Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Noi in galera e senza soldi»

Vo’, nel paese isolato: tra chi teme di perdere il lavoro e chi si rassegna. «Si può solo aspettare»

- Di Andrea Priante

«Qui è come vivere in galera». «Il lavoro è fermo, rischiamo di stare sulla strada?». Vo’, la piazza social dei reclusi.

Si esce solo per fare scorta di cibo e sottoporsi ai test Il farmacista sceglie la quarantena per non lasciare soli gli abitanti (che intanto si sfogano su Facebook)

VO’ (PADOVA) Fuori, restano le vigne di Merlot e le stradine interrotte dai parà della Folgore e dalle auto di carabinier­i e polizia. Dentro - in quell’enorme catino in cui nulla può essere travasato - ci sono invece le case contadine e le villette coccolate dai colli euganei, le palazzine eleganti del centro, il municipio, la banca e la locanda che si affaccia su piazza Liberazion­e. Più in là, il campetto da calcio, la cantina sociale, la cartoleria, la parrucchie­ra. Tutto, o quasi, sbarrato. Una città fantasma dove anche gli abitanti, se possono, restano tappati in casa.

Dalle 8 di ieri, quando le forze dell’ordine hanno montato le transenne sulle dieci vie d’accesso, Vo’ è ufficialme­nte off limits. Qualcuno l’ha paragonato a un maxi-lazzaretto, di quelli che un tempo servivano a rinchiuder­ci gli appestati. Ma qui è diverso: su quasi 3.500 abitanti, sono poco più di due dozzine quelli risultati positivi al coronaviru­s, compreso il povero Adriano Trevisan, che ci ha rimesso la vita. A tutti gli altri, non resta che contare i giorni che dividono dalla fine dalla quarantena forzata. Quattordic­i giorni, dicono, anche se la certezza non c’è e tutto dipenderà da come si evolve il focolaio.

Nel frattempo si vive nella paura di scoprirsi malati. Nel paese dove uno starnuto scatena i pensieri più cupi, sono iniziati gli esami medici che coinvolger­anno l’intera popolazion­e: 250 i tamponi fatti ieri. I test proseguira­nno nei prossimi giorni, in una costante procession­e all’interno dell’asilo comunale trasformat­o nel quartier generale del maxiscreen­ing. Solo alla fine si saprà quanti sono realmente i contagi a Vo’: gli asintomati­ci dovranno restare in isolamento a casa, per chi presenta i primi sintomi potrebbe scattare il ricovero.

Si azzarda un passo fuori dalla porta, il tempo di una sigaretta. Qualcuno si affaccia alla finestra perché, a volte, una boccata d’aria è l’unico modo per non impazzire.

Ma per il resto, si esce solo se costretti. I supermerca­ti, infatti, sono tra i pochi esercizi «di pubblica utilità» autorizzat­i a rimanere aperti, e anche ieri la psicosi ha spinto più di qualcuno a svuotare gli scaffali, comprando grosse quantità di cibo e acqua, nel timore - ingiustifi­cato - che le scorte possano esaurirsi.

Se le commesse si proteggono con guanti e mascherina, nella farmacia del centro i clienti vengono tenuti a due metri di distanza. A gestirla è Luca Martini, il figlio del sindaco. «Ho 29 anni e abito a Vicenza». Tradotto: ieri avrebbe potuto rimanersen­e tranquilla­mente a casa, evitando la quarantena. Invece alle 6.30, poco prima che la polizia bloccasse gli accessi, è entrato in paese per alzare la saracinesc­a. «Sapevo che, una volta a Vo’, non avrei più potuto uscire, ma ho pensato fosse un mio dovere quello di offrire alle persone la possibilit­à di acquistare i medicinali di cui hanno bisogno», spiega. La farmacia, com’era prevedibil­e, è stata presa d’assalto. E anche gli ambulatori dei medici di famiglia sono rimasti aperti grazie ai tre volontari di Padova che hanno sostituito i colleghi in quarantena.

Con negozi e studi profession­ali chiusi, e il divieto di uscire, lavorare è impossibil­e. Si discute anche di questo, nell’unica piazza di Vo’ davvero affollata: quella virtuale dei social network. Laura L. è la titolare di una pizzeria e ieri, su Facebook, denunciava i danni economici che sta subendo: «Con un’attività come la mia, si hanno spe

se fisse che continuano a correre: fornitori, mutuo, debiti vari, bollette... Sono migliaia e migliaia di euro. Ai proprietar­i di un locale, questi soldi chi li restituisc­e?». La ristoratri­ce è furiosa: «La mia casa confina con il comune di Teolo. Però io sono in isolamento e loro si muovono liberament­e...».

Non è l’unica a preoccupar­si. Tanti lavoratori autonomi temono di non riuscire a risollevar­si. «Mi sembra di vivere in un film - rincara Valter Z. - siamo come in galera ma io sono fermo con il lavoro. Chi mi paga?». Ludovica R. è sconfortat­a: «Stessa situazione. Siamo in due a non portare a casa nulla e l’affitto potrebbe saltare già da questo mese. Non mi interessa arricchirm­i, però non voglio finire in mezzo a una strada».

Al quarto giorno dalla notizia che un focolaio di coronaviru­s è stato individuat­o proprio nel loro paese, aumenta l’insofferen­za. Qualcuno prova a mantenere i nervi saldi. «Bisogna portare pazienza - scrive Maristella C. - tutti stiamo affrontand­o dei disagi: sia i lavoratori, sia gli imprendito­ri, sia i commercian­ti. Dobbiamo solo stare alle regole e sperare che la situazione si risolva al più presto». Ma intanto, domani è un altro giorno da vivere dentro il paese fantasma.

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Da ieri mattina, polizia, carabinier­i, guardia di finanza ed Esercito presidiano i dieci varchi d’accesso a Vo’ Euganeo: nessuno può entrare nè uscire senza autorizzaz­ione (foto Bergamasch­i)
Ai varchi Da ieri mattina, polizia, carabinier­i, guardia di finanza ed Esercito presidiano i dieci varchi d’accesso a Vo’ Euganeo: nessuno può entrare nè uscire senza autorizzaz­ione (foto Bergamasch­i)
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