Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Dopo la tragedia di Geriatria adesso preoccupa Conegliano
Il reparto conta metà delle vittime venete. E ora i tamponi si fanno in camper
TREVISO I contagi aumentano incessantemente, ogni giorno, e anche ieri i reparti degli ospedali trevigiani hanno registrato quattro morti al Ca’ Foncello e uno a Conegliano.
Sempre più simile a un bollettino di guerra, dal report della Regione emerge però una discrepanza con i dati dell’Usl 2 di Treviso, a cui i decessi risultano 27, mentre nella tabella dell’Azienda Zero sono 28. I positivi in provincia sono 338, 28 in più in una giornata, ottanta in più del Veneziano ma meno dei 530 di Padova. Un elemento però spicca: nella Marca ci sono due terzi dei morti del Veneto, e sono tutti anziani, in gran parte legati alla geriatria del Ca’ Foncello. A Treviso i ricoverati risultano 78 (+23), più 9 in terapia intensiva, con 23 decessi. I casi di ieri sono di tre anziani con pluripatologie: una donna ricoverata in malattie infettive, un uomo che si trovava in ortogeriatria e un altro in terapia intensiva.
A Vittorio Veneto in mattinata c’erano 6 ricoverati, a sera tre erano stati dimessi; a Castelfranco i ricoveri sono 5; a Montebelluna sono tornati a domicilio i due ricoverati.
Ma è Conegliano ora a preoccupare l’Usl 2, con 5 ricoveri in area non critica e 10 in terapia intensiva; è stato registrato anche il primo decesso di un paziente over 70 con gravi patologie. «Sei ricoverati sono riferibili al cluster di Caneva, Orsago e San Fior, la partita a carte tra anziani – spiega il dg Francesco Benazzi -, due sono in condizioni difficili. È un cluster che arriva dal territorio e ci stiamo attrezzando per contenere». Ieri a Treviso è stato aperto l’ospedale di comunità con 28 posti letto per accogliere i pazienti positivi al virus, che diventerà un vero e proprio «reparto Covid» di supporto alle malattie infettive. La Geriatria è stata sanificata: «Abbiamo chiuso un capitolo complesso sul piano professionale e doloroso sul piano umano – spiega Benazzi -. Dalla prossima settimana riprenderanno i ricoveri di pazienti anziani acuti. A tutta l’équipe va il mio ringraziamento per l’abnegazione, il senso di responsabilità e l’umanità con cui hanno affrontato, accanto ai pazienti e ai familiari, questo difficile periodo». L’epidemia però è partita lì, i familiari chiedono spiegazioni. Benazzi respinge ogni accusa: «Il cluster è partito in un reparto delicato, contagiando persone con scompensi cardiaci e bronchiti croniche con età avanzata e dunque doppiamente vulnerabili. Non accetto che si pongano dei dubbi sull’operato dell’ospedale e del personale. Fino
al 24 febbraio l’indirizzo era di valutare le persone in arrivo al pronto soccorso dalle zone critiche o da contatti potenzialmente rischiosi, o con patologie influenzali. Dal 25 febbraio ci sono stati forniti i tamponi, l’abbiamo fatto a chiunque avesse interessamento polmonare e una paziente è risultata positiva quando il quadro era già compromesso».
I dipartimenti dell’Usl 2 fanno circa duecento tamponi al giorno, un superlavoro che coinvolge centinaia di operatori. Per gestire l’afflusso e accelerare le analisi è stato attrezzato un camper alla Madonnina: «Il paziente può prenotare l’appuntamento telefonicamente e il tampone viene somministrato anche rimanendo all’interno dell’auto, mantenendo le distanze – spiega Benazzi -. Il paziente viene successivamente contattato per l’esito». Sono ancora 600 i trevigiani in quarantena o isolamento volontario.
Benazzi
Fino al 24 febbraio l’indirizzo era di valutare gli arrivi da zone critiche. Poi sono iniziati i tamponi