Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Barzan sterzò per uccidersi con l’ex»
Chiuse le indagini sul 22enne di Quinto di Treviso. Nell’incidente morì un’altra donna
TREVISO «Barzan sterzò volontariamente per uccidersi insieme all’ex fidanzata». Sono queste le conclusioni della procura al termine delle indagini sullo schianto che, il 7 giugno dello scorso anno, costò la vita alla 62enne Giuseppina Lo Brutto, la cui vettura condotta dal marito - fu centrata dall’Alfa del 22enne. Al giovane vengono contestati omicidio volontario, tentato omicidio e lo stalking nei confronti dell’ex ragazza, da tempo minacciata.
TREVISO «Christian Barzan ha volontariamente sterzato il volante della sua auto per uccidersi insieme all’ex fidanzata, che non voleva tornare insieme a lui, provocando così la morte di Giuseppina Lo Brutto». Questa la conclusione della procura, che ha chiuso le indagini sul terribile incidente del 7 giugno dello scorso anno a Povegliano. Contestando al 22enne di Quinto, per il quale ora si profila il processo, l’omicidio volontario della 62enne, il tentato omicidio dell’ex fidanzata Giorgia Biglieri e del marito della vittima, Flavio Cagnato, nonché i reati di stalking e violenza sessuale nei confronti della 21enne di Arcade.
Al termine degli accertamenti, il sostituto procuratore Daniela Brunetti ha chiuso l’inchiesta accogliendo in pieno la ricostruzione che, di quella terribile notte, aveva fatto Giorgia. Era stata lei a dire fin da subito ai soccorritori che quello schianto non era stato in incidente: «È stato Christian, voleva uccidersi e farmi morire insieme a lui». E aveva poi spiegato della difficoltà di troncare un rapporto problematico che li univa dal 2013. Una storia d’amore diventata un incubo di violenza e sottomissione e che, quando aveva deciso di troncare, l’avrebbe precipitata nella persecuzione. Perché Christian non accettava che lei lo avesse lasciato.
Quella sera del 7 giugno 2019 l’aveva convinta a uscire per un ultimo incontro chiarificatore. E la tragedia si era consumata. In quale modo lo scandisce il capo d’imputazione per i due tentati omicidi: «Mentre percorreva via Capitello, a Povegliano, Barzan compiva atti idonei, diretti in modo non equivoco, a cagionare la morte propria, quella dell’ex fidanzata e di Flavio Cagnato, sterzando improvvisamente mentre era alla guida dell’Alfa Romeo Mito e provocando un violentissimo sinistro stradale». Sterzata che, scrive il magistrato, il 22enne avrebbe compiuto «dopo aver violentato la ragazza, averla colpita con un pugno al volto e dopo averle detto che non sapeva se sarebbe arrivato al mattino dopo perché si sarebbe ucciso prima e lei sarebbe morta con lui».
Un gesto volontario, quindi, non un incidente provocato dall’agitazione per la lite in corso con Giorgia. «Tentando di provocare la morte propria e della fidanzata» recita ancora il capo d’imputazione «Barzan ha cagionato la morte di Giuseppina Lo Brutto».
Al giovane viene contestato anche il reato di violenza sessuale perché quella notte avrebbe costretto Giorgia a subire «un rapporto sessuale esplicitamente negato». E quello di stalking, per quel rapporto che Giorgia ha definito malato: «La maltrattava sia fisicamente sia verbalmente, costringendola a non truccarsi, a non mettersi i tacchi, a limitare il cibo per non ingrassare e impedendole di frequentare amicizie maschili e femminili», si legge nel capo d’imputazione dove sono esplicitate anche le violenze fisiche che Giorgia avrebbe subito. E che l’avrebbero convinta a lasciarlo, nel gennaio del 2019. Ma Christian non si sarebbe mai arreso, continuando a cercarla e tentando di farla tornare con lui. Minacciandola di uccidersi e di ucciderla. Fino a quando avrebbe tentato di togliersi la vita con lei. «In questa vicenda dolorosa, siamo contenti perché la procura ha dimostrato di aver creduto a Giorgia» commenta Mario Del Pennino, l’avvocato di Giorgia. Mentre il legale di Barzan, l’avvocato Fabio Crea, spiega: «Eravamo preparati. Non ci aspettavamo una retromarcia così clamorosa, viste le accuse iniziali e l’atto di fede che la procura ha fatto da subito nei confronti della persona offesa. A carico del mio assistito ci sono solo le parole della ragazza, ma non prove della sua colpevolezza».