Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Treviso e il caso Geriatria «Il perché di tanti morti»
Sono 31 su 60 le vittime del virus nella Marca e di queste ben 27 sono state registrate nei reparti del Ca’ Foncello. L’università ha studiato il caso
TREVISO Il caso-Geriatria dell’ospedale Ca’ Foncello fa discutere la sanità del Veneto. Sui sessanta decessi in regione registrati dal 21 febbraio, da quando il Covid è stato individuato in un paziente lombardo, 31 sono della provincia di Treviso e 27 sono relativi a un solo ospedale. Per dare una spiegazione scientifica è intervenuta anche l’Università di Padova con un dossier-Treviso elaborato da due luminari su età e condizioni mediche dei pazienti poi deceduti.
Sui sessanta decessi registrati dal 21 febbraio, da quando il Covid è stato individuato in un paziente lombardo, 31 sono della provincia di Treviso e 27 sono relativi a un solo ospedale, il Ca’ Foncello: il caso-Geriatria fa discutere la sanità del Veneto. L’infezione, dopo la scoperta della positività e la morte di una paziente pluri-patologica, si è diffusa rapidamente sia fra il personale che fra gli altri degenti, tutti con quadri clinici compromessi, e il reparto è diventato il più preoccupante focolaio dell’intera regione.
Anche ieri la cinica brutalità dei numeri ha dato il suo responso: in provincia di Treviso i casi di coronavirus sono 392, cinquanta in più del giorno prima, e i ricoveri sono in ulteriore aumento. Il Ca’ Foncello ieri registrava 52 ricoveri in area non critica e 14 in terapia intensiva. La provincia arriva a 94 ricoveri, in linea con le altre, ma spiccano i 31 decessi (uno anche negli ospedali di Conegliano, Castelfranco, Vittorio Veneto e Montebelluna, e un trevigiano morto a Bassano).
In un’analisi estesa al resto d’Italia, per numero di contagi e mortalità, il Veneto rimane ampiamente al di sotto delle altre due regioni funestate dal Covid: in Lombardia i decessi sono novecento, oltre duecento in Emilia Romagna. Ma è anche per questo che il focolaio Geriatria assume un significato diverso nella casistica veneta, con una provincia sotto choc. Quel virus è entrato nel reparto più fragile e clinicamente complicato dell’ospedale, colpendolo in modo letale.
Per dare una spiegazione scientifica è intervenuta anche l’Università di Padova con un dossier-Treviso elaborato dal professore associato di medicina interna Marcello Rattazzi e Carlo Agostini, direttore di Medicina Interna al Ca’ Foncello e professore ordinario al Bo. La mortalità del Covid, nella letteratura attualmente disponibile, è del 3,4%; aumenta all’8% fra i 70 e 79 anni e al 14,8% negli over 80; in caso di patologie preesistenti sale fra il 5 e il 10% indipendentemente dall’età. «La coincidenza di età avanzata e comorbidità rende i soggetti anziani particolarmente a rischio».
La «paziente zero» della Geriatria è stata sottoposta al tampone quando il peggioramento delle condizioni già gravi è diventato inarrestabile con l’aggiunta di patologie polmonari, fino alla morte avvenuta il 25 febbraio. Una badante dell’anziana è risultata positiva: «Non è possibile risalire al momento iniziale di contagio e quindi stabilire per quanto sia durata l’incubazione del virus. Tuttavia, la diagnosi tempestiva ha consentito di inquadrare rapidamente il livello di diffusione raggiunto all’interno del reparto». L’età media dei pazienti deceduti al Ca’ Foncello è di 85,7 anni (87,3 anni in Geriatria); l’82,6% delle vittime era affetto da patologie cardiovascolari, il 47,8% era diabetico, il 26,1% aveva una patologia tumorale, il 13% malattie respiratorie croniche; il 47,8% presentava segni di demenza. «Nessuno era solamente Covid positivo». L’andamento clinico è ritenuto «coerente coi dati della letteratura internazionale, l’epidemia si è inserita in una popolazione anziana già portatrice di caratteristiche cliniche che ne giustificano la mortalità osservata».