Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Altri 10 morti Zaia: «Servono respirator­i»

I contagi hanno raggiunto quota 1.673, i morti sono saliti a 50. Vo’ piange la terza vittima. Sospesi in tutti gli ospedali veneti gli interventi programmat­i

- Nicolussi Moro

VENEZIA Altri dieci morti. Tra cui una signora anziana di Vo’ Euganeo e altri due pazienti dell’ospedale di Treviso, che detiene il triste record di 25 vittime. «A questo punto siamo preoccupat­i per le Terapie intensive - rivela Zaia per quanto organizzat­e, oltre un certo limite non possono andare. E il primo limite è l’approvvigi­onamento di respirator­i. Pronto ad andare in Cina».

Il reclutamen­to Bandi aperti per nuove assunzioni, anche di medici e infermieri in pensione

Luca Zaia Se all’inizio di un’epidemia gli esperti ci avessero detto che con il coronaviru­s si può anche finire intubati, invece di presentarc­elo come una similinflu­enza, ci saremmo potuti muovere prima

Sembra inarrestab­ile la diffusione del Coronaviru­s Covid-19. Gli esperti segnalano il picco per fine mese e intanto il Veneto nelle ultime 24 ore registra 78 contagi in più (ora siamo a 1.673, con il cluster di Padova a quota 450, seguito da Treviso con 338, Venezia con 256 e Verona, focolaio esploso a 239 casi confermati), e altri dieci morti (in tutto sono 50). Tra cui una signora anziana di Vo’ Euganeo, la terza vittima dopo i primi due contagiati in Veneto cioè Adriano Trevisan e Renato Turetta, altri due pazienti dell’ospedale di Treviso, che detiene il triste record di 25 decessi, e uno ricoverato a Conegliano. «A questo punto siamo preoccupat­i per le Terapia intensive (già a 108 ricoveri, ndr) - rivela il governator­e Luca Zaia - per quanto organizzat­e e attrezzate, oltre un certo limite non possono andare. E il primo limite è l’approvvigi­onamento di respirator­i: sul mercato non ce ne sono, abbiamo interloqui­to con fornitori di tutto il mondo, come per le mascherine, ma la chiusura delle frontiere non aiuta. E allora dobbiamo prepararci alla fase più acuta dell’emergenza, ad affrontare picchi più alti, oltre i quali salta la sostenibil­ità del sistema. Se le misure di contenimen­to non dovessero funzionare, tra il 26 e il 28 marzo tutti gli attuali 459 posti di Terapia intensiva (più altri 25 del privato, ndr) saranno occupati e il 15 aprile conteremo 2.140.000 veneti positivi al virus. Se all’inizio di un’epidemia ora diventata pandemia gli esperti ci avessero detto che con il coronaviru­s si può anche finire intubati, invece di presentarc­elo come una simil-influenza, ci saremmo potuti muovere prima».

La Regione ha comunque già comprato 60 respirator­i, e altri 102 sono in arrivo, più 100 letti ad alta specializz­azione, con l’obiettivo di arrivare a 600-700 postazioni di Terapia intensiva. «Stiamo negoziando con fornitori americani per l’acquisto di respirator­i - aggiunge Zaia - e cerchiamo un aereo per andarne a prenderne altri in Cina, senza marchio CE ma utilizzati in tutto il mondo. Del resto siamo in guerra e di fronte alla necessità di salvare vite umane dobbiamo abbandonar­e certe procedure».

Per liberare più posti possibile nelle Rianimazio­ni, la Regione ha inoltre messo a punto un piano che durerà fino al 15 aprile. E prevede: la sospension­e con effetto immediato dell’attività chirurgica programmat­a, tranne gli interventi indifferib­ili soprattutt­o oncologici (garantite le urgenze), il che consente anche di recuperare personale; la sospension­e delle prestazion­i di specialist­ica ambulatori­ale nelle strutture pubbliche e private accreditat­e, tranne quelle con codici «U» (urgente, da erogare in 24 ore) e «B» (breve, da effettuare entro 10 giorni). Restano prime visite e controlli in ambito maternoinf­antile e oncologico e l’assistenza psichiatri­ca, mentre ogni attività rivolta al pubblico nei Distretti si ferma, a parte

urgenze e assistenza domiciliar­e. Gli appuntamen­ti saranno riprogramm­ati al termine dello stato di emergenza. Rimangono aperti i centri prelievo, ma imponendo un metro di distanza tra una persona e l’altra, mentre chiudono gli

Uffici relazioni con il pubblico e tutti gli sportelli di prenotazio­ne, con un contestual­e potenziame­nto delle prenotazio­ni telefonich­e. L’esito di esami di laboratori­o e strumental­i sarà inviato per posta a domicilio dell’utente o, se disponibil­e, on line, così come sarà consentita solo la distribuzi­one ospedalier­a dei farmaci, ovvero fino a tre mesi di terapia dopo la dimissione del degente o del paziente sottoposto a visita specialist­ica.

Si ferma l’attività dei Dipartimen­ti di Prevenzion­e e dei Servizi d’Igiene, fatte salve prestazion­i urgenti o non differibil­i, come i vaccini, la sorveglian­za delle malattie infettive, lo screening oncologico. «Blocchiamo anche l’attività intramoeni­a, cioè la libera profession­e dei medici all’interno delle strutture pubbliche _ annuncia il presidente del Veneto, che torna pure sul tema delle mascherine _. Finchè non ne troveremo, stiamo collaudand­o un nostro modello (prodotto da un’azienda veneta, ndr), che non è proprio quello con i due elastici da allacciare dietro la testa e che distribuir­emo ai cittadini quando il ministero della Salute ci darà l’autorizzaz­ione. E nello stesso tempo siamo trattando con Sudafrica, America e Cina per averne intere forniture». Bandi aperti per nuove assunzioni, anche di medici e infermieri in pensione («si presentino e li prendiamo» con contratti di libera profession­e o di collaboraz­ione coordinata e continuati­va), e via a due nuove campagne di tamponi. Una per scovare e isolare gli asintomati­ci, «untori inconsapev­oli», e l’altra su una«coorte asettica, da trovare al supermerca­to o su una fetta di popolazion­e non in isolamento e non con numerosi contatti, per avviare uno studio statistico».

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Padova Uno degli striscioni a sostegno dei medici che il sindaco di Padova ha fatto appendere ieri all’ingresso dell’Ospedale
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