Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Carraro porta in Lussemburgo la sede dell’estero
Riorganizzazione per allargare l’accesso alla finanza. Conti, ai soci dividendo di 10 centesimi
PADOVA Carraro (nella foto il presidente Enrico Carraro) porta in Lussemburgo la sede delle attività estere. La decisione è stata approvata ieri, con i conti 2019, per cercare finanza a costi più convenienti.
PADOVA Carraro porta la sede delle controllate estere in Lussemburgo. E nel 2020, anno in cui il coronavirus ha fatto saltare qualsiasi piano, costringendo le aziende a vivere alla giornata, le uniche certezze paiono per ora Cina ed India. Approva i conti 2019, il gruppo padovano quotato dei sistemi di trasmissione per macchine agricole e movimento terra, che chiudono con ricavi consolidati di 548,8 milioni di euro, -12%, un margine operativo lordo di 42,7 contro i 51,9 del 2018, e un utile netto di 8,1 milioni rispetto a 12,2, migliorando però la posizione finanziaria netta, scesa a 123 milioni rispetto ai 156 di fine 2018. Con il risultato di distribuire un dividendo agli azionisti di 10 centesimi ad azione, che sarà approvato nell’assemblea dei soci convocata per il 22 aprile.
Numeri che però paiono riferirsi ad un’altra èra, di fronte al nuovo mondo stravolto dal coronavirus. «L’anno era partito molto bene, con numeri sopra le attese - sostiene il presidente, Enrico Carraro, tanto che ancora a inizio marzo le previsioni 2020 davano un leggero aumento di volumi sul 2019 -. Poi è arrivata la tempesta». Complicata da una diffusione a macchia di leopardo, che mette in difficoltà a scacchiera le varie aree mondiali. In Cina nel frattempo lo stabilimento Carraro a Chingdao è ripartito: «Siamo stati fermi per le due settimane di blocco dopo il capodanno cinese - dice il presidente -. Siamo al 100% della produzione, come i nostri clienti».
Tanto che la nota di bilancio afferma che rimangono inalterate le stime 2020 in India, primo mercato per Carraro
Il presidente Siamo operativi Reagiamo sulla base di scenari alternativi
con il 17%, e Cina, che vale intorno al 4%, con volumi produttivi in recupero nel primo trimestre. Cina e India uniche certezze, di fronte allo stop progressivo dell’Europa e degli Usa? «Sì, ma previsioni in realtà non se ne possono fare. Reagiamo giorno dopo giorno, in giornate ognuna diversa dall’altra - mette le mani avanti Carraro -. Stiamo elaborando piani di emergenza con una serie di opzioni alternative. I clienti italiani sono chiusi, quelli esteri stanno invece ordinando, anche in aumento probabilmente per costituire scorte». E Carraro? «Da noi è tutto operativo e stiamo continuando a lavorare, dopo le sanificazioni e le verifiche sulla sicurezza compiute dallo Spisal. Tutta la produzione italiana va all’estero e le spedizioni non sono facili; ma ad oggi si riesce a lavorare». In una crisi che già qualcuno vede più difficile di quella del 2008. «Sì, ma in ogni caso come gruppo - dice il presidente - siamo strutturati meglio del 2008, quando eravamo proiettati verso il raddoppio di fatturato».
E intanto proprio sul fronte organizzativo Carraro fa un’altra mossa. Il cda ha approvato ieri il piano che prevede la semplificazione delle attività in due controllate da Carraro spa, Carraro Drivetech Italia spa, in cui saranno concentrate le partecipazioni e le attività italiane, mentre le partecipazioni all’estero faranno capo a a Carraro International Se, con sede in Lussemburgo.
Scelta, spiega l’azienda, fatta sostanzialmente per ampliare i canali d’accesso alla finanza, a costi più convenienti e con benefici sui bilanci, per l’attività internazionale. Carraro ha chiesto con un interpello, chiarimenti all’Agenzia dell’entrate «sul trattamento fiscale di alcuni controversi aspetti di una così complessa operazione», dichiarando che potrebbe riconsiderare la convenienza a procedere, alla luce della posizione presa dal Fisco su costi fiscali e finanziari. «Vogliamo fare le cose per bene. Ma non c’è una questione fiscale, visto che le tasse si pagano dove il reddito viene prodotto - sostiene Carraro -. Il cervello dell’azienda, come le sue attività di ricerca e sviluppo, restano a Campodarsego. Ma in questo modo riteniamo sia più facile attrarre capitali internazionali».