Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Luca ed Edith, il giorno più bello «Sono fuggiti vestiti da Tuareg»

Il giovane padovano era vestito da Tuareg: «Sto bene»

- Di Andrea Priante

Luca ed Edith sono liberi dopo una prigionia durata quindici mesi. «Sono fuggiti vestiti da Tuareg». L’architetto padovano è stato ritrovato in Mali. «Sto bene».

Luca Tacchetto è libero. Dopo una prigionia durata quindici mesi, venerdì pomeriggio l’architetto padovano è stato ritrovato vicino a Kidal, nel nord-est del Mali. Con lui, anche l’amica canadese Edith Blais. Entrambi appaiono in buone condizioni di salute e ieri Luca ha potuto parlare al telefono con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e poi con papà Nunzio, l’ex sindaco di Vigonza che per tutto questo tempo non ha mai perso la speranza di riabbracci­are suo figlio. «In questo momento di difficoltà per il Paese arriva una buona notizia», ha scritto Di Maio nel messaggio con il quale, su Facebook, ha annunciato la liberazion­e del nostro connaziona­le. «L’ho appena sentito al telefono e sta bene». Poi, prima di ringraziar­e «tutti gli apparati dello Stato che hanno lavorato per riportarlo a casa», dalla

Farnesina ecco la conferma di quanto si sospettava: «Luca era stato rapito da una cellula jihadista».

Il trentenne padovano e la sua amica erano partiti a fine novembre da Vigonza, in auto, per un lungo viaggio che dall’Italia li ha portati ad attraversa Francia, Spagna, Marocco, Mauritania e Mali. Il 15 dicembre 18 avevano superato il confine con il Burkina Faso raggiungen­do la città di Bobo Dioulasso, dove la coppia ha trascorso la notte ospite di un francese che da anni vive in Africa. «Sono ripartiti il mattino seguente – raccontò Robert Guilloteau al Corriere Veneto – per andare a visitare la vecchia moschea, non molto lontano da casa mia. Da allora non li ho più sentiti».

L’ipotesi emersa nei lunghi mesi successivi, era quella di un rapimento a opera di milizie maliane vicine ai gruppi jihadisti legati ad Al Qaeda.

Luca ed Edith, quindi, sarebbero stati sequestrat­i e portati oltreconfi­ne, in Mali, e lì tenuti prigionier­i. Una ricostruzi­one che sembra trovare conferma sia nelle parole di Di Maio che nel ritrovamen­to della coppia di amici proprio vicino a Kidal.

Cosa sia accaduto venerdì, è ancora da chiarire. Il capo della missione Onu «Minusma», nel Mali, Mahamat Saleh Annadif, ha spiegato che i due giovani vestiti da tuareg, «sono sicurament­e riusciti a fuggire, sono stati prelevati da un veicolo civile che li ha portati alla base di Minusma». Trascorsa la notte nella struttura militare di Kidal, ieri sono stati trasportat­i in aereo nella capitale Bamako (in un breve filmato girato in aeroporto, un giornalist­a che chiede come si sente, e Luca risponde: «Sto bene»), dove sono stati ricevuti dal presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keïta, e dal suo staff. Un secondo video diffuso dalle tivù maliane mostra le autorità scambiarsi con Tacchetto dei colpetti con il gomito, invece della stretta di mano. «La posso salutare così – gli spiegano – perché c’è il coronaviru­s…». Tacchetto sembra divertito, anche se lui e l’amica probabilme­nte non sanno bene come le ultime settimane abbiano stravolto il mondo che conoscevan­o.

Tornando a quanto accaduto venerdì, la versione ufficiale è chiara: i due occidental­i si sarebbero liberati da soli, sottraendo­si in qualche modo alla sorveglian­za dei sequestrat­ori, e avrebbero fermato un’auto che li ha condotti alla più vicina base dei caschi blu.

I dettagli di come siano davvero andate le cose, forse li sapremo in futuro. Intanto, un po’ maliziosam­ente, il sito del New York Times – che per primo ha dato notizia della liberazion­e – ieri ricordava come «si ritiene che sia il governo canadese che quello italiano abbiano pagato riscatti in passato». Ma ora la cosa più importante è che il padovano e la sua amica stiano bene. Presto torneranno nei rispettivi Paesi. Ad accoglierl­o, Luca, troverà una Vigonza spettrale: nessuna festa pubblica, al massimo le telefonate degli amici. La gioia sarà tutta contenuta in quella grande casa tra i campi, dove Tacchetto dovrà rimanere, come tutti. Dalla prigionia alla quarantena. Fuori non ci sono jihadisti ma un nemico invisibile.

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In partenza Luca Tacchetto ed Edith Blais all’aeroporto nei pressi della base Onu di Kidal,, da dove ieri si sono imbarcati per raggiunger­e Bamako, la capitale del Mali. Il padovano e l’amica canadese sono apparsi in buone condizioni di salute

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