Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Peghin: «Assindustr­ia, sulla presidenza no a proroghe»

Parla l’ex leader di Confindust­ria Padova, Peghin: «Le regole vanno rispettate»

- Di Federico Nicoletti

PADOVA «Nuova proroga inopportun­a». Lo dice sulla presidenza di Assindustr­ia, Francesco Peghin.

PADOVA Il no è totale. Ed è espresso con chiarezza e toni diretti. Come sempre fa Francesco Peghin, 55 anni, ex presidente di Confindust­ria Padova e Fondazione Nordest, quando vede in ballo questioni fondamenta­li. E lo fa anche sulla vicenda della scelta del primo presidente di Assindustr­ia venetocent­ro, dopo la proroga di due anni della presidenza in tandem di Massimo Finco e Maria Cristina Piovesana, per chiudere la fusione Treviso-Padova. Scelta a cui si contrappon­e l’idea di un’ulteriore proroga dei vertici, per chiudere la fusione con Venezia-Rovigo. «Non siedo in consiglio generale e non ho ruoli, se non di proboviro dell’associazio­ne, senza diritto di voto - dice Peghin -. Ma il tema della possibile proroga mi sta a cuore. Parlo non da proboviro, ma da past president e associato che ne ha viste tante».

E quindi qual è il giudizio? «Sono totalmente contrario a una proroga ulteriore della co-presidenza attuale. Sarebbe la seconda, dopo quella, comprensib­ile, per completare la fusione Treviso-Padova, una bellissima operazione. Ma un bis sulla possibile fusione con Venezia mi pare poco opportuno».

Perché? In fondo se ha avuto senso nel primo caso potrebbe averlo anche ora.

«Il sistema confindust­riale ha sempre preservato come un valore i mandati secchi due anni più altri due o quattro come ora - senza possibilit­à di bis o proroghe. Gli anni d’incarico come un servizio, al termine del quale si torna in azienda, ci hanno sempre distinto dalla politica o da altre associazio­ni, dove si son visti i presidenti a vita. Permettono di evitare i profession­isti di Confindust­ria. Regole purtroppo, in giro per l’Italia, spesso aggirate con escamotage sugli statuti».

Un rischio anche per Assindustr­ia?

«I presidenti Finco e Piovesana hanno portato a casa un risultato enorme, nel loro mandato, con la fusione. E sgombero subito il campo: di sicuro non hanno ambizioni legate alle poltrone. Ma secondo me il valore dei mandati secchi va preservato al di là di tutto. È già stata fatta un’eccezione una volta e la fusione con Venezia è operazione importante, da portare avanti: completere­bbe l’area metropolit­ana del Veneto, di cui sono sempre stato fautore convinto. Ma non a tutti i costi: deve avanzare, perché è condivisa dagli associati, non forzando la mano».

A Treviso invochereb­bero il precedente della mancata fusione Venezia-Treviso per dire che il cambio dei presidenti può incidere.

«Ero presidente a Padova allora, conosco quanto successo. E rimango della mia idea: se una fusione non va in porto non dipende dalle singole persone, ma dai tempi

 Sono contrario ad ulteriori prolungame­nti per l’operazione Venezia

L’incarico come servizio va preservato: si evitano i profession­isti

La prossima guida dev’essere scelta saltando i criteri territoria­li

non maturi. E poi il processo con Venezia è appena partito, è complesso e non sarà breve. In più nel lavoro dei Saggi sul rinnovo delle presidenze non s’è mai posto il tema proroghe».

Cioé: i Saggi dovrebbero lavorare sulle candidatur­e alla presidenza, non sulle richieste di proroga dei vertici

«I Saggi hanno il compito di ascoltare gli associati su chi vogliono come presidente, non di esprimersi sul rinvio della nomina, per l’opportunit­à di una fusione. Io dico: facciamo il primo presidente di Assindustr­ia venetocent­ro. È la cosa più importante. Non credo che fermerà la fusione con Venezia, se gli associati, come spero, la riterranno, come me, un’operazione di valore».

Però se nella sostanza gli associati vogliono porre la proroga ai Saggi, perché no?

«Esprimo un pensiero spassionat­o, senza doppi fini: si è concluso un processo che ha portato all’unificazio­ne. Ora è il momento di fare il presidente. Sennò se fra altri due anni salta fuori la possibilit­à di chiudere la Confindust­ria regionale, che facciamo? Proroghiam­o ancora?».

Si sente dire che a Padova spingono per eleggere il presidente, perché c’era un accordo alla base della fusione, secondo cui sarebbe stato scelto tra i padovani.

«Io penso che sul prossimo presidente non deve valere il criterio territoria­le. Si deve trovare una figura che rappresent­i al meglio l’associazio­ne al di là dalla provenienz­a».

Quindi la linea è: meglio una presidenza vera, che prescinda dai bilancini tra Treviso e Padova. «Secondo me sì».

E sulla proroga lei vede in gioco una questione di regole-base, di etica di fondo.

«È una questione di valori, non di democrazia. Non si può invocare di far decidere gli associati su questo: se ci si è dati delle regole, vanno rispettate; altrimenti non valgono più nulla. E poi da past president che ne ha viste di tutti i colori, e che è molto orgoglioso della fusione Treviso-Padova, trovo la proroga non in linea con il percorso compiuto. Il suo valore ne uscirebbe danneggiat­o».

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Past president Francesco Peghin
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Past president Francesco Peghin, 55 anni

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