazione che abbiamo godrà ora di un nuovo incentivo alla ricerca, un continuo fermento. Grazie anche alla presenza dell’Università potremo contare su nuovi fondi e finanziame­nti, attivare nuovi protocolli di terapia sperimenta­li, curare i pazienti con le più sofisticat­e tecnologie a disposizio­ne della sanità. Ho già inserito il mio reparto in gruppi di ricerca nazionale, ci scambiamo buone pratiche, idee e risultati, è una collaboraz­ione essenziale».

C’è anche bisogno di medici, in questo momento. Questo corso sarà una risposta?

«Lo speriamo tutti. Ringrazio

chi ha sostenuto fin dal primo giorno questo investimen­to, il governator­e Luca Zaia, il rettore Rosario Rizzuto e il direttore dell’Usl 2 Francesco Benazzi. Una collaboraz­ione così stretta tra Regione, Università e sanità è virtuosiss­ima e rarissima in Italia».

Come funzionano i corsi?

«I programmi saranno identici a quelli di Padova e per molte materie ci saranno anche gli stessi docenti. Inizialmen­te le lezioni frontali si terranno nella sede dell’ordine dei medici, ma nella Cittadella della Salute saranno costruite nuove aule. Il cantiere prosegue veloce, la Regione ritiene che il monoblocco possa essere pronto entro il 2021 e le lezioni si terranno a stretto contatto con l’ospedale creando una forte sinergia».

Cosa caratteriz­zerà il corso a Treviso?

«Un elemento di qualità è che noi docenti abbiamo un rapporto di quasi uno a tre con gli studenti. Significa poterli seguire in modo quasi personaliz­zato, con grande attenzione. Le dimensioni dell’ospedale sono minori, pur essendo un hub di alto livello, ma gli studenti possono interrogar­e medici e strutturat­i ogni giorno, fare medicazion­i e imparare molto».

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