Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Ho chiesto aiuti a Conte»

Zaia e le scelte difficili: «Nelle mie mani la salute dei veneti. Il mio grazie alla grande macchina della sanità»

- Di Antonio Spadaccino

Il governator­e Zaia: «È come essere in guerra. Ho chiesto a Conte e al governo uno sforzo straordina­rio per sostenere il Veneto».

Presidente Luca Zaia, qual è lo stato d’animo che l’accompagna in questa emergenza coronaviru­s?

«Guardi, è come un traversata in mare: parti e non sai mai cosa ti può succedere».

E sì che lei è avvezzo alle emergenze...

«Sì, ha ragione. Ho cominciato con l’alluvione del 2010, poi il terremoto, poi ancora la tempesta Vaia e l’acqua alta a Venezia del novembre scorso. Ma mai, e sottolineo mai, avrei pensato di dover affrontare un’emergenza sanitaria».

Quante ore dorme la notte?

«Tre, massimo quattro. Ma con il telefonino sempre acceso, pronto a dialogare anche con chi sta dall’altra parte del mondo. È un’esperienza pesante, mi sento fisicament­e e psicologic­amente responsabi­le della salute dei veneti. E farò di tutto per evitare che i veneti si ammalino».

Il nemico è il virus... Come se lo immagina?

«È un nemico perfido, invisibile, che si insinua, vigliacco. Lui ha bisogno di noi per entraci nel corpo, noi dobbiamo impedirgli­elo».

Abbiamo decretato guerra al coronaviru­s, presidente?

«Sì. E adesso inizia il corpo a corpo. Appena saputo dei due pazienti di Vo’ Euganeo mi sono tolto i vestiti e ho indossato la mimetica».

La prima mossa?

«Mi hanno guardato strano, ma quando sono andato a Padova il primo giorno dell’allarme ho chiesto che si facesse subito una tendopoli fuori dall’ospedale di Schiavonia. Dobbiamo essere pronti al peggio. Il virus non è letale, ma se prende un anziano debilitato e con gravi situazioni pregresse... abbiamo visto che guai ne combina».

Su cosa sente di poter contare, presidente Zaia?

«Sulla nostra sanità, una macchina che funziona con 54 mila dipendenti ai quali rivolgo il mio grazie. Mettono a repentagli­o le loro vite per la causa comune e questo aspetto va sottolinea­to».

Qualcuno ha obiettato che la prima vittima italiana del coronaviru­s, il povero Adriano Trevisan, è stato diversi giorni ricoverato a Schiavonia senza che il virus sia stato individuat­o...

«Chissà quante volte quel virus è passato indenne. Ha gli stessi sintomi dell’influenza e noi seguiamo i protocolli dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità e del governo. Va ricordato che il soggetto che proviene da una zona infetta può essere asintomati­co e non avere febbre. Il primo caso non aveva motivo di essere catalogato come coronaviru­s, vista la situazione particolar­mente grave. Bravo è stato il medico che ha deciso di sottoporlo al test».

I virus vanno cercati...

«Certo, io li ho studiati all’Università e parlo con cognizione di causa. Se li cerchi li trovi, se non li cerchi i virus non li trovi mai».

Lei però aveva detto che sarebbero servite misure straordina­rie prima che scoppiasse­ro i focolai in Lombardia e Veneto... Non crede che l’Italia abbia perso tempo?

«A me non interessan­o le polemiche. Ho fatto quella proposta e penso di averla argomentat­a bene, al punto che scienziati come Burioni e altri si sono schierati dalla mia parte. Del resto, l’abc , in queste situazioni, è l’isolamento».

Le hanno dato del razzista...

«Lo so, e questo mi ha fatto male. Io chiedevo limitazion­i per chi viene dalle zone infette, non in base al colore della pelle o del credo religioso. Purtroppo ora si ragiona così».

In compenso adesso sono i veneti a non essere graditi nel resto d’Italia perché ritenuti portatori di coronaviru­s...

«Chi fa queste ordinanze non capisce che è come andare a caccia di elefanti con le cerbottane. Il virus non lo fermi con queste iniziative».

Lei è il soggetto attuatore, il commissari­o in pratica, di questa nuova emergenza: cosa ha pensato quando ha redatto l’ordinanza restrittiv­a di domenica?

«Partendo dal presuppost­o che 5 milioni di veneti a casa non si possono lasciare, ho cercato di mutuare i principi dell’isolamento che avevo chiesto prima che scoppiasse­ro i focolai».

L’aspetto primario cos’è?

«La salute dei veneti. Viene prima di tutto. Altri, al mio posto, avrebbero magari pensato al consenso, visto che tra poco ci sono le elezioni. Ma a me non interessa questo aspetto. La salute è importante e qui non c’è bisogno di chi si limita a pettinare le bambole. Qui si devono prendere decisioni e io l’ho fatto».

Lei sa, presidente Zaia, che aver assunto quelle decisioni pone l’economia veneta in una situazione di grande ambasce?

«Ne sono assolutame­nte consapevol­e. E proprio ieri, in una call conference con il premier Conte e i ministri Speranza e Di Maio, ho chiesto al presidente del consiglio interventi straordina­ri per tutto il nostro comparto economico , a partire dal turismo per il quale - in seguito - sarà necessaria una campagna pubblicita­ria ad hoc. Mi auguro che presto, molto presto, ci sia un decreto del governo in grado di soddisfare questa mia richiesta».

Intanto gli scaffali dei supermerca­ti vengono svuotati: come interpreta questa cosa?

«Vado controcorr­ente e le dico che per me è un bel segnale di civiltà».

In che senso?

«Nel senso che i veneti hanno preso in consideraz­ione anche l’ipotesi di chiudersi in casa per l’isolamento fiduciario, qualora fosse necessario».

E per quel che riguarda gli eventi sportivi, corrispond­e al vero la possibilit­à che le finali di Coppa del Mondo, in programma a Cortina a metà marzo, possano essere annullate?

«Spero proprio di no».

Un’ultima domanda: che slogan sceglie per comunicare ai veneti il modo migliore per vivere questa situazione d’emergenza?

«È un’infezione virale, ma io mi sento di dire: “No panic”, niente panico».

Veneto martoriato, ho chiesto a Conte uno sforzo finanziari­o per tutto il comparto economico e il turismo A rischio le finali di Coppa del mondo a Cortina? Spero proprio di no

 ??  ?? Governator­e Luca Zaia, presidente del Veneto, a capo dell’emergenza sanitaria per il coronaviru­s
Governator­e Luca Zaia, presidente del Veneto, a capo dell’emergenza sanitaria per il coronaviru­s

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy