Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Derby davanti alla tv, 2 cinesi al bar del Vo’
L’ipotesi: il «paziente zero» lavorava in un laboratorio cinese e i colleghi sono andati alla partita. Test in corso
PADOVA Vuoi vedere che è stata tutta colpa del derby? Nel dedalo di contatti occasionali, rapporti stabili e frequentazioni sociali che occorre ripercorrere per risalire al «paziente zero» - quello, per capirsi, che avrebbe infettato i due pensionati di Vo’ Euganeo, poi ricoverati all’ospedale di Schiavonia con esiti letali per il 78enne Adriano Trevisan -, un’accurata indagine di paese, avvalorata anche dal sindaco, porta a uno snodo che potrebbe essere stato cruciale.
É la sera di domenica 9 febbraio, a Milano si gioca il derby Inter-Milan, partita attesissima del campionato di calcio. Alla locanda Al Sole di Vo’ si ritrovano parecchi avventori per seguire la partita su Sky, tra loro c’è anche uno dei due pensionati che poi si ammaleranno, probabilmente proprio il defunto Trevisan.
Nel locale a un certo punto si presentano anche due cinesi, non si sa bene se per seguire a loro volta la partita - l’Inter, si sa, riscuote molte simpatie in Cina da quando proprietario della società è diventato l’imprenditore cinese Zhang Jindong del gruppo Suning -, oppure soltanto per bere qualcosa.
Fatto sta che quei due avventori cinesi fanno parte di un piccolo gruppo di 8 lavoratori, occupati in un laboratorio tessile nella zona artigianale del paese, che, proprio ieri, sono stati portati in ospedale a Padova, per verificare il loro stato di salute e sottoporli al tampone del Coronavirus. Qualcuno di loro, infatti, potrebbe essere rientrato in tempi recenti dalla Cina.
L’esito degli accertamenti medici non è ancora noto ma c’è un particolare: un testimone ha riferito che, martedì 11, uno degli otto - non i due che si trovavano la domenica precedente alla locanda ma un collega che lavora a stretto contatto con loro - stava male e presentava una tosse forte e continua, sintomo tipico dei soggetti colpiti dal virus (nonché veicolo principale, insieme con gli sternuti, del contagio). In quelle stesse ore, Adriano Trevisan e l’altro pensionato colpito dal virus venivano ricoverati, in seguito a quella che allora si pensava fosse una forte sindrome influenzale, all’ospedale di Schiavonia.
Certo, non basta questo per stabilire un collegamento diretto con l’infezione virale che ha condotto Trevisan alla morte ma, conoscendo l’alta contagiosità del Coronavirus, è sicuramente un particolare che va indagato per risalire al possibile «punto zero» da cui è partita la contaminazione. Del resto, è appurato che la vittima - la prima in Italia di quella che ora si teme possa diventare un’epidemia anche dentro i nostri confini - non aveva viaggiato in zone considerate pericolose per contrarre il virus nè, per quel che se ne sa, aveva avuto contatti stabili con soggetti considerati a rischio. Quindi, l’ipotesi al momento più probabile è che il contagio sia avvenuto in modo del tutto casuale. Come una serata al bar a guardare il calcio in tivù, per esempio.
Lo stesso interrogativo - da dove è iniziato il contagio? accompagna per ora anche la vicenda del nuovo caso accertato di positività al Coronavirus, venuto alla luce ieri mattina: quello del 67enne di Oriago di Mira (Venezia), trasferito d’urgenza nella notte tra venerdì e sabato dall’ospedale di Dolo alla rianimazione di Padova. Raccontano a Oriago che stesse male da una quindicina di giorni e che una settimana fa si era presentato in ospedale prima a Mirano e quindi a Dolo, dove era stato ricoverato.
Verosimilmente, c’è un altro «paziente zero» da cercare in un’area diversa della regione: anche il pensionato di Oriago non ha viaggiato all’estero di recente, non risulta che abbia contatti o conoscenze con persone di origine cinese e, di sicuro, non è stato a Vo’ Euganeo e dintorni. Solo per la cronaca, va detto che nella Riviera del Brenta si registra la presenza di numerosi laboratori gestiti da immigrati cinesi che si occupano - in linea con la più nota e tipica delle produzioni manifatturiere locali - di confezionare calzature e tomaie. Ma anche questa, allo stato attuale, è soltanto una coincidenza.