Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Guardia giurata condannata a trent’anni
Femminicidio di Marano, ieri la sentenza con rito abbreviato. Dovrà dare un milione di euro alle figlie
MARANO VICENTINO (VICENZA) Uccise la ex moglie e ne simulò il suicidio. È stato condannato a 30 anni (rito abbreviato) Angelo Lavarra, guardia giurata che ha assassinato la ex compagna Anna Filomena Barretta nel 2018.
VICENZA Ha ascoltato il giudice che lo condannava a trent’anni di carcere a testa bassa, senza che nel suo viso comparisse alcuna espressione. Rimanendo impassibile.
Così era stato nell’udienza di gennaio, quando anche la procura aveva chiesto la stessa pesante pena, e ad ottobre scorso, quando in aula aveva raccontato di aver ucciso la compagna di una vita e madre delle sue figlie simulandone il suicidio, chiedendo scusa per questo, ma senza farsi mai sopraffare dalle emozioni. Sempre monocorde. Dai movimenti assenti.
Così ieri mattina in tribunale a Vicenza Angelo Lavarra, la guardia giurata di 44 anni di Marano Vicentino che ha ammazzato l’ex moglie Anna Filomena Barretta, nascondendo il cadavere sotto il letto di casa, e dando l’allarme solo il giorno dopo, il 20 novembre 2018, una volta ripulito l’appartamento delle tracce di sangue e di trascinamento del corpo. Allora ai carabinieri aveva raccontando che la commessa del Carrefour di Thiene si era sparata con la sua pistola detenuta per lavoro, ma verrà smentito dall’esito dell’autopsia e degli accertamenti e tempo qualche mese crollerà ammettendo le sue responsabilità con il pubblico ministero: era stato lui ad uccidere la 42enne che continuava a vivere sotto lo stesso tetto nonostante la recente separazione. Le aveva puntato l’arma alla nuca quando era di spalle, intenta a cucinare il pranzo per le figlie che dovevano tornare da scuola. Un delitto che per il giudice Barbara Maria Trenti vale trent’anni e risarcimenti, ai familiari, a partire dalle figlie, per oltre 1,2 milioni (e solo di provvisionali, anticipi), mentre i mille euro riconosciuti simbolicamente al Comune di Marano sono in via definitiva. Una condanna inflitta partendo dalla pena massima, l’ergastolo, e calcolando lo sconto di un terzo previsto dal rito scelto, l’abbreviato. «Aspettiamo le motivazioni tra novanta giorni per ricorrere in Appello»,fanno sapere i difensori Lucio Zarantonello e Rosanna Pasqualini. Omicidio volontario il reato di cui doveva rispondere il 44enne di origini pugliesi, pluriaggravato dal fatto che la vittima era l’ex moglie e dall’aver approfittato della minorata difesa, oltre all’occultamento di cadavere. Il giudice, così come sollecitato dalla difesa, ha escluso che l’uomo abbia agito per futili e abietti motivi: i legali, che avevano depositato una consulenza psichiatrica, avevano spiegato come il metronotte fosse in balia di un continuo «tira e molla» esasperante con la 42enne che prima di essere uccisa gli avrebbe detto che voleva sentirsi libera di vedere chi voleva ma che solo tre giorni prima gli aveva scritto via messaggio «Ti voglio bene, voglio stare con te», tanto che lui voleva disdire il contratto dell’appartamento affittato dalla donna. Che solo un anno prima era andata in ospedale a farsi refertare le ferite provocate a suo dire dal marito, per 15 giorni di prognosi, così come aveva fatto qualche anno prima. Ma succedeva tempo fa. Da quando è recluso in carcere Lavarra ha intrapreso un percorso spirituale e ora sarebbe pronto a «convertirsi» alla vita religiosa, a indossare anche una tonaca. Di certo c’è che il giudice gli ha sospeso l’esercizio delle responsabilità genitoriale durante l’esecuzione della pena. E alle figlie, per le quali è stata nominata una curatrice, così come ai parenti parti civili, dovrà un risarcimento danni. Gli importi verranno stabiliti dal tribunale civile, nel frattempo Lavarra dovrà provvisionali «immediatamente esecutive» alle due figlie minori (500 mila euro ciascuna), alla mamma Anna Palmisano che aveva chiesto «una giustizia giusta, l’ergastolo» (70 mila euro per lei), ai quattro fratelli (40 mila euro ciascuno), oltre alle spese da questi sostenute. Cifre destinate a rimanere per lo più sulla carta. La procura aveva già fatto sequestrare all’uomo l’appartamento in cui si è consumato il femminicidio (vincolato però da mutuo), alcuni immobili in provincia di Taranto, il trattamento di fine rapporto e risparmi. «Una sentenza equa» fa sapere l’avvocato Gianluca Alifuoco che assiste le minori con Silvia De Biasi. Anche per il legale Gaetano Crisafi, difensore con Fabio Fusco di due delle sorelle «il dispositivo è coerente con le risultanze investigative». Il sindaco di Marano, Marco Guzzonato, ha fatto sapere che i mille euro saranno destinati allo sportello donna aperto lo scorso autunno e intitolato a Barretta. «Le istituzioni hanno affermato unite e con chiarezza una condanna che stabilisce che la violenza di genere non ha cittadinanza» le sue parole.
La difesa «Aspetteremo le motivazioni tra 90 giorni e poi faremo ricorso in appello»