Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fabbriche, intesa dopo le rivolte «All’entrata si misura la febbre»
Sindacati e imprese firmano il patto in Regione, Donazzan: salute al primo posto. Marcato: aziende di moda disponibili a produrre mascherine
VENEZIA «Il modello veneto è stato preso a riferimento per l’Italia intera e questo deve inorgoglire tutti noi. Parti datoriali e sindacati, nella nostra regione, hanno visione, obiettivi e sentire comuni: si sono messi all’opera con grande spirito di collaborazione, senza scavalcarsi e il risultato è molto soddisfacente». Sorride l’assessore al Lavoro Elena Donazzan, quando ormai a sera lascia la riunione dedicata al recepimento sul territorio del protocollo nazionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ai tempi del coronavirus. «Ma forse sarebbe meglio dire il contrario: è il protocollo nazionale che recepisce ampi stralci del documento di prevenzione e sicurezza messo a punto da noi venerdì».
Ci sono volute 18 ore, a Roma, per capire come declinare lo slogan «l’Italia non si ferma», coniugando l’esigenza di non far saltare il sistema produttivo con la sicurezza pretesa dai lavoratori. Un appendice di altre tre ore ieri a Venezia, per un accordo fondato su tre punti, spiega Donazzan insieme al collega allo Sviluppo economico Roberto Marcato: «Priorità assoluta alla sicurezza e al diritto alla salute; ricorso alla bilateralità azienda-lavoratore per la soluzione delle controversie, senza gendarmi a vigilare; ruolo degli Spisal». Ecco, quest’ultimo è stato uno dei punti più dibattuti dal momento che la Regione non ha potuto dare tutte le garanzie pretese dai sindacati, perché la vigilanza sul rispetto dei decreti varati dal governo contro il Covid-19 spetta ai prefetti e perché in questi giorni gli ispettori dello Spisal (già in affanno in tempi normali) sono sotto pressione e oberati di lavoro. Si valuterà nei prossimi giorni se i controlli saranno adeguati.
E dunque cosa prevede il protocollo maturato dopo le rivolte delle fabbriche? Intanto il principio di fondo: «Se l’azienda non è in grado di garantire le condizioni di sicurezza stabilite dai protocolli del ministero della Sanità e dell’Oms, non si lavora. L’attività va sospesa senza licenziamenti, riwork, correndo agli ammortizzatori sociali» spiega il segretario della Cgil Christian Ferrari (così farà l’Electrolux a Susegana, mentre Fincantieri a Marghera, con una decisione contestata, ha messo tutti in ferie). Un principio condiviso dal governatore Luca Zaia: «Se non sono garantite al 100% le tutele sanitarie ai lavoratori le aziende devono essere chiuse».
Poi, scendendo nel dettaglio dell’articolato: ci sono doveri di informazione, anche attraverso depliant; la possibilità di misurare la temperatura corporea dei lavoratori all'ingresso in azienda; l’obbligo per gli autisti dei fornitori di rimanere a bordo dei mezzi, senza mettere piede in ufficio (non potranno neppure usare gli stessi bagni dei dipendenti); obblighi di pulizia e sanificazione periodica; se non sarà possibile rispettare il droplet, ossia la distanza minima di un metro tra uno e l’altro, i lavoratori dovranno essere riforniti di mascherine, guanti, occhiali, tute, cuffie, camici; non si dovranno creare assembramenti in mensa o spogliatoio; l’azienda potrà pensare una nuova organizzazione su turni, trasferte, smart rimodulazione dei livelli produttivi, se possibile disponendo la chiusura di tutti i reparti diversi dalla produzione; e ancora, ingressi scaglionati, divieto di fare riunioni di persona, le linee guida da seguire nel caso in cui un lavoratore presenti i sintomi del coronavirus e le modalità di sorveglianza.
«Le imprese che vogliono mantenere la continuità produttiva dovranno rispettare questi standard e saranno strettamente controllate - commenta il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro -. Al Tavolo Regionale, insieme ai sindacati, abbiamo trovato una linea di condivisione che ha portato alla sottoscrizione di un accordo quadro e in diverse aziende si stanno già definendo intese specifiche». «Si tratta di un passo importante per garantire la salute dei lavoratori che sono coraggiosamente impegnati nel mandare avanti produzioni essenziali per il Paese» aggiunge il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.
«L’obiettivo è proseguire l’attività ma in piena sicurezza» conferma il segretario della Cna, Matteo Ribon. «Una sicurezza che però dev’essere garantita anche dai cittadini chiosa l’assessore Marcato - nei supermercati, in questi giorni, si assiste a scene sconfortanti che non tengono in minima considerazione la sicurezza dei lavoratori da parte dei clienti». Marcato confida poi a margine una buona notizia: «Alcune imprese del Tavolo Moda si sono rese disponibili convertire parte delle loro linee per la produzione di mascherine, che come è noto sono diventate introvabili».
Questa mattina si terrà l’atteso Consiglio dei ministri con le già annunciate misure a sostegno di famiglie e imprese: dall’estensione della cassa integrazione al rinvio dell’Iva, passando per congedi parentali e voucher baby sitter. Il budget è di 25 miliardi, in questa prima fase se ne utilizzerà probabilmente la metà.