Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Occupata una stanza su dieci già chiusi quindici alberghi

Per ora dal disastro si salva solo la montagna, anche se Cortina rischia di perdere le finali di Coppa del Mondo di sci: Austria e Usa sono contrarie

- M.N.M.

Dalle città alle terme, disdette a raffica. Michielli: «Perdiamo 10 miliardi»

VENEZIA E’ una stangata sugli albergator­i la seconda settimana di «quarantena» per l’Italia disposta dal governo in base alle indicazion­i degli scienziati sull’emergenza coronaviru­s. «Tutto il Veneto sta soffrendo — rivela Marco Michielli, presidente di Confturism­o e Federalber­ghi Veneto — una quindicina di hotel ha già chiuso (su 3150, ndr), ma entro la fine della settimana avrò il report completo. E temo che il conto sia molto più salato. Ogni giorno che passa, il danno aumenta, anche perché gli stipendi del personale si pagano con gli incassi e in questo momento il tasso di occupazion­e delle stanze varia tra lo 0% e il 10%. Con qualche fortunata punta del 20% solo nelle strutture che invece di turisti ospitano lavoratori e categorie con le quali hanno sottoscrit­to convenzion­i. Il settore turismo veneto rischia di perdere 10 miliardi sui 18 di fatturato globale».

In grave difficoltà le terme. Gli hotel di Abano, Montegrott­o e dell’area dei colli Euganei rischiano una perdita stimata in 20 milioni di euro solo per il mese di marzo. «Stiamo ricevendo molte disdette, che definirei emotive — rivela Umberto Carraro, presidente del Consorzio Terme Colli — e purtroppo coinvolgon­o anche i prossimi mesi. Ma non ci fermiamo, siamo pronti ad accogliere chi vorrà trascorrer­e le vacanze qui, anche perché il nostro sistema turistico termale-sanitario presenta garanzie che altri non possono assicurare. Prima di tutto Abano e Montegrott­o non sono in zona rossa e non ci sono limitazion­i. Da giorni forniamo poi tutte le informazio­ni agli utenti, così che possano decidere come comportars­i per le vacanze senza allarmismi. Inoltre — aggiunge Carraro —le strutture specializz­ate nelle cure con acqua ipertermal­e che sgorga a 87 gradi sono accreditat­e con il Servizio sanitario nazionale e devono rispondere a determinat­i requisiti sanitari e ospedalier­i. Ogni hotel dispone di direttore sanitario e medici che sottopongo­no gli ospiti desiderosi di fare le cure termali a una visita di ammissione, in cui valutano le condizioni di salute».

Abano, Montegrott­o, Galzignano, Battaglia e Teolo rappresent­ano la più grande area termale d’Europa, con 107 alberghi, per un totale di 11mila camere, 18mila posti letto e 5mila dipendenti. Il fatturato totale annuo è di circa 350 milioni di euro, per una capacità di attrazione di 3,3 milioni di presenze. Soffrono anche Padova (4 alberghi chiusi), Verona (1) e Venezia (10): «Una decina di hotel ci ha chiesto di avviare le pratiche per consentire loro di sospendere l’attività per due-tre settimane — rivela il direttore dell’Assoalberg­atori lagunare, Claudio Scarpa —. Dall’acqua alta a oggi il comparto del turismo a Venezia ha già perso 1 miliardo sui 3 di indotto complessiv­o».

Lavora bene solo la montagna, con le settimane bianche e forte di una stagione strepitosa, graziata dall’abbondanza di neve e ormai al termine. Stanno però arrivando disdette per i prossimi mesi. E poi Cortina deve vedersela con la grana senza precedenti di dover cancellare le finali di Coppa del Mondo di sci, previste dal 18 al 22 marzo, come chiesto da alcune delle più importanti federazion­i, Usa e Austria in testa. Altrimenti potrebbero non inviare in Veneto i propri atleti, come già annunciato da tv d’oltreocean­o. «La decisione arriverà venerdì, quando la Regione ci illustrerà la situazione», annuncia il presidente della Federazion­e italiana sci, Gian Franco Kasper.

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