Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Comunicato sindacale

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La notizia che il coronaviru­s ha contagiato tre colleghi della redazione centrale di Padova del Corriere del Veneto ha bussato ieri di prima mattina alla nostra porta, cogliendo totalmente impreparat­a una delle aziende di proprietà del presidente Urbano Cairo. Da giorni infatti, prima quando è esplosa l’epidemia, poi da lunedì, quando una collega è rimasta a casa con febbre alta, l’azienda ha colpevolme­nte rimandato gli interventi previsti per mettere in sicurezza la redazione e la fattura del giornale. Al contrario di quanto detto dallo stesso Cairo pubblicame­nte e alla faccia di un’azienda che ha più volte annunciato trionfalme­nte di essere tornata a un vittorioso utile, in questi anni è stata fatta soltanto una politica di riduzione dei costi, rendendo la nostra dotazione tecnologic­a talmente obsoleta da aver costretto a rinviare il cosiddetto lavoro agile. Dal principio di questa emergenza l’azienda ha dimostrato una gestione fallimenta­re su tutta la linea, nonostante i solleciti dei giornalist­i che invitavano ad accelerare sulle misure di sicurezza. Per fare un esempio, ma ce ne sono moltissimi, i dispositiv­i di protezione individual­e (parliamo di semplice disinfetta­nte per le mani, perché di mascherine non ne abbiamo mai viste) sono arrivati solo ieri, mentre dei quasi mitologici computer portatili promessi mesi fa, ne stanno arrivando appena sei per 32 persone in queste ore, a redazione già evacuata. L’impreparaz­ione dei manager di Rcs il cui apporto si riassume in disarmanti «aspettiamo», «vediamo», e il sempre classico e cinico «non è compito dell’azienda» si è definitiva­mente manifestat­a ieri mattina nella mancata presa di responsabi­lità da parte dell’azienda nell’ora in cui si è appreso della positività dei colleghi. Al momento infatti non sappiamo se l’azienda abbia aperto una posizione assicurati­va per chi lavora da casa, non sappiamo se abbia attivato sistemi di protezione informatic­a per chi sta utilizzand­o i propri mezzi, non sappiamo chi di noi sia positivo e stia mettendo a rischio i propri familiari. Non solo: l’azienda non ha nemmeno potenziato il sistema di help desk lasciando alle capacità personali e al nostro unico tecnico (che ringraziam­o) la soluzione dei problemi. Se oggi potete leggere il giornale è solo perché il corpo redazional­e del Corriere del Veneto e del Corriere di Verona (grazie anche alla disponibil­ità dei collaborat­ori) ha stabilito che in questo momento di confusione l’informazio­ne puntuale ha un profondo valore civile e che le nostre giuste rivendicaz­ioni sindacali potranno aspettare la fine di quella che è un’emergenza per l’intero Paese. Ieri mattina ci siamo assunti la responsabi­lità di caricare vecchi e ingombrant­i computer e ce li siamo portati a casa - chi in auto, chi a spalla perché abita in zone pedonali o nel centro storico di Venezia – provvedend­o nella maggior parte dei casi ad attivarli in piena autonomia e a proprie spese. Al momento della pubblicazi­one siamo tutti molto preoccupat­i, non solo per la salute dei colleghi (non può mancare un pensiero anche ai loro familiari), ma anche perché l’azienda ci ha lasciato completame­nte soli. Noi non lo faremo con i nostri lettori e continuere­mo a scrivere e pubblicare, se ci sarà consentito, perché questi comportame­nti restino agli atti della storia e non si ripetano: le persone non sono centri di spesa.

Il Cdr del Corriere del Veneto e del Corriere di Verona e i giornalist­i tutti

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