Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Aumentano i ricoverati e continuano i decessi ma gli ospedali tengono

La terapia intensiva registra 28 pazienti

- S.Ma.

TREVISO Ventotto persone ricoverate in terapia intensiva con sintomi gravi dovuti all’infezione da coronaviru­s. Due decessi all’ospedale di Conegliano, dove il Covid spaventa sempre di più e dove il focolaio è cominciato con una partita a carte e una festa da ballo. A ieri sera erano 126 i trevigiani ricoverati nei vari reparti dei sei ospedali trevigiani: erano 94 il giorno prima.

La Marca intanto sperimenta una terapia nuova su 11 pazienti Covid positivi: «Dei farmaci anti artrite - spiega il primario di medicina interna del Ca’ Foncello Carlo Agostini -. I pazienti sono in varie fasi della malattia per poter meglio valutare l’iter del virus, anche in rianimazio­ne ma non solo. È un farmaco utilizzato da anni per le malattie autoimmuni». Uno dei siti-campione è l’ospedale di Conegliano: i dati sono in fase di raccolta. Un altro studio è quello sulla Geriatria di Treviso: Agostini e il direttore del dipartimen­to di Igiene Sandro Cinquetti stanno facendo un’analisi sul primo focolaio trevigiano; l’impegno clinico oggi però non può essere procrastin­ato, e la relazione arriverà nelle prossime settimane.

Ma è sempre il numero dei decessi a segnare, per la Marca, il tristissim­o record regionale: a livello provincial­e sono 38 su 89 in Veneto, 30 a Treviso. «Tutti i decessi nell’Usl 2 sono di persone con patologie, alcuni con diverse criticità cliniche, alcuni con patologie minori – spiega il dg Francesco Benazzi -, ma stiamo approntand­o uno studio più approfondi­to». Le ultime due vittime sono state registrate all’ospedale di Conegliano e sono due uomini: un 75enne e un paziente di oltre 80 anni che, al momento del ricovero, presentava patologie gravi preesisten­ti. Al Ca’ Foncello ieri mattina è morta un’anziana di origine veneziana che era stata trasferita a Treviso.

Benazzi ha attivato un maxi-piano nei reparti e nelle terapie intensive. In tutti e sei gli ospedali trevigiani sono stati creati posti letto aggiuntivi per far fronte all’emergenza: allo stato di ieri sera la programmaz­ione regge, le ali riservate ai Covid positivi sono sufficient­i. Per ora, quindi, non sarà necessario ricorrere ai Covid-ospedali di Vittorio Veneto e San Camillo (strutture allertate e pronte ad accogliere

Anche se siamo sotto stress non abbiamo forti criticità di personale

i pazienti): «In futuro potremo gestire un aumento dei casi e alleggerir­e le strutture in eventuale sofferenza in futuro - assicura Benazzi -. Le sale operatorie rimangono a disposizio­ne per le urgenze, i trevigiani non si preoccupin­o, l’attività è garantita».

Sul fronte del personale sanitario, Benazzi ritiene che i numeri siano ancora gestibili: «In questi giorni di stress non abbiamo forti criticità di personale o assistenza. Ci sono diversi operatori positivi a domicilio ma la riorganizz­azione interna, grazie anche ai medici volontari, compensa le carenze e la situazione è sotto controllo in tutte le sedi. Dal 16 marzo 18 infermieri e 18 oss, dal primo aprile tre assistenti sanitarie, dal 27 marzo 2 tecnici di laboratori­o che collaborer­anno anche all’immenso lavoro della microbiolo­gia». Il pensiero di Benazzi, dopo aver ringraziat­o il personale, va ai trevigiani: «Rimanete a casa, rispettate le ordinanze, abbiamo bisogno del contributo di tutti per superare questa pandemia».

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Da sinistra Livio Dalla Barba (dir. sanitario) Francesco Benazzi (dir. generale) e Louis del Re (dir. dei servizi sociali)
Mascherina sul volto Da sinistra Livio Dalla Barba (dir. sanitario) Francesco Benazzi (dir. generale) e Louis del Re (dir. dei servizi sociali)

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