Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Altri 10 morti Zaia: «Servono respiratori»
I contagi hanno raggiunto quota 1.673, i morti sono saliti a 50. Vo’ piange la terza vittima. Sospesi in tutti gli ospedali veneti gli interventi programmati
VENEZIA Altri dieci morti. Tra cui una signora anziana di Vo’ Euganeo e altri due pazienti dell’ospedale di Treviso, che detiene il triste record di 25 vittime. «A questo punto siamo preoccupati per le Terapie intensive - rivela Zaia per quanto organizzate, oltre un certo limite non possono andare. E il primo limite è l’approvvigionamento di respiratori. Pronto ad andare in Cina».
Il reclutamento Bandi aperti per nuove assunzioni, anche di medici e infermieri in pensione
Luca Zaia Se all’inizio di un’epidemia gli esperti ci avessero detto che con il coronavirus si può anche finire intubati, invece di presentarcelo come una similinfluenza, ci saremmo potuti muovere prima
Sembra inarrestabile la diffusione del Coronavirus Covid-19. Gli esperti segnalano il picco per fine mese e intanto il Veneto nelle ultime 24 ore registra 78 contagi in più (ora siamo a 1.673, con il cluster di Padova a quota 450, seguito da Treviso con 338, Venezia con 256 e Verona, focolaio esploso a 239 casi confermati), e altri dieci morti (in tutto sono 50). Tra cui una signora anziana di Vo’ Euganeo, la terza vittima dopo i primi due contagiati in Veneto cioè Adriano Trevisan e Renato Turetta, altri due pazienti dell’ospedale di Treviso, che detiene il triste record di 25 decessi, e uno ricoverato a Conegliano. «A questo punto siamo preoccupati per le Terapia intensive (già a 108 ricoveri, ndr) - rivela il governatore Luca Zaia - per quanto organizzate e attrezzate, oltre un certo limite non possono andare. E il primo limite è l’approvvigionamento di respiratori: sul mercato non ce ne sono, abbiamo interloquito con fornitori di tutto il mondo, come per le mascherine, ma la chiusura delle frontiere non aiuta. E allora dobbiamo prepararci alla fase più acuta dell’emergenza, ad affrontare picchi più alti, oltre i quali salta la sostenibilità del sistema. Se le misure di contenimento non dovessero funzionare, tra il 26 e il 28 marzo tutti gli attuali 459 posti di Terapia intensiva (più altri 25 del privato, ndr) saranno occupati e il 15 aprile conteremo 2.140.000 veneti positivi al virus. Se all’inizio di un’epidemia ora diventata pandemia gli esperti ci avessero detto che con il coronavirus si può anche finire intubati, invece di presentarcelo come una simil-influenza, ci saremmo potuti muovere prima».
La Regione ha comunque già comprato 60 respiratori, e altri 102 sono in arrivo, più 100 letti ad alta specializzazione, con l’obiettivo di arrivare a 600-700 postazioni di Terapia intensiva. «Stiamo negoziando con fornitori americani per l’acquisto di respiratori - aggiunge Zaia - e cerchiamo un aereo per andarne a prenderne altri in Cina, senza marchio CE ma utilizzati in tutto il mondo. Del resto siamo in guerra e di fronte alla necessità di salvare vite umane dobbiamo abbandonare certe procedure».
Per liberare più posti possibile nelle Rianimazioni, la Regione ha inoltre messo a punto un piano che durerà fino al 15 aprile. E prevede: la sospensione con effetto immediato dell’attività chirurgica programmata, tranne gli interventi indifferibili soprattutto oncologici (garantite le urgenze), il che consente anche di recuperare personale; la sospensione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale nelle strutture pubbliche e private accreditate, tranne quelle con codici «U» (urgente, da erogare in 24 ore) e «B» (breve, da effettuare entro 10 giorni). Restano prime visite e controlli in ambito maternoinfantile e oncologico e l’assistenza psichiatrica, mentre ogni attività rivolta al pubblico nei Distretti si ferma, a parte
urgenze e assistenza domiciliare. Gli appuntamenti saranno riprogrammati al termine dello stato di emergenza. Rimangono aperti i centri prelievo, ma imponendo un metro di distanza tra una persona e l’altra, mentre chiudono gli
Uffici relazioni con il pubblico e tutti gli sportelli di prenotazione, con un contestuale potenziamento delle prenotazioni telefoniche. L’esito di esami di laboratorio e strumentali sarà inviato per posta a domicilio dell’utente o, se disponibile, on line, così come sarà consentita solo la distribuzione ospedaliera dei farmaci, ovvero fino a tre mesi di terapia dopo la dimissione del degente o del paziente sottoposto a visita specialistica.
Si ferma l’attività dei Dipartimenti di Prevenzione e dei Servizi d’Igiene, fatte salve prestazioni urgenti o non differibili, come i vaccini, la sorveglianza delle malattie infettive, lo screening oncologico. «Blocchiamo anche l’attività intramoenia, cioè la libera professione dei medici all’interno delle strutture pubbliche _ annuncia il presidente del Veneto, che torna pure sul tema delle mascherine _. Finchè non ne troveremo, stiamo collaudando un nostro modello (prodotto da un’azienda veneta, ndr), che non è proprio quello con i due elastici da allacciare dietro la testa e che distribuiremo ai cittadini quando il ministero della Salute ci darà l’autorizzazione. E nello stesso tempo siamo trattando con Sudafrica, America e Cina per averne intere forniture». Bandi aperti per nuove assunzioni, anche di medici e infermieri in pensione («si presentino e li prendiamo» con contratti di libera professione o di collaborazione coordinata e continuativa), e via a due nuove campagne di tamponi. Una per scovare e isolare gli asintomatici, «untori inconsapevoli», e l’altra su una«coorte asettica, da trovare al supermercato o su una fetta di popolazione non in isolamento e non con numerosi contatti, per avviare uno studio statistico».