Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«L’edicola, due chiacchier­e con il giornale»

- Di Camilla Gargioni

«Tutti quelli che vengono a comprare il giornale fanno due chiacchier­e veloci con me». Una giornata con Andrea, edicolante di Venezia, tra musica e guanti.

Serrande abbassate, sguardi freddi, cielo grigio. All’improvviso musica, quella che proviene dalla storica edicola di San Felice, in Strada Nuova. «Soprattutt­o in questi giorni, vedendo le persone preoccupat­e e silenziose, non rinuncio a diffondere per la strada un po’ di musica».

Andrea Penzo («sì, come lo stadio a Sant’Elena» dice sorridendo) da quindici anni fa il pendolare da Spinea a Venezia per aprire alle sei e mezza la propria edicola. Abbiamo passato una mattinata con lui per raccontare idealmente le centinaia di edicole che resistono per portare l’informazio­ne e l’approfondi­mento nelle case dei veneti in questo difficile momento: «È una situazione surreale – racconta Andrea, con le mani strette nei guanti bianchi di gomma –. Non ho mai visto la città così e, come me, nessun altro. Sì certo, si vende qualche copia in più perché le persone cercano di passare il tempo leggendo e vogliono essere informate. Tutti quelli che mentre comprano il giornale fanno due chiacchier­e veloci con me, l’argomento è sempre lo stesso: il virus».

Si avvicina un cliente, con un labrador al guinzaglio che salta sul banco spostando con le zampe le riviste: Andrea si volta, trova rapidament­e la copia del quotidiano richiesto e prende da una scatola un biscotto per il labrador. «È diventata un’abitudine, i cani della zona lo sanno e si aspettano sempre da me un premio» dice Andrea, mentre si è formata una piccola coda di quattro persone che stanno ben attente a mantenere la distanza di sicurezza. Carrelli, borse della spesa, passeggini: tutti hanno la testa bassa mentre aspettano il proprio turno, in allerta. «Vendo soprattutt­o quotidiani, in una mattina una cinquantin­a – spiega Andrea –. Ma nel pomeriggio non si vede più nessuno, anticipo la chiusura alle quattro, massimo cinque».

Nell’atmosfera spettrale che si respira in una delle più importanti arterie cittadine, la piccola edicola di Andrea si trasforma nell’ultimo baluardo di socialità. Si mantengono le distanze, ci si guarda intorno con attenzione, ma bastano due chiacchier­e con Andrea e le persone si rasserenan­o, per un attimo. Poi, passano tre vigili della polizia locale con sottobracc­io una cartellina blu per verificare le autocertif­icazioni. Una signora si stacca dalla fila e raggiunge un vigile, preoccupat­a: «Sono anziana, non ho la stampante a casa. Abito qui dietro, esco solo per due spese e per il giornale, mi serve la certificaz­ione?».

Intanto, un signore si china a fatica a raccoglier­e una moneta cadutagli dal portafogli: Andrea vorrebbe aiutarlo, ma mantenere la distanza è necessario. Una cliente chiede un giornale locale, vuole essere aggiornata sulla situazione della città: è francese. «Negli altri stati, tutti pensano di stare bene – dice affranta – chissà se riuscirò a tornare in Francia per le elezioni». «Mi prende una malinconia a casa da sola», aggiunge una signora anziana, mentre si accende una sigaretta e aggiunge al carrello della spesa la settimana enigmistic­a. Gli unici articoli che rimangono invenduti, appesi al lato esterno dell’edicola verde scuro, sono mappe geografich­e e mascherine colorate di una Venezia che, un giorno, ritornerà.

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 ??  ?? In prima linea Andrea Penzo, edicola Strada nova a Venezia. Sopra, da sinistra: Antonio Massolin, piazza duomo a Treviso; Giovanni Bianco, Piazza della Frutta Padova e l’edicola di Piazza Martiri a Belluno
In prima linea Andrea Penzo, edicola Strada nova a Venezia. Sopra, da sinistra: Antonio Massolin, piazza duomo a Treviso; Giovanni Bianco, Piazza della Frutta Padova e l’edicola di Piazza Martiri a Belluno
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