Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LA LEZIONE DI VENEZIA

- Di Paolo Costa

Ieri 2 marzo 2020 si sono compiuti otto anni da quando è stato emesso il cosiddetto decreto Clini-Passera sulle grandi navi a Venezia. Non se ne è accorto praticamen­te nessuno. Quel decreto - approvato sull’onda dell’emozione del naufragio della nave Costa Concordia all’isola del Giglio il 12 febbraio 2012 disponeva il divieto «urgente» del transito nel Canale di San Marco e nel Canale della Giudecca delle grandi navi da crociera, subordinan­dolo solo alla disponibil­ità di vie di navigazion­e alternativ­e «individuat­e dall’Autorità Marittima con suo provvedime­nto». Una sottovalut­azione comprensib­ile in tempi di coronaviru­s, ma che non cancella un ritardo imperdonab­ile, desolante. Figlio della gracilità delle istituzion­i repubblica­ne (statali, regionali e locali) in evidente difficoltà nei loro rapporti con i fatti ( la scienza, la verità, le fake news, che dir si voglia), e nel far rispettare competenze, ruoli e responsabi­lità, cioè i limiti all’arbitrio del principe propri di uno stato di diritto. Otto anni buttati. Nonostante che l’obiettivo dell’allontanam­ento delle grandi navi da San Marco e dalla Giudecca non fosse messo in discussion­e da nessuno; che l’Autorità Marittima avesse individuat­o in poche settimane la via alternativ­a.

Una via praticabil­e con un provvedime­nto che aveva resistito, per sentenza favorevole del Consiglio di Stato, ai ricorsi improvvida­mente avanzati anche dal Comune di Venezia in gestione commissari­ale; che la soluzione individuat­a consistess­e nel canale Contorta, prima -individuat­o in tempi non sospetti dall’Università di Padova - e nella sua variante Tresse— Vittorio Emanuele, dopo, (soluzioni che solo atteggiame­nti anti-scientific­i degni dei no-vax potevano ritenere pregiudizi­evoli dell’equilibrio idraulico e morfologic­o lagunare); che le alternativ­e collocate tra le dighe alla bocca di Lido fossero state bocciate dall’Autorità Marittima per motivi di sicurezza della navigazion­e ( ve la pensate una nave passeggeri ormeggiata davanti al Mose la notte della mareggiata del 12 novembre scorso?); che le soluzioni ubicate a Marghera lungo il canale dei petroli risultasse­ro pregiudizi­evoli della sopravvive­nza del ben più prezioso porto mercantile, la cui crisi d’accessibil­ità nautica oggi è sotto gli occhi di tutti; e, il cacio sui maccheroni, che il Comitatone dell’8 agosto 2014 avesse dato la sua benedizion­e alla soluzione Contorta. Se tutto questo non è valso a niente, se ogni passo in avanti è stato smontato da interessi a volte anche legittimi, ma parziali, senza che le istituzion­i riuscisser­o a mantenere il procedimen­to lungo una carreggiat­a pur tecnicamen­te e giuridicam­ente fondata, è evidente che il nostro sistema decisional­e ha qualche problema. Non si dica che a tutto questo si ovvierà in un Comitatone, che pare di prossima convocazio­ne, con una soluzione «provvisori­a» in attesa di discutere - per quanti anni ancora? - di future soluzioni extra lagunari. Se la nostra democrazia resta inefficien­te non è più democrazia. Tutti problemi che il piccolo caso delle grandi navi a Venezia mette in evidenza in modo incontrove­rtibile, ma che si potrebbero lasciar scivolare via senza troppa attenzione, se non rilevasser­o in tutta la loro drammatici­tà proprio per l’evolversi dell’epidemia da coronaviru­s. Di fronte ai rischi di sovrastima/sottostima degli effetti sanitari, economici e sociali del coronaviru­s viene spontaneo chiedersi se le nostre istituzion­i possano continuare a muoversi con la lentezza dimostrata veneziano. riguarda gestione con colpito paesi ogni - solo ma e tanto dell’ probabilit­à la La nel il prima sciatteria lungo emergenza domanda l’immediato, piccolo di ci altri caso ha non - che la adattament­o seguirà shock sta attaccando globale, a questo che che i nostra fondamenti modernità: della l’interdipen­denza nel mondo, e quella interperso­nale, nelle città. Anche al nostro Paese verrà chiesto un cambio di passo. E il nuovo non potrà in alcun modo assomiglia­re a quello dedicato per otto anni al «piccolo» tema delle grandi navi a Venezia.

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