Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Politici, insegnanti e ciclisti Chi sono le vittime del virus

Dai 72 ai 97 anni, se ne sono andati come numeri senza un funerale

- S.Ma.

TREVISO Nonni, genitori, zii. Pezzi di famiglia, di quartiere, di paese, che se ne sono andati nelle ultime due settimane dopo brevi o lunghi ricoveri nei reparti ospedalier­i dai quali non son più usciti. Molti dal reparto di Geriatria, diventato in due settimane un focolaio di dimensioni estese e gravi che hanno portato alla morte di venti persone. Alcune di loro erano malate, altre molto malate. Per ognuna di loro il Covid-19 ha aggravato quadri clinici più o meno complessi e oggi appaiono come numeri nelle tabelle della Regione Veneto che ogni giorno restituisc­ono l’andamento dei casi di contagio, ricoveri e decessi. Ma sono storie e volti rimasti senza un funerale, perché tutte le funzioni sono vietate da due settimane: i loro cari non sono nemmeno riusciti a salutare e dire addio, perché sono morti in isolamento, per contenere il contagio.

È lunga e ancora incompleta la lista dei morti «con i coronaviru­s». Ieri Gino Pillon, 74 anni, colonna portante della Lega di Preganziol, pensionato dopo una vita di lavoro, è diventato una delle vittime del virus nella Marca: era debole e malato e il coronaviru­s ha provocato la reazione letale; il cordoglio della comunità ha fatto presto il giro della rete. La prima vittima accertata dell’epidemia, la donna con la quale sono iniziati i controlli e i tamponi a tappeto, è stata il 25 febbraio Luciana Mangiò, ex insegnante di Paese, morta dopo 18 giorni trascorsi in diversi reparti del Ca’ Foncello e una lunga permanenza in Geriatria,

dove il virus si è diffuso fino a diventare un cluster con decine di contagi fra contatti, amici e operatori sanitari.

Giuliano Bagaggia aveva 82 anni ed era di Roncade, e da Ca’ Tron veniva Clemenza Salgarella, di 87 anni. Luciano Crassevich, 81enne di San Biagio di Callalta, aveva un tumore ed era stato operato a gennaio ma i familiari erano stati rassicurat­i di una pronta guarigione. Giandomeni­co Spolaor, di origine veneziana, era ospite di una casa di riposo a Casale sul Sile. Rosanna Sari, ex maestra di 97 anni, era trevigiana, così come Santa Trabucco, anima del volontaria­to nel quartiere di Canizzano, morta a 98 anni due giorni fa.

Guido Durante, 78anni, era di Villorba e come altri anziani era ricoverato nel reparto di Geriatria, dove avrebbe contratto il virus. Bruno Falcin, storico esercente della ristorazio­ne a Casale sul Sile, è morto all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso dove era stato ricoverato per una crisi respirator­ia il 24 febbraio. Ampelio Simioni, morto a 86 anni, era un infermiere in pensione. Giancarla Tortato, 72 anni, era di Mogliano Veneto ed era la guida della sezione locale dell’associazio­ne Nazionale Fanti d’Italia, ed era di Mogliano anche Ivana Marton, di 89 anni. Viveva a San Fior Italo De Zan, 94 anni, volto storico del ciclismo italiano, che prima di essere ricoverato al Ca’ Foncello aveva trascorso alcuni giorni all’ospedale di Conegliano. Angelo Piccin, 89anni, residente a Cordignano, è deceduto a Vittorio Veneto dove era stato ricoverato qualche giorno prima, risultando la prima vittima di Covid in quell’ospedale. All’ospedale di Castelfran­co, a perdere la vita a causa del virus è stato Albino Marcon, ex sindacalis­ta della Fervet, 92 anni.

I quadri clinici

Tutti i morti «con coronaviru­s» avevano quadri clinici già compromess­i

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