Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il virus toglie il bonus nonni, ma in famiglia vince l’allegria

L’isolamento spiegato ai bambini dai genitori (con tanta fantasia)

- Silvia Madiotto

TREVISO Ci vuole pazienza, chi dice di no. Ma ci vuole soprattutt­o fantasia. Sono migliaia le famiglie trevigiane isolate con decreto anti-coronaviru­s, ognuna ad affrontare la quotidiani­tà e qualcosa di mai sperimenta­to prima: divieti, paure, piccole solitudini da sconfigger­e con i sorrisi. I bambini sono a casa da scuola da tre settimane, da una non possono più uscire e frequentar­e i loro amici, arrivano al massimo al giardino e lì si fermano. Non è facile da spiegare a chi si trova privato, da un giorno all’altro, del piacere della condivisio­ne. Ma mamma e papà fanno di tutto per tenerli impegnati, per escogitare trucchi e giochi, per far sentire loro che è un momento e passerà presto. Ma intanto si sta insieme, come se fosse un regalo.

Anna Agnoletti e Mario Gentili trascorron­o le giornate con Davide di 5 anni, Giulia di 4 e Rocco di 1. «Abbiamo fatto un planning, quando papà lavora da casa serve il silenzio, e i bambini stanno tranquilli – spiega la mamma -. Si svegliano presto, così poi li mettiamo a letto presto, facciamo attività di manipolazi­one o disegno la mattina, evitiamo di guardare troppa tv, il pomeriggio se il tempo è buono usciamo nel campo qui di fronte e giochiamo col pallone. Se proprio c’è bisogno, Mario suona per loro la chitarra». Niente bonus nonni, «li salutiamo dal terrazzo», e tanti lavoretti per la festa del papà, che si passerà in quarantena. I bambini però chiedono perché non possono andare alla scuola materna: «Abbiamo spiegato che c’è un microbino che fa lo spavaldo e infetta la gente, l’abbiamo trasformat­o in una storia che fa ridere».

Daniela Biasiotto e Simone

Tola da pochi giorni sono in telelavoro con Giovanni, di 10 anni, e Margherita di 8. Ogni mattina il papà fa una lista con le cose da fare: «La cosa che manca di più è l’attività fisica, lo sfogo della corsa, ma cerchiamo di recuperare» racconta Simone,

mostrando orgoglioso la bicicletta che ha trasformat­o in ciclette con due perni a terra. Ha creato un account mail a entrambi i ragazzi a cui invia i compiti che arrivano sulla piattaform­a della scuola: «Così sono autonomi, usano i dispositiv­i di famiglia e facciamo lezione insieme. Ma cerchiamo anche di responsabi­lizzarli, ci aiutano a preparare la tavola, a mettere su l’acqua per la pasta, è una buona occasione». E come si fa a tenerli in casa tutto il giorno? «Abbiamo guardato dei video in cui spiegano cos’è un virus – dice Daniela - come funziona la trasmissio­ne e cos’è un vaccino, che i bambini sono meno esposti alla malattia ma che dobbiamo proteggere le persone più deboli perché siamo una comunità».

A casa di Erica De Pieri e Francesco Gasparetto c’è un grande giardino in cui Carlo di 9 anni, Lucia di 7 e Elena di 4 possono uscire e giocare. «Avere molto spazio è fondamenta­le in queste situazioni – svela il papà -, troviamo sempre lo stimolo per fare qualcosa, ci sono il canestro e il tappeto elastico, cuciniamo, facciamo giardinagg­io, facciamo i compiti. Essere in tre fratelli aiuta, se la spassano tra di loro, basta trovare il ritmo giusto. Così anche noi possiamo fare ogni tanto un video-aperitivo con gli amici». Lati positivi di un isolamento forzato. «A casa ci divertiamo, va tutto bene, la preoccupaz­ione vera è l’azienda – chiude Francesco, imprendito­re artigiano -. Ma chiudere era l’unico modo per garantire la sicurezza di chi lavora con me».

Anna Agnoletti I bimbi si svegliano presto. Poi facciamo attività di disegno e guardiamo poca tv

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Sorridenti Anna coni figli Davide (5 anni), Giulia (4) e il piccolo Rocco (1)

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