Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il virus toglie il bonus nonni, ma in famiglia vince l’allegria
L’isolamento spiegato ai bambini dai genitori (con tanta fantasia)
TREVISO Ci vuole pazienza, chi dice di no. Ma ci vuole soprattutto fantasia. Sono migliaia le famiglie trevigiane isolate con decreto anti-coronavirus, ognuna ad affrontare la quotidianità e qualcosa di mai sperimentato prima: divieti, paure, piccole solitudini da sconfiggere con i sorrisi. I bambini sono a casa da scuola da tre settimane, da una non possono più uscire e frequentare i loro amici, arrivano al massimo al giardino e lì si fermano. Non è facile da spiegare a chi si trova privato, da un giorno all’altro, del piacere della condivisione. Ma mamma e papà fanno di tutto per tenerli impegnati, per escogitare trucchi e giochi, per far sentire loro che è un momento e passerà presto. Ma intanto si sta insieme, come se fosse un regalo.
Anna Agnoletti e Mario Gentili trascorrono le giornate con Davide di 5 anni, Giulia di 4 e Rocco di 1. «Abbiamo fatto un planning, quando papà lavora da casa serve il silenzio, e i bambini stanno tranquilli – spiega la mamma -. Si svegliano presto, così poi li mettiamo a letto presto, facciamo attività di manipolazione o disegno la mattina, evitiamo di guardare troppa tv, il pomeriggio se il tempo è buono usciamo nel campo qui di fronte e giochiamo col pallone. Se proprio c’è bisogno, Mario suona per loro la chitarra». Niente bonus nonni, «li salutiamo dal terrazzo», e tanti lavoretti per la festa del papà, che si passerà in quarantena. I bambini però chiedono perché non possono andare alla scuola materna: «Abbiamo spiegato che c’è un microbino che fa lo spavaldo e infetta la gente, l’abbiamo trasformato in una storia che fa ridere».
Daniela Biasiotto e Simone
Tola da pochi giorni sono in telelavoro con Giovanni, di 10 anni, e Margherita di 8. Ogni mattina il papà fa una lista con le cose da fare: «La cosa che manca di più è l’attività fisica, lo sfogo della corsa, ma cerchiamo di recuperare» racconta Simone,
mostrando orgoglioso la bicicletta che ha trasformato in ciclette con due perni a terra. Ha creato un account mail a entrambi i ragazzi a cui invia i compiti che arrivano sulla piattaforma della scuola: «Così sono autonomi, usano i dispositivi di famiglia e facciamo lezione insieme. Ma cerchiamo anche di responsabilizzarli, ci aiutano a preparare la tavola, a mettere su l’acqua per la pasta, è una buona occasione». E come si fa a tenerli in casa tutto il giorno? «Abbiamo guardato dei video in cui spiegano cos’è un virus – dice Daniela - come funziona la trasmissione e cos’è un vaccino, che i bambini sono meno esposti alla malattia ma che dobbiamo proteggere le persone più deboli perché siamo una comunità».
A casa di Erica De Pieri e Francesco Gasparetto c’è un grande giardino in cui Carlo di 9 anni, Lucia di 7 e Elena di 4 possono uscire e giocare. «Avere molto spazio è fondamentale in queste situazioni – svela il papà -, troviamo sempre lo stimolo per fare qualcosa, ci sono il canestro e il tappeto elastico, cuciniamo, facciamo giardinaggio, facciamo i compiti. Essere in tre fratelli aiuta, se la spassano tra di loro, basta trovare il ritmo giusto. Così anche noi possiamo fare ogni tanto un video-aperitivo con gli amici». Lati positivi di un isolamento forzato. «A casa ci divertiamo, va tutto bene, la preoccupazione vera è l’azienda – chiude Francesco, imprenditore artigiano -. Ma chiudere era l’unico modo per garantire la sicurezza di chi lavora con me».
Anna Agnoletti I bimbi si svegliano presto. Poi facciamo attività di disegno e guardiamo poca tv