Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I sindaci: «Ordinanze caos, diteci che fare»
Virus, vertice in Provincia: «Cosa rispondiamo ai cittadini? Troppa confusione». Case di riposo, stop alle visite
TREVISO Posti segnati in ordine alfabetico nel grande auditorium, uno per ognuno dei 94 Comuni della Marca, ma con gli amministratori seduti a scacchiera, separati da una poltrona vuota, mantenendo lo spazio di sicurezza imposto negli ambienti pubblici. È cominciato così l’incontro di ieri mattina al Sant’Artemio fra i sindaci, l’Usl 2, l’ufficio scolastico provinciale e la prefettura. Doveva essere un momento di chiarimento, di domande e risposte, ma quello che è emerso è soprattutto il distacco fra la burocrazia delle carte e la praticità di chi vive il territorio e chiede spiegazioni su norme chiare, certo, ma in parte interpretabili, contenute in un provvedimento di salute pubblica che non considera specificità, problemi, esigenze e contingenze.
Piccoli casi locali spiegano le perplessità e le difficoltà dei sindaci trevigiani nella gestione dell’emergenza coronavirus: palestre aperte ma scuole chiuse, mercati sì ma fiere no, colazione al bar ma non al banco, uffici aperti ma mascherine e guanti a disposizione del personale (le scorte arriveranno tramite l’Usl 2 a giorni). E poi ognuno ha i suoi problemi: a Villorba il sindaco ha suggerito a biblioteca e parroci di usare post-it colorati per tenere le distanze di un metro su tavoli e banchi; a Quinto le finestre della palestra erano state lasciate aperte per far circolare l’aria, ma dei vandali si sono introdotti lasciando i rifiuti di una notte brava; a Maser è saltato il concorso per il tecnico del settore urbanistica che aspettavano da più di un anno; a Valdobbiadene è stata posticipata la storica Fiera di San Gregorio (evento da 85 mila visitatori dedicato al comparto vitivinicolo); a Loria salta un evento «che è più piccolo del mercato settimanale di Montebelluna»; a Vidor tolgono le docce per non cancellare una gara di mountain bike. Il sindaco di Altivole Chiara Busnardo è arrivata con il figlio Marco, di pochi mesi, perché la presenza era necessaria ma il bambino a casa non poteva lasciarlo.
I sindaci ricevono le richieste di baristi, scuole, imprenditori, genitori e associazioni che vogliono sapere come aptre plicare le norme contenute nella direttiva ministeriale: troppe incertezze, troppe interpretazioni che rischiano di creare confusione. Il prefetto invita a usare «buon senso» e «cautela», fra molti «forse» e alcuni «probabilmente». «Ma i cittadini chiedono a noi, non a voi» si lamentano gli amministratori, perché quei 95 riuniti ieri mattina portavano ol800 mila voci diverse davanti alle istituzioni. «Sono basito dalle contraddizioni, la mattina i bambini non possono andare a scuola, ma al mercato e a fare sport sì. Ameno - si sfoga Marzio Favero, di Montebelluna, con sarcasmo - questa direttiva solleva i sindaci da ogni responsabilità». Nella differenza abissale tra le carte e la gestione dei singoli casi, i Comuni trevigiani fanno squadra e prendono posizione adottando una linea unitaria, comunicando sui social e attraverso i canali istituzionali con i loro cittadini.
Anche per i centri anziani sono previste limitazioni, sia nelle visite agli ospiti (sospese fino all’8 marzo) che nelle manifestazioni: «Sono precauzioni che prendiamo nell’interesse della popolazione più fragile, per tutelare i residenti, salvaguardare la loro salute e quella del personale» comunica l’Israa di Treviso.