Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
E nell’ospedale in quarantena nascono 3 bimbi
Anche moglie, figlia e nipotino sono risultati positivi al test del coronavirus. Resta ricoverato anche l’amico con cui giocava a carte nei bar del Vo’ Euganeo
Adriano Trevisan in Cina non c’era mai stato. A 78 anni, originario di Monselice, l’esistenza l’aveva passata quasi tutta in quel «suo» paesino immerso tra le colline della Bassa Padovana, costruendo muri e faticando nei cantieri da mattina a sera. Al massimo, nel tempo libero, si concedeva di andare a pescare lucci e pesci persico nelle acque del Bisatto, un canale che dal Vicentino porta fino a Battaglia Terme passando per la frazione di Vo’ Vecchia.
Era sposato, e aveva tre figli: uno di loro ha seguito la «carriera» del padre e oggi gestisce una piccola impresa edile, un’altra si è impegnata in politica.
Anche se da ormai diversi anni Adriano Trevisan era in pensione, la gente del paese si ricordava di lui soprattutto come un bravo muratore: «Grande lavoratore, un professionista serio», dicono. Ma da venerdì nulla è più lo stesso, tanto meno l’immagine di quest’uomo. D’ora in avanti, per tutti sarà soprattutto la prima vittima italiana del coronavirus.
Trevisan, ex titolare di una piccola impresa edile con sede a Vo’ Euganeo, era stato ricoverato una dozzina di giorni fa all’ ospedale di Schiavonia, tra Este e Monselice. I sintomi che presentava avevano fatto pensare a una grave forma influenzale ma poi le sue condizioni sono peggiorate. Il resto, è cronaca di queste ore: il sospetto che potesse trattarsi di Covid-19, il tampone faringeo, il responso del test. Positivo. Poi le complicazioni e, l’altra notte, il decesso.
Ora a Vo’ ci sono dieci persone ricoverate in isolamento perché risultate positive al virus. Tra loro - ha confermato ieri il governatore del Veneto,
Luca Zaia - anche la moglie, la figlia e un nipotino di Trevisan. Gli infettati fanno tutti riferimento a due nuclei familiari: quello dell’ex muratore, e quello di un altro pensionato. Quest’ultimo è un uomo di 67 anni, che fino a pochi giorni fa viveva circondato dai suoi vigneti in una casa sulle colline di Vo’, assieme alla moglie. Entrambi ora sono ricoverati nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Padova perché positivi al coronavirus. A ieri sera, le condizioni di marito e moglie (ma anche quelle dei familiari di Trevisan) non destavano particolari preoccupazioni.
Visto che erano amici, si sospetta che l’origine del contagio sia da cercarsi proprio nelle loro comuni frequentazioni. In paese li si vedeva spesso assieme, la sera, intenti a giocare a carte al Mio Bar o alla Locanda al Sole, che si trovano in centro a Vo’, a duecento metri di distanza.
Proprio in uno dei due locali, il paziente-zero potrebbe aver infettato uno di loro, che poi avrebbe trasmesso la malattia all’amico. E dai due anziani, si è poi trasmessa ai rispettivi familiari. Ed è proprio questo che ora si cerca di capire: perché è solo ricostruendo la catena del contagio, che si può sperare di spezzarla definitivamente.
Luca Zaia
Tra i contagiati a Vo’ Euganeo ora ci sono anche alcuni parenti del deceduto