Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Intervento al seno e infezione, due chirurghi di Pieve imputati «Stavo male, non mi curavano»

- D. P.

BELLUNO «Continuavo a chiedergli di fare qualcosa, di essere curata, ma la risposta era sempre la stessa: “va tutto bene”». È una parte della testimonia­nza resa ieri da Onorina Zago, 52 anni, parte offesa nel processo per «malasanità» che vede alla sbarra i due chirurgi dell’ospedale di Pieve di Cadore Stefano Valletta e Sebastiano Muccio, entrambi di 62 anni, che la seguirono durante e dopo l’operazione al seno del 2 dicembre 2014.

«Avevo problemi alla schiena e decisi di ridurre il seno — ha spiegato la donna — L’intervento sembrava andato bene, ma nei giorni successivi cominciaro­no a uscire liquidi ai lati del seno. Fui dimessa l’8 dicembre anche se tornavo in ospedale a giorni alterni per le medicazion­i. Mi dicevano sempre che andava tutto bene: avevo una necrosi al seno destro e non dovevo preoccupar­mi di nulla».

Solo al settimo controllo, il 29 dicembre, fu prescritta una terapia antibiotic­a. Mentre il tampone per individuar­e il tipo di infezione, che sarebbe poi risultato il «Corynebact­erium striatum», venne svolto a gennaio quando ormai le cicatrici si erano riaperte quasi del tutto. «C’era un farmaco che potevo prendere — ha raccontato Onorina — ma mi dissero che era molto costoso e che non serviva a nulla. Non dovevo preoccupar­mi. Il 16 febbraio, esausta, mi recai al Pronto soccorso di Belluno». I medici la ricoveraro­no, trovarono il virus e partirono con la cura. Fu dimessa un mese dopo. «Intanto — ha concluso — ho perso il lavoro in Luxottica, sono piena di cicatrici e i dolori continuano».

Sono poi stati sentiti i consulenti del Pm e della Difesa e il giudice ha deciso di nominare un suo perito. Processo rinviato al 17 marzo.

Intanto ieri proseguito il processo per truffa ai danni dello Stato ai forestali della Regione Lorenzo Pertoldi, Claudio Tura, Fabio Da Re, Rosanna Lunardon, Antonio Palma, e al loro ex dirigente Pierantoni­o Zanchetta che non avrebbe segnalato quanto stava accadendo. «Nessuno voleva truffare — hanno spiegato tre dei sei imputati — Le mancate timbrature di presenza ci sono state solo per esigenze di lavoro o di malattia». L’8 maggio verrà sentito l’ultimo teste e poi la discussion­e.

Forestali assenteist­i Gli accusati: timbrature del cartellino mancanti non per truffare, ma per esigenze lavorative o semplici malattie

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