Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
IL DESERTO SULLA STRADA
Il furbo, la signora con la spesa. Più cani a guinzaglio che bambini Il farmacista e l’agente, la paura da otto settembre e la tolleranza zero. Nelle case del coprifuoco anche i ladri non rubano più
Suona il campanello. È il postino con in mano l’orribile busta verdognola delle multe. «Ciao» e penso che tanta familiarità in fondo è una cosa buona, la seconda persona singolare è il lato apprezzabile del virus, come è inevitabile e giusto che sia: le disgrazie affratellano, le barriere sociali cadono, del resto sono ammalati Tom Hanks e signora, Zingaretti, il tal calciatore e il tal ministro francese sono sul letto di Procuste, tutta gente che sospetto non facesse la fila. Ora tutti in fila, tutti allineati senza eccezione di censo e di nascita, tutti uguali: «a livella» diceva Totò. È che la sua funzionava sotto terra, questa purtroppo funziona ante morte e non è una bella cosa. «No, resti dov’è - avverte il postino - con le nuove disposizioni non posso darle a mano, lascio l’avviso in cassetta e te la vieni a prendere in posta».
Ecco, ora so che anche le multe mi schifano e che neppure il postino non è più quello di una volta, la persona con la quale potevi scambiare un gesto di malumore, un’imprecazione magari, avendone in cambio un gesto piccolo gesto di solidarietà, chessò, contro il governo, la sfiga, gli inciampi della vita. Sono le cose che si sono allontanate da noi e con loro, di conseguenza le persone.
Primo giorno di coprifuoco. Non come ieri che un po’ faceva ridere, quando girava una sorta di eccitato sbigottimento, c’era il fervore della novità e anche il richiamo un po’ ubriaco con cui si va in battaglia a vedere le meraviglie del mondo nuovo. Oggi non più: la polizia è meno comprensiva, anzi non lo è affatto e i vigili non sono buoni, ora ogni ignaro passante è un potenziale colpevole e nel deserto delle strade vuote sei solo, individuabile, drammaticamente esposto, obbligato a dare contezza della tua presenza, in più, per il fatto che non c’è nessun altro intorno, sei doppiamente sospetto.
Vedi quello col cane. «È il mio lasciapassare – mi dice furbo – è previsto nel regolamento attuativo e del resto, se lo tengo in casa, mi lorda l’appartamento». Come lui ce ne sono molti col cane, mai visti tanti cani al guinzaglio. In mancanza del cane c’è il sacesibendo chetto della spesa o quello dell’immondizia, mai visti tanti sacchetti della spesa e dell’immondizia. La signora si gira, ha la coscienza limpida e il sacchetto, «certo che sono andata a fare la spesa» la busta come prova.
Non va bene, non c’è niente di rassicurante nelle borse e nei cani. Lo si capisce dopo cosa manca, la sottrazione e lo straniamento: mancano i bambini, non ci sono più bambini per le strade, mancano i cuccioli degli uomini, i loro sorrisi, il loro passo erratico, manca la libertà e c’è il coprifuoco. Roba rischiosa, roba da adulti. I ladri non rubano più, le strade sono più sicure, e allora perché ci fanno più paura? Hanno chiuso i parchi, Vicenza, Treviso e Verona, scivoli vietati, dondoli inaccessibili e madri a casa. Disperate. Si sta rinchiusi per non essere colti all’aperto, mica perché ci ha convinti l’amabile «moral suasion» di Conte e di Zaia. Uscire è un reato.
Alla centrale dei vigili in via del Soccorso Soccorsetto, qui a Vicenza, sono tutti nervosi, le pattuglie rientrano, fanno rapporto e non parlano con i «civili». L’altro ieri, nel breve giorno della tolleranza, sono stati fermati 25 «soggetti» tra macchine e persone, uno il multato, un tizio che con il camper era andato a fare benzina all’Auchan a dieci chilometri da casa sua. «Vengo qui perché costa meno» ha detto ai vigili. No, gli hanno risposto, la poteva fare più vicino. Multato perché mancante delle «inderogabili necessità di lavoro, spesa alimentare o salute».
Alla farmacia Cattaneo di Corso Palladio un cliente mascherina e tutto quanto – non entra neanche, se ne sta sulla soglia con un foglio formato A 4, «per favore ho bisogno di Septavis», lo fa come si arrendevano i nostri l’otto settembre, con le mani in alto e la bandiera bianca.
Nicolò Naclerio, consigliere comunale della giunta Rucco e delegato alla polizia locale ha la faccia così così. Va bene la tolettatura per cani e gatti, bene i ferramenta (ma solo per lampadine), bene anche lo jogging. Ma le profumerie? «Se un vecchio viene beccato a venti chilometri da casa sua in tuta da ginnastica non va bene, bene per il ciclista». Ma a che distanza? a che scopo? e per quale inderogabile necessità? Che gli misurano il fiato? E al cliente dell profumiere gli annusano l’ascella? Il farmacista sembra saperlo, «sono autorizzati ad andare in bici da corsa solo gli atleti professionisti, per allenamento».
«Attenzione - mi fa un Achille Variati, sottosegretario agli Interni obbligato a tenere il punto - attenzione perché, oltre ai 206 euro e i tre mesi di arresti, l’eventuale trasgressore potrebbe rispondere anche di attentato alla salute pubblica, che è un reato molto più grave». La storia delle profumerie non gli risulta, compulsa il decreto attuativo e in effetti sì, al punto X ci sono anche le profumerie, «ma è perché vendono prodotti per l’igiene - dice ecco perché». Lavati e profumati, col cane o con la spesa, verso casa o al lavoro, con la macchina in riserva però, tutti gli altri pensino a trovarsi un alibi che regga.