Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Dalla Romania alle Mauritius «Stop a lombardi e veneti»

Ordinanze e disposizio­ni, in Europa e nell’Italia del sud «divieti» per chi viene dalle zone infette

- A.S.

VENEZIA Veneti respinti al mittente con tanto di ordinanze (poi ritirate) dal Molise, dalla Basilicata, da Ischia e dalla Calabria, senza dimenticar­e l’Austria (che aveva bloccato un treno al Brennero), la Francia e persino la Romania, che ha negato il rientro di una studentess­a padovana dell’Erasmus. Il sindaco di Ischia insiste: giusto fermare i veneti.

VENEZIA «Cinesi onti» scrisse in un post su Facebook (poi rimosso con scuse ufficiali) un consiglier­e comunale di Fratelli d’Italia, tale Niclo Scomparin di Casier, nel Trevigiano. Gli dettero - giustament­e - del razzista. Erano gli «albori» del coronaviru­s e i cinesi, nell’immaginari­o collettivo, erano gli untori. Ma con l’evolversi della situazione e i primi focolai di Vo’ Euganeo (dove è morto Adriano Trevisan, 78 anni, prima vittima italiana), Dolo e Venezia centro storico... ecco che gli untori sono diventati i veneti (assieme ai lombardi, per il cluster di Codogno).

Una sorta di nemesi, se vogliamo. I veneti e i lombardi, quelli della Lega e della secessione, quelli del «leon che magna el teron» e della «Padania Libera», respinti al mittente con tanto di ordinanze (poi ritirate) dal Molise, dalla Basilicata, da Ischia e dalla Calabria, senza dimenticar­e le misure speciali dell’Austria (che aveva bloccato un treno al Brennero), della Francia e persino della Romania, che ha negato il rientro nei propri confini una studentess­a padovana dell’Erasmus. E poi c’è la Croazia, che ha deciso di sospendere tutte le gite scolastich­e in Italia per un mese per limitare al massimo il rischio di diffusione dell’epidemia da coronaviru­s. Il ministero degli Esteri ha invece consigliat­o ai cittadini croati di evitare viaggi in Veneto e in Lombardia, regioni che sono state dichiarate «a rischio di contagio da coronaviru­s». Un gruppo di 42 studenti e quattro docenti di un liceo di Pola rientrato da Venezia l’altro ieri, è stato messo in isolamento domiciliar­e e sotto osservazio­ne per due settimane.

Il caso più eclatante si è comunque registrato ieri, quando un aereo Alitalia è atterrato alle Mauritius, in Africa, ed è stato bloccato. «O fate la quarantena di 15 giorni o non potete entrare nel nostro Paese», è stato comunicato ai turisti. Alla fine, sono stati fatti tornare in patria proprio i lombardo-veneti, perché provenient­i dalle zone infettate dal coronaviru­s. «È un’indecenza, ci siamo giocati tutte le ferie», tuona Daniele Tagliapiet­ra, amministra­tore delegato della «Tagliapiet­ra e figli», l’azienda veneziana di famiglia, un riferiment­o per lo stoccafiss­o.

Ma gli «untori» veneti sono temuti anche a Londra, dove la Morgan Stanley, la banca d’affari della City, ha fatto sapere ieri ai propri dipendenti veneti di «non presentars­i al lavoro». Stessa procedura attuata da due aziende campane nei confronti di altrettant­i manager veneziani.

E poi c’è tutto il capitolo dei ricoveri per «sospetti» contagi: nel Casertano, in Calabria, a Vasto in Abruzzo e in Molise. Tutte le persone che sono state sottoposte a test, è stato comunicato dalle rispettive Aziende sanitarie, avevano «trascorso un periodo in Veneto», chi a Verona e chi a Padova. Più coscienzio­si i quattro abitanti di Mussomeli, in provincia di Caltanisse­tta, che tornando da Vo’ Euganeo, si sono messi in isolamento volontario presso le loro abitazioni. Si tratta di quattro muratori che erano nel comune patavino per lavoro.

Molto scalpore hanno destato le ordinanze di Ischia («Divieto di sbarco sull’isola per i residenti di Lombardia e Veneto», recitava il testo) e della Basilicata. La prima è stata annullata direttamen­te dal prefetto di Napoli, Marco Valentini, perché «restrittiv­a e non in linea con le misure adottate dal governo». Per quel che riguarda la seconda, è intervenut­o il governator­e della Basilicata, Vito Bardi, per spiegare che «la quarantena obbligator­ia è solo per i residenti che tornano dopo aver soggiornat­o, per lavoro o studio, nelle regioni del Nord Italia dove si sono registrati i focolai di coronaviru­s».

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